venerdì 26 dicembre 2008

Oggi ho ricevuto il nuovo mandato.

Questa mattina, come annunciato nei giorni scorsi, il mio Arcivescovo S.E. Mons. Fabio Bernardo D'Onorio, ha conferito ai diaconi e quindi anche a me il nuovo mandato.
Io sono stato inviato presso la Parrocchia di San Pietro Apostolo già Cattedrale della antica Diocesi di Minturno poi soppressa per essere unita a quella di Gaeta. Oltre a questo servizio l'Arcivescovo ha inteso riconfermarmi la direzione dei programmi di Radio Civita (emittente radiofonica diocesana) e l'impegno a collaborare nel Servizio Comunicazioni Sociali. Insomma il da fare non mi mancherà. Questa giornata è molto significativa anche perchè l'Arcivescovo nella sua omelia ha evidenziato come i compiti dei diaconi si articolano su due fronti principali. Il primo è quello dell'annuncio e il secondo è quello di presiedere alla carità. Due aspetti di grande interesse e che delineano un'orizzonte suggestivo e per molti versi inedito in un panorama spesso punteggiato da segni di incertezza e dubbio. Ora nella nostra diocesi c'è un indirizzo più chiaro e si coglie un'attenzione che è di grande conforto per i diaconi. Il nuovo mandato, infatti, ci è stato conferito dopo il rinnovo delle promesse dell'ordinazione e dopo una benedizione che emula quella che il Pastore diocesano impartisce in occasione dell'ingresso dei presbiteri nelle parrocchie loro affidate. Anche questo un segno profetico.
Che dire? Dico che io e tutti i miei confratelli diaconi della diocesi di Gaeta abbiamo, adesso, una responsabilità ancora maggiore in quanto con questo mandato pubblico c'è stato anche un riconoscimento pubblico mai accaduto prima.
Chiedo perciò a tutti gli amici del blog di pregare perchè questo progetto della Chiesa di Gaeta possa realizzarsi nel miglior modo possibile in adesione ai disegni imperscrutabili che il Signore ispira nei modi e nelle forme che solo Lui conosce.


mercoledì 24 dicembre 2008


Auguri di Buon Natale

"Se il Natale non è, io non sono.
Se Cristo non è qui, la mia vita è solo una commedia
piena di rumore e di furore e che non significa nulla".

Shakespeare

venerdì 19 dicembre 2008

Cambio parrocchia e inizio un nuovo ministero


Rendo Grazie al mio Vescovo Mons. Fabio Bernardo D'Onorio che mi consente di obbedire alla volontà del Padre che si è fatto presente attraverso il Suo discernimento. E' una gioia profonda dire "eccomi" ed è quello che è accaduto a me e a tutti i diaconi della Chiesa che è in Gaeta.
Nelle scorse settimane, infatti, il nostro Arcivescovo, dopo aver provveduto ad un primo avvicendamento dei sacerdoti diocesani (circa 10 presbiteri hanno saputo dire il loro "eccomi" al Vescovo) è ora la volta dei diaconi. A 20 diaconi su 26, l'Arcivescovo ha chiesto un servizio in un'altra parrocchia e tutti hanno risposto "eccomi". E' veramente una gioia avere la possibilità di accogliere la volontà della Chiesa e fare ciò che la Chiesa chiede di fare. I diaconi all'unisono hanno colto questa straordinaria opportunità e la stanno vivendo con uno spirito di profonda comunione ecclesiale. Un esempio di disponibilità e di "obbedienza" che attesta il grande amore per la Chiesa che i diaconi esprimono nella concretezza del quotidiano.
Il progetto dell'Arcivescovo Mons. D'Onorio è stato ufficializzato nei giorni scorsi dopo una condivisione prima con i diaconi e poi con i parroci di provenienza e di destinazione. Successivamente la comunicazione ha raggiunto il Consiglio dei Presbiteri e i Consultori. Al fine di dare maggiore solennità all'evento che è un fatto nuovo per la Chiesa diocesana di Gaeta, l'Arcivescovo ha voluto che il mandato fosse pubblico e conferito all'interno di una solenne celebrazione eucaristica nel giorno di Santo Stefano, diacono e martire, alle ore 11.00 nella Chiesa di San Nilo in Gaeta.
Pur essendo stato chiamato, come tutti i confratelli a lasciare la parrocchia di orgine, nella quale sono cresciuto e nella quale ho svolto il mio primo anno e mezzo di ministero diaconale assaporo la gioia di un'attenzione e di una premura che sostiene il diaconato e i diaconi nel loro servizio alla Chiesa e ne rendo grazie a Dio.

giovedì 20 novembre 2008

Concluso il Seminario sui diaconi tenutosi a Ciampino

Si è concluso ieri il Seminario organizzato dalla Commissione Episcopale per il Clero e la Vita Consacrata su "Il diaconato permanente nella Chiesa italiana oggi" che aveva per tema: "Criteri di discernimento e itinerari di formazione". Il seminario è il primo che la CEI, dopo otto anni, promuove sul diaconato e ha rappresentato un vero e proprio evento.
I tre giorni (dal 17 al 19 novembre 2008) hanno permesso di fare un fotografia sulla situazione del diaconato in Italia. Già questo un risultato di grande pregio. A questo, però, si aggiungono altri risultati di grande importanza che aprono luci di speranza sul futuro. Questa attenzione dei Vescovi sui diaconi è bello e sostiene il servizio che i diaconi ogni giorno pongono in essere come risposta alla "vocazione" ricevuta. Tutto ciò premesso sul sito http://www.ildiaconato.it/ nell'area "Dibattito Diaconato" è stata aperta una sezione dedicata al seminario nella quale sono già state inserite una cronaca sintetica sul convegno e tre interviste realizzate nel corso dei lavori.

venerdì 7 novembre 2008

29 nuovi diaconi a Napoli


Il nostro amico Carlo de Cesare ci ha fatto pervenire la notizia che sabato 22 novembre prossimo il cardinale Crescenzio Sepe ordinerà nella Cattedrale di Napoli ben 29 nuovi diaconi.

Nell'invitare tutti a pregare per questo nuovo evento di grazie formuliamo ai chiamati

Che fare se il diacono è relegato a funzioni marginali?

A proposito dell'esercizio del ministero del diacono, mons. Vincenzo Apicella in quella sua relazione datata 1999 afferma: "Vale la pena riportare a questo punto quanto è affermato dal Direttorio pontificio di recente emanazione "Spetta soltanto ai vescovi, i quali reggono ed hanno cura delle chiese particolari, conferire ad ognuno dei diaconi l'ufficio ecclesiastico a norma del diritto.., è di grandissima importanza che i diaconi possano svolgere il loro ministero in pienezza, nella predicazione, nella liturgia e nella carità, e non vengano relegati ad impegni marginali, a funzioni meramente suppletive, o a impegni che possono essere ordinariamente compiuti dai fedeli non ordinati. Solo così i diaconi permanenti appariranno nella loro vera identità di ministri di Cristo e non come laici particolarmente impegnati nella vita della Chiesa. Per il bene del diacono stesso e perché non ci si abbandoni all'improvvisazione, è necessario che l'ordinazione si accompagni ad una chiara investitura di responsabilità pastorale (n.40)".

Appare di grande interesse questa sottolineatura che Mons. Apicella fa circa il fatto che i diaconi "non vengano relegati ad impegni marginali, a funzioni meramente suppletive, o a impegni che possano essere ordinariamente compiuti dai fedeli non ordinati". Mi chiedo se ciò avviene cosa fare? Come comportarsi? E Voi cosa fareste di fronte a queste situazioni?

sabato 1 novembre 2008

Una Chiesa senza diacono è un corpo menomato

"Una chiesa locale, leggi diocesi e parrocchia (S. C. 41 -42), senza diacono è un corpo menomato e amputato, privo di un elemento costitutivo della sua stessa struttura". Lo scrive l'attuale Vescovo di Velletri - Segni, Mons. Vincenzo Apicella nel 1999 quando ricopriva l'incarico di Vescovo ausiliare di Roma in una riflessione elaborata sulla situazione del Diaconato permanente nella Diocesi di Roma e che ha per titolo: "RAPPORTO TRA PRESBITERI E DIACONI PERMANENTI". Questo scritto che si può leggere per intero nell'area "Dibattito diaconato" di questo blog l'ho riletto in questi giorni e mi piacerebbe farne dono a tutti i presbiteri che hanno la fortuna di avere nelle proprie parrocchie la presenza di un diacono.
Si tratta di una riflessione dalla quale trarrò nei prossimi giorni altri spunti per inserire nuovi post. Ci sono, infatti, una serie di considerazioni che mi sono molto piaciute e che vorrei divenissero patrimonio sempre più condiviso da parte dei presbiteri.

sabato 25 ottobre 2008

Mario Elpini e la sua tesi sul diaconato



Mario Elpini, diacono permanente dell'Arcidiocesi di Gaeta ha conseguto il Diploma il Scienze Religiose presso l'Istituto di Scienze Religioso "Mons. Lorenzo GARGIULO” discutendo la tesi "CHIAMATI A SERVIRE", dissertazione sull’Ordine Sacro, in particolare il Diaconato Permanente. Relatore il Prof. Erasmo Matarazzo.
Per libera disposizione di Mario la tesi è pubblicata su questo blog nell'area dibattito diaconato, (http://documentidiaconi.blogspot.it/) e sul sito http://www.ildiaconato.it/
Mario Elpini è nato e vive ad Ausonia (FR) dove presta il servizio diaconale nelle tre parrocchie di San Michele Arcangelo, Santa Maria del Piano e Santi Bartolomeo Apostolo e Antonio da Padova.
Mario è sposato di Catherine e ha quattro figli: Manuela, Gianluca, Francesca e Maria Letizia. A Lui giungano i migliori auguri miei e di tutta la famiglia.

venerdì 24 ottobre 2008

Cinque nuovi diaconi permanenti a Imola




Questa sera, 24 ottobre 2008, nella Cattedrale di Imola il Vescovo Tommaso Ghirelli ordinerà sei diaconi, di cui cinque permanenti. L'ordinazione è prevista alle ore 20.30 in occasione della solennità della Dedicazione della cattedrale di San Cassiano. I nuovi diaconi sono: Giovanni Carusio, 50 anni, geometra, sposato e padre di cinque figli; Giorgio Fugattini, 52 anni, tecnico delle telecomunicazioni, sposato e padre di due figli; Luca Gabbi, 51 anni, ingegnere, vice direttore della Caritas diocesana, sposato e padre di due figli; Luciano Mongardi, 57 anni, infermiere, sposato a padre di otto figli; Stefano Testa, 51 anni, psicologo e psicoterapeuta, sposato a pade di due figli. A questi si aggiunge Walter Giberti, 32 anni, ordinato diacono come tappa intermedia verso il sacerdozio. Da questa sera i diaconi di Imola salgono a 14. Auguri a Voi tutti dal sito http://www.ildiaconato.it/

giovedì 16 ottobre 2008

In memoria di Giovanni Paolo II

Esattamente trenta anni fa, il 16 ottobre 1978, il Cardinale Wojtyla diveniva Giovanni Paolo II. Vorrei, oggi, farne memoria riproponendo qualche stralcio del suo discorso durante il giubileo dei diaconi permanenti nel febbraio 2000, tenuto nell'aula Paolo VI alla presenza della venerata reliquia del diacono martire S. Lorenzo. Questo discorso è anche l'ultimo, importante, intervento del magistero sul diaconato permanente.


“Carissimi diaconi! ... Siate attivi apostoli della nuova Evangelizzazione portate tutti a Cristo! Si dilati, grazie anche al vostro impegno, il suo Regnò nella vostra famiglia, nel vostro ambiente di lavoro, nella parrocchia, nella Diocesi, nel mondo intero!
La missione, almeno quanto ad intenzione e passione, deve urgere nel cuore dei sacri ministri e sospingerli fino al dono totale di sé. Non arrestatevi davanti a nulla, proseguite nella fedeltà a Cristo, seguendo l'esempio del diacono Lorenzo, la cui venerata ed insigne reliquia avete voluta qui, per questa occasione. Anche ai nostri tempi non mancano persone che Dio chiama al martirio cruento; molto più numerosi, però, sono i credenti sottoposti al ”martirio“ dell'incomprensione. Non si turbi il vostro animo per le difficoltà ma, al contrario, cresca nella fiducia in Gesù che ha redento gli uomini mediante il martirio della Croce
Cari diaconi inoltriamoci nel nuovo millennio insieme a tutta la Chiesa, che spinge i suoi figli a purificarsi, nel pentimento da errori, infedeltà, incoerenze, ritardi. I primi ad offrire l'esempio non potrebbero non essere i ministri ordinati: Vescovi, Presbiteri, Diaconi. Questa purificazione, questo pentimento sono da intendersi soprattutto in riferimento a ciascuno di noi personalmente. Vengono interpellate in primo luogo le nostre coscienze di sacri ministri operanti in questo tempo.
Cari Diaconi alcuni di voi sono forse affaticati per gli impegni gravosi, per la frustrazione a seguito di iniziative apostoliche non riuscite, per l'incomprensione di molti. Non perdetevi di coraggio! Abbandonatevi fra le braccia del Cristo: Egli vi ristorerà. Sia questo il vostro Giubileo: un pellegrinaggio di conversione a Gesù.”

giovedì 9 ottobre 2008

Perche i diaconi non siano "Chierichettoni"


Una prima riflessione circa il servizio dei diaconi nelle parrocchie arriva dal diacono Ermanno Ballestracci di Pontassieve (FI). Il diacono Ermanno interviene a proposito del dibattito aperto su "Settimana" (periodico delle dehoniane) da don Giovanni Giovini e che ha il significativo titolo: "Li vogliono "chierichettoni" o diaconi davvero?".
"Parto da una provocazione -scrive il diacono Ermanno Ballestracci-: quando, in particolare tra il clero, sanno e riflettono sulla vocazione diaconale, che conosce, rispetto a tutte le altre vocazioni, una consistente crescita nella chiesa? Non dovrebbe essere l'ora e il motivo -si chiede- di una responsabile e seria riflessione per tutti i credenti, ad ogni livello che, mentre le vocazioni sacerdotali e religiose sono in calo costante, così non accade per le vocazioni diaconali?
Alcuni dati: dal 2000 al 2005 in America la crescita è stata del 18%, in Europa del 24%, in Oceania del 27%, in Asia del 10%, in Africa del 36%.
I diaconi permanenti nel mondo sono circa 33.000, in Italia poco più di 3000.
Gli Stati Uniti sono la nazione che conta il maggior numero di diaconi, circa 13 mila, presenti sia nella vita sociale che in quella ecclesiale: ambito interculturale, famiglia, ecumenismo e giustizia sociale... Tutti campi dell'apostolato riconducibili all'originaria misisone di servizio del diacono.
Tutto questo è certamente opera dello Spirito Santo che, attraverso l'autorevole insegnamento del concilio Vaticano II, ha voluto fosse ripristinato questo ministero di servizio, ma...quanti nella chiesa, soprattutto i parroci, che sono più "di frontiera" nell'evangelizzazione, accolgono il diacono come dono di Cristo servo nella pastorale ordinaria?
Purtroppo la realtà evidenzia che essi faticano ad accogliere questo ministero ordinato. Le cause possono essere molteplici, a partire dalla formazione che i futuri presbiteri ricevono nei seminari, ma non si può continuare a non prendere in seria considerazione questo ministero, perchè lo Spirito soffia dove vuole. Non tenerlo nella dovuta attenzione è un peccato.
Ciò è messo ben in evidenza dall'intervento di don Giovanni Giavini quando si chiede: "Li vogliono chierichettoni o diaconi davvero?". Don Giovanni evidenzia lo specifico del diaconato nel servizio alla responsabilità pastorale e nella collaborazione ufficiale al ministero della guida pastorale dove dovrebbe essere investito stabilmente nel settore della famiglia, del quartiere, degli anziani, nella Caritas..., ambiti intuibili nelle parole di San Paolo nella sua prima lettera a Timoteo.
Con piena convinzione per i miei 25 anni di esperienza di servizio, mi sento di affermare che, senza una qualche diretta "responsabilità" pastorale, pur in comunione con quella del parroco, è difficile far uscire i diaconi dall'essere "chierichettoni". Concordo pienamente con don Giovanni quando vede il rischio di nullificare questo ministero e i riscontri sono generalmente positivi. La conclusione di don Giovanni Giavini è anche la mia: "Allora avrà senso anche il suo apparire nelle liturgie".
Le parole "Non abbiate paura" spesso pronunciate dai vertici della chiesa, le rivolgerei in particolare ai preti, affinchè accolgano i diaconi come dono del Signore alla sua chiesa.
Sono grato a don Giovanni Giavini e a quanti, come lui, hanno compreso e credono in questo ministero"

Fin qui le parole del confratello diacono Ermanno Ballestracci di Pontassieve (FI) che ho voluto riportare per intero e che appaiono molto condivisibili. Dico questo nonostante che, in questo mio primo anno di ministero diaconale, ho concretamente avuto la possibilità di svolgere un servizio di responsabilità per la Chiesa diocesana avendo ricevuto, prima da S.E. Mons. Pier Luigi MAZZONI (ora Arcivescovo emerito di Gaeta) e ora confermato da S.E. Mons. Fabio Bernardo D'Onorio la responsabilità della Radio diocesana. La Radio, infatti, è un significativo strumento di comunicazione che ha un importante impatto anche pastorale. Ciò mi ha messo di fronte a delle responsabilità che sto cercando, con l'aiuto dello Spirito Santo, di onorare per il bene della Chiesa. Quindi se a livello diocesano l'attenzione al diaconato è buona, non altrettanto, mi sembra, accade nelle parrocchie dove, le constatazioni del confratello diacono Ermanno sono, purtroppo, condivisibili.

lunedì 6 ottobre 2008

Ho incontrato Klaus, diacono tedesco

Oggi pubblico il racconto di questo incontro. Forse è un po' lungo ma considerata l'importanza che ha per me approfitto della vostra pazienza e lo inserisco per intero.



(Nella Foto da destra il diacono Olindo, il diacono Klaus, il diacono Mario e io).



Lo accompagna Olindo Mariani, diacono della Diocesi di Latina. Lui, Klaus Roginger, 47 anni compiuti proprio oggi 9 ottobre 2008, è un diacono tedesco della Diocesi di Colonia in Germania che da qualche giorno è arrivato in Italia con la moglie Hildegund e i suoi due figli Mathea di 14 anni e Magnus di 15 anni. Con Klaus ci conosciamo tramite mail avendo lui scovato in internet prima il mio blog (http://diaconi.blogspot.com/) e poi il sito dedicato ai diaconi permanenti (http://www.ildiaconato.it/) che da qualche tempo ho lanciato nella rete e che curo personalmente con l’ambizioso obiettivo di realizzare un punto d’incontro virtuale per tutti i diaconi d’Italia.
Klaus è stato ordinato diacono il 15 novembre 1997 e presta il suo servizio ministeriale in cinque parrocchie di due cittadine distanti circa 40 chilometri da Colonia. Proprio quella Diocesi di Colonia che il 28 aprile 1968 vide l’ordinazione dei primi cinque diaconi della storia contemporanea. Proprio quella diocesi affidata a S.E. Mons. J. Frings che nel 1962, durante i lavori del Concilio si era dichiarato contrario alla restaurazione del diaconato. Ebbene Klaus, propriene proprio da quella diocesi e in questi giorni è ospite di Olindo a Terracina con la sua famiglia per una vacanza e non appena ha maturato l’idea di venire da queste parti ha pensato che fosse il momento giusto per incontrarci. Una bella iniziativa in quanto ci consente di aprire le nostre reciproche conoscenze con uno sguardo al diaconato su una dimensione europea.


Ci incontriamo sulla superstrada Formia/Cassino sabato 4 ottobre alle 10.00 per andare insieme a fare una visita all’Abbazia di Montecassino. Insieme a noi c’è la sua famiglia al completo, c’è il diacono Olindo Mariani e, invitato all’ultimo momento, il diacono Mario Elpini di Ausonia, la cui sorella per qualche anno ha abitato in un paesino proprio della diocesi di Colonia.
L’incontro è un abbraccio di simpatia reciproca fra tutti. Un momento bello di fraternità diaconale che abbiamo cercato e voluto e che ora riusciamo a concretizzare.
Questa occasione di incontro è molto importante in quanto ci consente di conoscere da vicino la realtà del diaconato tedesco dove il movimento per il ripristono di questo ministero aveva preso le mosse già all’indomani dell’ultimo conflitto mondiale. Furono proprio alcuni sacerdoti e laici tedeschi a lanciare questa ipotesi prima del Concilio Vaticano II. Ricordiamo fra tutti il gesuita O. Pies, i laici j. Hornef e H. Kramer e il sacerdote W. Schamoni. Tra questi già nel 1951 fu Kramer a fondare la prima Comunità del Diaconato a Friburgo. Poi, nel 1954 ne nacque un'altra a Monaco con il fattivo appoggio dell’Arcivescovo J. Dopfner e del teologo K. Rahner.
Tutto ciò per dire quanto sia stata rilevante per la storia del diaconato il movimento originato in Germania e quanto, ancora oggi, per molti versi, la realtà tedesca offre motivo di riflessione per l’evoluzione e le prospettive del diaconato così come tratteggiate dalla Commissione Teologica Internazionale in un noto documento del 2003. Proprio questo documento, infatti, riconosce un forte sviluppo del diaconato nei paesi industrializzati del Nord, tra i quali la Germania.
Ecco allora il grande interesse ad entrare in contatto con il mondo tedesco che, occasionalmente, l’amico diacono Klaus permette di realizzare come primo approccio per una conoscenza più ampia e necessaria.
Klaus, che presta il suo servizio ministeriale in cinque parrocchie, è un diacono a “tempo pieno”. “Dopo l’ordinazione –ci racconta- ho lasciato il mio lavoro di insegnante e sono stato inviato, come diacono permanente, in alcune parrocchie dove collaboro con il parroco. Questo mio primo servizio l’ho svolto per otto anni. Poi –prosegue- nel 2005 mi è stato chiesto di trasferirmi in un altro luogo. In particolare, insieme alla mia famiglia vivo nella canonica della parrocchia di St. Elisabeth nella cittadina di Neuss. Collaboro con il parroco che cura altre quattro parrocchie. Il mio servizio si svolge in tre di queste parrocchie. Oltre a St. Elisabeth dove vivo, sono impegnato anche nelle parrocchie di St. Hubertus e St Martinus tutte e tre nel Comune di Neuss e contano complessivamente 8.000 abitanti. Ma, come dicevo, il mio parroco ha anche altre due parrocchie: una sempre nel Comune di Neuss, St Stephanus e una nel Comune di Korschenbroich-Glehn, intitolata a St. Pankratius. Con il parroco collaborano anche due cappellani e due laici che hanno studiato teologia. In totale la popolazione delle cinque parrocchie ammonta a circa 14.000 abitanti di cui almeno la metà è cattolica”.
Nel mentre Klaus mi racconta queste cose ci avviciniamo all’Abbazia di Montecassino. Siamo ai piedi della montagna e abbiamo già avuto modo di osservarla nella sua imponenza.
Klaus è attento al paesaggio e con curiosità getta lo sguardo alla storica Abbazia. Io gli spiego che il nostro Arcivescovo S.E. Mons. Fabio Bernardo D’Onorio è stato, fino allo scorso anno l’Abate e che ora il Santo Padre ha voluto donarlo alla Chiesa Gaetana. Lui annuisce e mi chiede notizie sulla storia di Montecassino. Nel mentre ci inerpichiamo sulla montagna provo a delineare alcune tappe della lunga e gloriosa storia del Monastero Benedettino culla e faro della cultura europea. Klaus appare veramente contento e meravigliato. Solo alla fine fornisco qualche breve cenno alla tragedia della seconda guerra mondiale e alla straordinaria opera di ricostruzione che è stata compiuta in questi decenni.
Ma eccoci all’ingresso del grande complesso architettonico che compone l’Abbazia. Ogni volta che si sale quassù, un brivido di emozione mi assale al solo pensiero della storia che ha attraversato queste spesse mura di pietra. Nel frattempo arriva un acquazzone che ci impedisce di scendere dall’automobile. E’ l’occasione per riprendere il colloquio sulla realtà del diaconato in Germania e ascoltare la sua esperienza.
Klaus racconta che nelle tre parrocchie dove lui presta il suo servizio amministra i battesimi, (quasi tutti celebrati fuori dalla messa), presiede al rito funebre nei giorni del giovedì e del venerdì e spesso ha celebrato anche i matrimoni. “E’ un servizio molto accettato dalla gente –dice Klaus- qui nessuno si meraviglia che sia un diacono ad impartire questi sacramenti e una volta al mese ho il compito di tenere le omelie in tre parrocchie. Anche questa –aggiunge- una bella esperienza che la gente apprezza. Tutto ciò è il frutto di una azione pastorale che la Chiesa porta avanti con convinzione”.
Intanto la pioggia è terminata e ci avviamo all’entrata. Il cancello è aperto e tutto il gruppo composto dalla famiglia di Klaus, da me e dagli amici Olindo e Mario ci avviamo verso l’entrata e il primo chiostro dell’Abbazia. Klaus è colpito dall’imponenza e dalla semplice bellezza di questo luogo così ricco di storia, di cultura e di arte. Per tutta la mattinata facciamo la nostra visita nel corso della quale non manca una capatina al negozio dei souvenir e all’antica erboristeria.
Verso le 12.30 siamo in macchina sulla strada del ritorno e cogliamo questa opportunità per riprendere il discorso sul servizio che svolge nelle parrocchie dove è stato inviato. “Oltre a curare la gestione delle tre parrocchie, guido le catechesi per le famiglie e quella per la 1° comunione che dura un semestre. Inoltre il venerdì porto la comunione agli ammalati. Tutto ciò, comunque, -prosegue Klaus- è in piena collaborazione con il parroco don Michael Tewes che ha 44 anni e che condivide la realtà del diaconato sostenendola e promuovendola con determinazione”.
Nel frattempo giungiamo presso la mia abitazione a Castelforte dove ho l’occasione di presentarli mia moglie Franca e i figli Domenico e Lucia. Per il pranzo ci raggiunge anche don Cristoforo Adriano, il parroco di San Giovanni Battista in Castelforte, e don Gustavo un sacerdote del Congo che è qui per aiutare nelle celebrazione. Nel corso del pranzo prosegue la conversazione e nel tardo pomeriggio Klaus e la famiglia accompagnato da Olindo (diacono di Priverno) ci lasciano per far ritorno a Terracina.


Ci rivedremo il giorno seguente presso l’Abbazia di Casamari dove abbiamo partecipato insieme (la sua famiglia, la mia e quella di Olindo) ai Vespri della domenica cantati dai monaci cistercensi. Anche questo un incontro arricchente. Ci lasciamo con la promessa che lui una volta in Germania mi invierà una relazione più dettagliata della sua esperienza diaconale e daremo un seguito e un futuro a questa bella amicizia che ci unisce nella fraternità diaconale.

mercoledì 1 ottobre 2008

I diaconi per i diaconi. Crescere insieme.



Il sito http://www.ildiaconato.it/ sta crescendo. In questi giorni sono stati inseriti altri contributi da parte dei diaconi (vedi link Liturgia - Come comportarsi in Chiesa a cura del diacono Pasquale Esposito). Inoltre è stata inserita una omelia del Vescovo di Reggio Emilia S.E. Mons. Adriano Caprioli dal titolo "Il coraggio di credere" che, tra l'altro, mette a fuoco l'esigenza di credere nel diaconato. Inoltre viene data notizia del seminario che la CEI sta dedicando al diaconato e che si terrà dal 17 al 19 novembre 2008 che ha per tema "Criteri di discernimenti e itinerari di formazione".

La collaborazione è aperta al contributo di tutti i diaconi ma anche di altri che desiderano sostenere l'esigenza di una maggiore conoscenza e approfondimento teologico del diaconato.

domenica 28 settembre 2008

Piccolo pensiero



I diaconi sono gli unici che hanno la concreta possibilità di ricevere tutti e sette i sacramenti. Insomma sono gli unici che possono ricevere tutti e sette i segni di Grazia che il Signore elargisce. Sant'Agostino poi, definisce i sacramenti: "segni esterni e visibili di una grazia interiore e spirituale". E' una bella scoperta per me soprattutto perchè nata nel contesto di una festa di cresima nel mentre, in un gruppetto, si parlava con la mamma del giovane che aveva ricevuto il sacramento della confermazione. Riflettendo insieme proprio questa mamma ha voluto sottolineare questa circostanza. Coraggio diaconi, anche questo è un "segno" dell'Amore del Padre per tutti noi.

venerdì 26 settembre 2008

Tra bene e male l'esempio dei martiri.

La quotidianità dell’esistenza ci invita ogni giorno a vivere le gioie e le difficoltà della vita conservando la nostra fede. La fede, infatti, è l’unica perla preziosa che dobbiamo conservare gelosamente riponendola nello scrigno del nostro cuore perché la nostra umanità possa giovarsi di essa per attraversare il deserto di questo nostro pellegrinaggio.
Tra le dune sempre uguali ogni tanto una tempesta potrebbe farci perdere l’orientamento, potrebbe deviare i nostri passi facendoci smarrire la giusta direzione. Quando sta per arrivare una tempesta, allora, dobbiamo forse cercare un riparo? Dobbiamo forse rifugiarci in una grotta fredda e buia dove possiamo rischiare la morte? Dobbiamo nasconderci nella nostra tenda povera e strappata col rischio di restare sommersi dalla sabbia? Dobbiamo trovare un’oasi verde dove stare bene facendo finta di nulla?
Mi chiedo, insomma, possiamo attendere inermi che la tempesta metta seriamente a rischio la nostra esistenza (cristiana)? Possiamo attendere senza far nulla che il vento del deserto sollevando la sabbia ci sommerga? Possiamo far finta di nulla?
La risposta è: non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo che la tempesta (portatrice di male e di sventura) ci disorienti e ci faccia sommergere dalla sabbia (il male).

Ogni cristiano, forte e saldo nella fede, è chiamato a spingere i suoi passi senza bendarsi completamente gli occhi davanti alla tempesta (al male).
Ogni cristiano, con la retta coscienza, è chiamato ad affrontare le difficoltà senza paura, costi quello che costi.
Ogni cristiano, consapevole della propria missione, è chiamato a dire con le parole, i fatti e l’esempio che il bene può vincere il male.

Il Signore, quindi, certamente non vuole che noi ci nascondiamo, non vuole che noi ci rifugiamo sotto un riparo tranquillo facendo finta di nulla.
Mi chiedo ancora: ci sono cristiani capaci di vivere la propria fede affrontando il male che conoscono? Ci sono cristiani che con parole, fatti e azioni sanno mostrare il Cristo all’uomo di oggi?
Ci sono cristiani che sanno essere e non apparire solamente come tali?
Ci sono cristiani che conoscendo fatti, persone e circostanze non restano alla finestra a guardare peccando clamorosamente di omissione?

Certo, ognuno potrà leggere in questa modesta e povera riflessione la propria esperienza; ognuno potrà trovare giustificazioni al proprio agire; ognuno potrà leggere e passare oltre come quel sacerdote e quel levita di cui parla Gesù in una delle parabole più belle che troviamo nei vangeli.
Mi auguro che ciò non avvenga, perché sarebbe terribile. Il segno che non siamo più capaci di proporre la verità, non siamo più capaci di vivere da cristiani, non siamo più capaci di essere martiri come i santi Cosma e Damiano di cui oggi la liturgia ci fa celebrare la festa.

Spero che io stesso abbia la forza di vivere quello che scrivo e spero che il Signore mi faccia incontrare cristiani capaci di farlo insieme.

Buona festa dei santi Cosma e Damiano a tutti e speriamo di vivere il martirio insieme per dimostrare la nostra fedeltà al Cristo, unico salvatore. Un martirio che sia il trionfo della fede e del bene contro il male che opprime l’uomo e le sue libertà; contro un male che spinge a fare altro male; contro un male che invade sempre di più tutti gli ambienti, anche quelli che possono apparire e/o mostrarsi come bene.

mercoledì 24 settembre 2008

Il fratello perfetto


Il vangelo di domenica prossima 28 settembre 2008, Matteo 21, 28-32, mi piace moltissimo perchè mette in luce una realtà spesso velata da comportamenti e azioni dell'uomo. I due figli della parabole che Gesù racconta ricevono entrambi lo stesso invito, quello di andare a lavorare nella vigna. Il primo risponde di non averne voglia ma poi, pentito ci va. Il secondo risponde che sarebbe andato ma, poi, non ci va. E' un po' come accade in tante situazioni della nostra quotidianità dove il "fratello" perfetto manca. Anche nella vita quotidiana, infatti, c'è chi si mostra favorevole ma poi in realtà si comporta in maniera contraria e chi, pur manifestando una sua contrarietà si "converte" (cioè cambia vita) e fa ciò che gli è chiesto. Il Signore, ci avverte Gesù, starà attento alla concretezza delle nostre azioni.

"E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

L'invito di Gesù è ancora una volta quello di cambiare la nostra vita. Se ci riteniamo "giusti" siamo invitati a far seguire alle belle parole i fatti; se non ci riteniamo "giusti" a convertirci. Nessuno è perfetto ma possiamo fare qualcosa per avvicinarci alla perfezione. Guai ad illudersi di essere bravi, buoni, sapienti, eccellenti, depositari della verità rivelata. Prostitute e pubblicani (pentiti e convertiti) ci passeranno avanti e allora sarà pianto e stridore di denti.

domenica 21 settembre 2008

Li vogliono "chierichettoni" o diaconi davvero?



Sul sito http://www.ildiaconato.it/ da oggi è stata aggiunto un link dedicato al dibattito sul diaconato. La sezione vuole accogliere opinioni e riflessioni sullo specifico del diaconato. Il primo contributo è di don Giovanni Giavini, di Milano che di recente sul periodico della dehoniane "Settimana" ha pubblicato un proprio contributo al riguardo. Il sacerdote si chiede "Li vogliono "chierichettoni" o diaconi davvero?". La domanda potrebbe apparire retorica ma in effetti non è così. Chi conosce qualche diacono e/o conosce la realtà del diaconato in Italia si fa la stessa domanda. Più ancora questa domanda se la fanno i diaconi. Don Giovanni Giavini prova a rispondere e scrive a chiare note che a lui sembra che lo specifico del diaconato va ricercato nel servizio alla responsabilità pastorale, alla collaborazione ufficiale al ministero della guida pastorale delle comunità, al ministero della "presidenza". "Il diacono -scrive don Giovanni Giavini- dovrebbe essere investito -in modo ufficiale e per sè stabilmente- di una responsabilità nella guida di una chiesa, di una diocesi, di una parrocchia o di un quartiere o di un settore della vita ecclesiale da individuare a secondo delle situazioni, con libertà e senso della realtà. Senza qualche "responsabilità" pastorale di tale tipo pur subordinata a quella dei pastori, -insiste don Giovanni Giavini- non vedo via d'uscita alla ricerca di un suo specifico. Anzi vedo il rischio di nullificare quel ministero".

Il servizio completo è pubblicato sul sito http://www.ildiaconato.it/

domenica 14 settembre 2008

don francesco è parroco di san biagio v.m. di Marina di Minturno

Da oggi 14 settembre 2008, don Francesco Guglietta è il nuovo parroco di San Biagio Vescovo e Martire a Marina di Minturno (Comune di Minturno). Sono appena tornato dalla celebrazione presieduta da S. E. Mons. Fabio Bernardo D'Onorio alla quale hanno preso parte anche diversi sacerdoti e diaconi.
Anche don Francesco ha il suo diacono. Si chiama Rodolfo e già da diversi anni svolge il suo ministero in questa parrocchia.
Il rito è stato suggestivo e solenne. Impeccabile il servizio liturgico curato dal cerimoniere don Antonio Centola e da alcuni seminaristi. Il Vescovo, da Pastore, è stato attento e premuroso verso i fedeli assicurando la sua filiale protezione e benedizione. Mi hanno emozionato le parole di saluto di don Francesco che in questi giorni ha fatto visita al cimitero di Minturno dove sono sepolte le spoglie dei precedenti parroci: don Silvio e don Luigi. Don Francesco ha poi presentato le due chiavi di lettura con le quali interpreterà il suo ministero in San Biagio. Primo, il segno di Gesù Cristo; secondo, l'amicizia. "Voglio diventare vostro amico" ha ripetuto a più riprese "e lo voglio essere -ha proseguito- per i giovani, gli adulti, i nonni, le famiglie ecc... Un'altra attenzione sarà quella verso i poveri...". Anche a questo ingresso sono andato non da solo. Oltre a Franca c'erano anche Domenico e Lucia. A don Francesco e alla sua nuova comunità desideriamo augurare ogni bene.

don Natalino è parroco di san michele in Campodimele

In questa immagine scattata questa mattina potete vedere don Natalino Di Rienzo e il suo diacono Rocco Zannella. Una bella coppia, non c'è che dire.
Da oggi, 14 settembre 2008, don Natalino è il nuovo parroco di San Michele Arcangelo in Campodimele. Il paesino conta circa 6-700 abitanti ma è molto bello e la sua notorietà ha travalicato i confini nazionali. Infatti, tutti lo conoscono come il paese della longevità e, spesso, è finito sui quotidiani, sulle riviste e in tv.
Da oggi, dicevo, don Natalino è il parroco dell'unica parrocchia di questo paese che è anche classificato tra i "borghi" più belli d'Italia.
A don Natalino, che conosco da tanti anni, i miei più sinceri ed affettuosi auguri. A me si unisce tutta la mia famiglia Franca, Domenico e Lucia. Gli vogliamo un gran bene. E' un presbitero che, in umiltà, sa farsi prossimo di tutti quanti incontra sulla strada e, per dirla tutta, è un presbitero con la "P" maiscola. A questo punto don Natalino con il suo sorriso simpatico e accattivante direbbe: "Non so se mi spiego".

Stamattina alle 11.00 non potevo mancare a questo appuntamento con la storia della parrocchia di San Michele in Campodimele e della vita di don Natalino. Anche lui non è mai mancato, da quando lo conosco, alle cose importanti della vita della mia famiglia. Di questo lo ringrazio. Lo ringrazio per la sua vicinanza e la sua attenzione. Di questi tempi non è facile trovare presbiteri come lui. Ma grazie a Dio ci sono e, credo, che ce ne siano tanti altri.
A Campodimele, che dista dal mio paesino circa un'ora di macchina, sono andato con Franca. Con noi c'era anche don Luigi (il cappellano dell'Ospedale di Formia). (Sapete anche Lui -don Luigi- è un grande). La celebrazione è stata presieduta dal nostro Arcivescovo S.E. Mons. Fabio Bernando D'Onorio che sta dando un impulso nuovo alla nostra Chiesa. Prego perchè il Signore continui a guidare le sue decisioni. Don Natalino prende il posto del cugino, anche lui presbitero. Si chiama don Francesco e questa sera alle 18.30, don Francesco farà il suo ingresso come parroco nella parrocchia di San Biagio Vescovo e Martire di Marina di Minturno. Sarò presente anche a questo appuntamento e spero di scattare qualche foto per raccontarvi come è andata. Ancora una cosa. Belle e scoppiettanti le parole che don Natalino ha detto alla fine della celebrazioni. Molto toccante l'affidamemto del suo ministero in questa parrocchia al papà (defunto) e al cugino Germano (scomparso poco più di un mese fa a causa di una grave malattia).
Buon ministero don Natalino e Forza .....(come dici sempre tu).

giovedì 11 settembre 2008

Maria Addolorata e l'esaltazione della croce



Nel mia comunità in questi giorni stiamo vivendo la novena in preparazione della Festa di Maria SS Addolorata. E' un momento di particolare unità e di profonda devozione che trova la sua espressione nella pietà popolare verso la statua della Vergine Maria venerata come Addolorata.

Il culto della Addolorata, a Castelforte, nella parrocchia di San Giovanni Battista è relativamente recente ed è legata alla fede popolare nell'intervento della Madonna in occasione del colera del 1837.

Alla festa religiosa si lega anche una festa civile che coinvolge le popolazioni del circondario. Tradizione, fede, devozione si intrecciano e, come in tanti altri posti d'Italia, segnano la storia di tutto un territorio. E' la nostra Italia dove il sacro e il profano si intrecciano e offrono la possibilità di gustare, nella diversità, il sapore di feste alle quali ciascuno dà il senso che è più vicino alla propria sensibilità

Non sò se ciò sia proprio giusto e se ciò risponde o meno allo spirito cristiano delle festa che si intende onorare. Credo che una maggiore e sempre più netta distinzione tra festa civile e festa religiosa, forse, possa giovare ad un autentico recupero della fede. Ma sono solo poveri pensieri di un diacono di paese.

lunedì 1 settembre 2008

La fede un dono da chiedere insieme


"In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Domenica prossima 7 settembre, nella nostre Chiese leggeremo questo passo del Vangelo di Matteo al capitolo 18. Siamo così di fronte ad una "promessa" di Gesù e come tutte le Sue promesse anche questa è vera.
Quando mi capita di leggerla immediatamente mi si apre il cuore e la speranza si fa presente e palpabile. Sapere che Gesù stesso ci assicura la Sua presenza e la possibilità di averlo in mezzo a noi è una certezza che mette il fuoco nel nostro cuore. E' una certezza che anima il nostro dire e il nostro fare. E' una certezza che infonde in noi una carica "divina" donandoci una forza che non è la nostra ma che si unisce alla nostra debolezza (tutta umana) per sostenere il nostro cammino. Sapere che Gesù è in mezzo a noi quando noi siamo insieme ci invita a riunirci in gruppo, anche piccoli gruppi, per invocarlo e per domandare a Lui ciò che noi non possiamo fare.
Ecco, ognuno di noi, porta con se desideri e aspirazioni, sogni e progetti. Ognuno chiede al Signore qualcosa che gli sta a cuore. Leggendo queste parole del Vangelo siamo certi che il Signore ci verrà incontro e ci donerà ciò che, insieme ad altri, chiederemo. In questo momento penso alla conversione di tante persone che conosco ed è questo che vorrei chiedere insieme a Voi al Signore. Se è vero, come è vero, che la fede è un dono, vorrei chiedere al Signore di donare la fede a tutti quanti non ce l'hanno. Fra questi penso a qualcuno in particolare e così chiedo anche a voi di fare. E allora, facciamo questa cosa insieme. Ognuno di noi, in questa settimana, ovunque si trovi penserà ad una persona cara alla quale vuole far dono della fede e pensando intensamente a questa persona pregherà, invocando il dono della fede. Lo faremo tutti insieme e lo faremo ancora più intensamente in alcuni momenti della giornata. In particolare possiamo farlo al mattino verso le 7.00 al momento di recitare le lodi e la sera al momento dei vespri che recitermo verso le 18.00. Sarà il nostro modo, del tutto particolare, di stare insieme e di essere d'accordo su qualcosa da chiedere al Signore. Lo faremo insieme e sarà bello sapere che ovunque noi siamo, anche se molto distanti, la preghiera ci unisce e una comune richiesta ci affratella e ci consente di presentarci innanzi al Signore portando nelle mani un desiderio d'amore comune verso i nostri fratelli.

Se anche tu che leggi vuoi unirti a questa richiesta al Signore ti invito a condividere questa tua volontà inserendo qui un commento. Insieme costituiremo una piccola comunità di preghiera che in amicizia e fraternità si unisce per domandare al Signore il dono della fede per i nostri cari.

Osa chiedere, fallo insieme agli altri e il Signore starà in mezzo a noi per farci questa concessione.

un abbraccio. vincenzo (diacono)

venerdì 29 agosto 2008

Oltre agosto...un alba nuova.

Il tempo della vacanza per eccellenza si sta per chiudere anche per questo 2008. Quante cose abbiamo fatto e quante non siamo a riusciti a concretizzare come avremmo voluto. Ora, abbiamo di fronte settembre e le prime giornate di fresco annunciano già l'autunno alle porte. Ma settembre è anche tempo di rilancio complessivo per tante cose. Non solo riaprono le scuole e le fabbriche; non solo i ritmi della vita riprendono a scorrere a pieno; non solo la nostra vita riprende il suo corso ma speriamo che possano prendere forma cose nuove.

Proprio questa viva speranza ci consente di rimettere forza nelle nostre gambe e spingere i nostri passi oltre i piccoli e grandi ostacoli che spesso si frappongono al nostro andare.

Ognuno di noi, quindi, coltiva dentro di se visioni di futuro capaci di sollevarlo dall'ordinario ma spesso ciò non dipende solo da noi. Per prendere forma il futuro ha bisogno, infatti, della collaborazione e della partecipazione di altre persone che ricoprono ruoli e responsabilità dai quali dipendono alcune cose.

A noi spetta, quindi, mettere la buona volontà e il massimo dell'impegno; agli altri, invece, spetta il compito di sostenere il futuro permettendo che il nostro impegno possa dare forma ad una nuova alba. Queste persone, quindi, hanno una grossa responsabilità. Sono loro che possono veramente aprire orizzonti di speranza per tanti.

Con questo mio intervento vorrei gridare a queste persone che detengono le leve per costruire il futuro di "osare" dando fiducia a cose nuove. Guardare oltre il solito e ordinario scorrere del tempo ci consente di sperare e di andare avanti. Senza questa speranza la vita si spegne e si addormenta per diventare "non vita". Ecco perchè la capacità di costruire il futuro, credo, dipende proprio dall'incontro tra chi può aprire strade nuove e chi queste strade nuove vuole veramente percorrere.

Ognuno di noi, credo, può fare qualcosa e spero che lo faccia veramente. Per questo prego e vi chiedo di pregare insieme a me sapendo che nelle nostre mani, nei nostri occhi, nei nostri orecchi e nelle nostre parole sono custodite le chiavi del futuro. Buon cammino....

mercoledì 27 agosto 2008

Anniversario di matrimonio

Oggi, 27 agosto 2008, Santa Monica, è il 20° Anniversario del mio matrimonio con Franca. E' una data veramente importante perchè segna in maniera forte tutta un'esistenza. La nostra vocazione matrimoniale è andata chiarendosi gradualmente nel tempo e si è nutrita di tanti piccoli episodi ed eventi (per noi) che ci hanno fatto comprendere che Lui, il Signore, ci voleva uniti insieme per fare la sua volontà.
Questi nostri primi venti anni di vita matrimoniale sono stati, così come gli hanno definiti i nostri figli (Domenico e Lucia), veramente "straordinari, magnifici, indimenticabili ...ma ripetibili". A loro abbiamo detto "grazie", perchè se ciò è stato possibile è anche loro merito.
Come è nostra abitudine non festeggieremo questa data con lo scambio di "oggetti" ma con un inno di lode al Signore che nella sua infinita bontà ci ha fatto incontrare accompagnandoci tra le strade e i sentieri tortuosi di questo mondo dove non sono mancate e non mancano le prove e le piccole e grandi croci.
Finora ci siamo sempre poggiati l'uno all'altro e la cosa ha funzionato e funziona ma ci siamo accorti che un grande sostegno ci è venuto da Lui, il Padre Nostro, che dall'alto ci guarda e ci guida.
Diciamo, perciò, ancora una volta grazie a Lui, unico vero amico, confidente e sostegno.

martedì 26 agosto 2008

Sepolcri imbiancati

Il Signore parlando agli scribi e ai farisei gli addita come "sepolcri imbiancati". Ma siamo sicuri che quelle parole non si possano riferire anche a noi? Quanti di noi si occupano della forma, dell'esterno, di ciò che appare?
Oggi, come in passato, l'uomo si maschera, si copre il volto e il corpo per "apparire", semplicemente per "apparire" e così facendo trascura l'essenziale e si tuffa, quindi, nell'infelicità.
L'arte di mostrare ciò che non si è si impossessa della natura umana e la trascina in un vortice senza tempo e senza storia. L'uomo costruisce, così, il suo mondo di falsità e di cartone nel quale sprofonda la sua vera umanità. La speranza vera è che ognuno possa riabbracciarsi nel proprio intimo ritrovi se stesso e rscopra la bellezza di una vita in Cristo e con Cristo. Gettare via la maschera è il primo passo che ci permette di fissare lo sguardo sul Padre e gridare: "Signore aiutami e stammi vicino perchè senza di te non posso far nulla".

venerdì 22 agosto 2008

Visita alla Madonna di Canneto


Nella giornata di ieri 21 agosto 2008 io e Franca siamo andati a fare una visita alla Madonna di Canneto nel Comune di Settefrati in provincia di Frosinone. Ieri e oggi il Santuario è invaso di pellegrini che organizzati in Confraternite giungono in questa bella valle posta a 1000 metri di altitudine per rendere omaggio alla Vergine.


Le "compagnie" di pellegrini che provengono da tutti paesi del circondario arrivano qui a piedi dopo aver camminato per diversi giorni dormendo sotto le stelle. Si tratta di una dimostrazione di fede devozionale che commuove ed edifica non solo chi vi partecipa ma anche chi ha la fortuna di osservarla. A noi, ieri, è capitata questa occasione stupenda. Ci siamo così uniti alle migliaia di pellegrini, abbiamo pregato con loro e abbiamo così vissuto una giornata del tutto speciale.


Tra l'altro abbiamo anche partecipato alla celebrazione presieduta da Mons. Luca Brandolini (Vescovo di Sora, Aquino, Pontecorvo) che con grande piglio pastorale ha accolto in chiesa tutte le confraternite giunte nella Valle di Canneto fin dalle prime luci dell'alba fino all'ora di pranzo. Per ognuna ha avuto parole di ringraziamento e di incoraggiamento e Dio solo sa di quanto coraggio ognuno di noi ha bisogno per andare avanti.

Ho avuto il privilegio di fare servizio all'altare proprio accanto a Mons. Brandolini (tra l'altro grande amico del diaconato) e di gustare la sua omelia carica di intensità e ricca di parole non di circostanza.

Nel primo pomeriggio dopo un modesto pranzo nella Valle abbiamo fatto ritorno a casa lasciandoci dietro l'immagine di un popolo credente che apre le porte alla speranza e ci mostra la grandezza di un fede che sa farsi strada nei cuori di tanta gente e soprattutto dei semplici.

Colgo questa occasione per proporre una breve storia di questo Santuario:

Un'antica leggenda narra di una pastorella di nome Silvana alla quale apparve una bianca Signora raggiante di luce e di celestiale bellezza mentre pascolava il suo gregge. La Signora le chiese di recarsi al paese di Settefrati e chiedesse al parroco di costruire una chiesa su quel posto. La pastorella era preoccupata di portare il suo gregge all'acqua per abbeveralo ma la Signora le disse di non preoccuparsi e nel dire questo dalla roccia dove lei stava sgorgo' una sorgente di acqua limpidissima e fresca; poi lascio' cadere nell'acqua il Suo anello che si trasformo' in migliaia di stelline che fino agli anni cinquanta si potevano ancora pescare nell'acqua della sorgente.Vi fu quindi costruito un Santuario che divenne sempre piu' frequentato e nel corso dei secoli fu ingrandito e rinnovato. Migliaia e migliaia di pellegrini vi si recano ogni anno e moltissimi sono i miracoli attribuiti alla Madonna di Canneto.

domenica 17 agosto 2008

Maria Assunta in cielo: porta della vita


Da soli due giorni abbiamo celebrato la grande festa della Vergine Maria Assunta in cielo. Sappiamo che di questo erano fermamente convinti i cristiani fin dai primi tempi. I Padri della Chiesa ne hanno lasciato chiara testimonianza nei loro scritti. Maria, madre di Gesù, figlio di Dio, è in cielo con corpo ed anima. Un fatto straordinario e che si colloca su una linea di continuità con la sua nascita immacolata. Il corpo umano di Maria, puro e casto accoglie il figlio di Dio nel suo grembo. Un grande "mistero" (piano di Dio per la salvezza dell'uomo) che va oltre la ragione e tocca le corde più profonde della fede, dove la fede si mostra nella sua grandezza e ci consente veramente di gettare lo sguardo in un oltre che ci "sovrasta" e ci "inorgoglisce". Ci sovrasta perchè siamo chiamati a riconoscere la grandezza di Dio e del Suo piano di salvezza per noi; ci inorgoglisce perchè siamo chiamati fratelli di Gesù e, quindi, figli di Dio.
Siamo figli di Dio, figli di un'unico Padre, buono e misericordioso che, comunque, non riusciamo ad incasellare nei nostri schemi e che ci guarda con occhi benigni.
Saper riconoscere che ciò è vero è quanto basta per noi e per "dire" la nostra fede.
Maria, quindi, risplende di piena luce e illumina con la sua vita il sentiero che siamo chiamati a percorrere su questo mondo. La Santa Vergine, donna semplice e umile, forte e docile al disegno di Dio è l'esempio che ci mostra la strada e, ora, dall'alto intercede per noi presso il Padre. Rivolgendoci a Lei, chiedendo a Lei, domandando a Lei, noi possiamo veramente essere certi che tutto sarà posto ai piedi del Padre che nella sua infinita misericordia saprà intervenire perchè il suo disegno di salvezza per noi trovi realizzazione. Ma noi siamo chiamati a diventare sempre più semplici, sempre più umili, sempre più forti nella fede accettando ciò che il Signore ha pensato per noi. E' a Maria che dobbiamo chiedere la forza e Lei che è Madre non saprà e potrà dirci di no. Aiutaci Maria per il nostro bene.

venerdì 8 agosto 2008

Pensieri d'agosto: "Aggrapparsi a Dio".



Ci sono momenti nella vita che delineano orizzonti incerti, circostanze che aprono la mente ai dubbi e alle perplessità, situazioni che non ti spieghi, eventi che non comprendi. E' in questi momenti che ti chiedi : Dio, dove sei? E' la domanda di sempre; è la domanda che ti assale quando lo scoraggiamento ti prende forte e ti chiedi: "Ma se Dio c'è, dov'è? Può mai Dio aver abbandonato l'uomo (suo figlio)? Può mai, Dio, aver abbandonato la Sua Chiesa? Può mai, Dio, permettere che accadano eventi tragici e tanto dolorosi per il cuore di un uomo? Può mai, Dio, volere il male?

Di fronte a tanti fatti della vita che segnano lo scorrere del tempo queste domande ti si fanno presenti e non sai rispondere. Non sai dire nulla e il pensiero vaga in un mare pieno di nebbia senza alcuna possibilità di un orientamento che indichi una meta. Tutto è incerto, tutto è tragicamante (per l'uomo) così oscuro e misterioso che due sono le strade: da un lato la disperazione nera e profonda che si apre su orizzonti ancora più tragici o l'affidarsi al "mistero" (quel piano sconosciuto di Dio per l'uomo). Fidarsi di Dio o scoprire la sua inesistenza, tragica inesistenza.

Fidarsi...fidarsi se non si vuol morire è una necessità. Una necessità ineludibile, una cosa che sostiene i nostri passi in un mondo che senza Dio si fa oscuro e tragico, assolutamente incomprensibile.

Fidarsi per affidarsi resta la soluzione più logica e conveniente; quella che più aiuta a rendere il percorso della vita sostenibile e ad alimentare la nostra interiorità che se è viva e forte non può non avere in sè il desiderio di Dio.

Desiderare è, quindi, già un riconoscere, un dire "si, Dio c'è". Mi conviene che ci sia. Senza Dio, infatti, l'uomo impazzisce e scende negli abissi del delirio.

Spesso però ti accorgi che Dio, che abbiamo imparato a chiamare Padre (come Gesù ci ha insegnato) è assente dalle nostre esistenze e anche chi dovrebbe per missione mostrare il Padre, di fatto, non ne da una chiara testimonianza. Il desiderio egoistico dell'uomo vuole superare i disegni di Dio e oppone resistenza e lavora per costruire modelli di comportamento che negano la presenza di Dio. Ciò, purtroppo, accade anche nella Chiesa (dove il grano e la zizzania crescono insieme) e, dove, quindi, spesso manca la chiara testimonianza della presenza di Dio. Come può l'uomo in cerca di Dio avere modelli guardando cosa accade tra la "gente di Chiesa"?

Ed è così che chi dovrebbe essere modello di umiltà, di amore, di mansuetudine e di docilità si fa strumento di particolarismo e segno di un settarismo che distingue e separa il mondo in buoni e cattivi a seconda del proprio tornaconto. C'è, quindi, chi si oppone ai disegni di Dio, rifiuta il soffio dello Spirito Santo e si costruisce un suo mondo mostrando un modello di comportamento che coinvolge anche altri in atteggiamenti di opposizione che rifiutano il progetto di Dio. Ma quale fede abbiamo? Quale Chiesa viviamo? Quale mondo stiamo costruendo?

Che fare? A quelli che abitano questo mondo potrebbe sembrare strano, ma qui l'unica risposta è mettere da parte i nostri progetti personali, le nostre ambizioni, i nostri desideri di grandezza, farsi docili allo Spirito Santo che agisce come, dove e quando vuole e poi, guardare in alto per invocare

"Padre Nostro...sia fatta la tua volontà...ma liberaci dal male".

Liberaci dal male non solo degli altri ma anche da quello che prende origine da noi e dai nostri stili di comportamento che gli altri osservano e scrutano.

mercoledì 30 luglio 2008

Angoli e scorci di Ventotene


Come promesso ecco alcune immagini che ho scattato a ventotene in questi giorni.
Qui al lato si vede il faro e l'isolotto di santo stefano sul quale si può notare il famoso carcere che ha ospitato tanti detenuti.
Questa è la vista che si gode da una delle finestre della canonica che una volta ospitava i cistercercensi e che ora accoglie tra gli altri me e franca.

Ecco un'altro scorcio di santo stefano e di ventotene con una parte del porto.

Uno scorcio delle acque nelle quali facciamo il bagno.
Ventotene è veramente bella...



Un angolo notturno della piazzetta prospicente la Chiesa di Santa Candida.
Su quel muretto terminano le nostre serate. Dopo aver cenato e girovagato per strette viuzze dell'isola accompagnati dalla musica che proviene dai vari locali si finisce sempre seduti su quel muretto dal quale si getta uno scguardo su un mare stupendo. Qui le ultime chiacchierate sono accompagnata da una leggera brezza che ci accarezza la pelle toccata dal sole mattutino.


E' solo uno fra i tanti scorci caratteristici di ventotene. Un tratto che ritempra lo sguardo in questa estate 2008.


Nel frattempo la mia digitale continua a scattare. Le immagini sono centinaia di notte, di giorno, all'alba e al tramonto. Quello delle foto è un mio hobby giovanile che in questa estate sta tornando a solleticare i miei interessi.
Intanto ogni sera alle 18.30 ripropongo la diretta del santo rosario e la celebrazione della messa dalla Chiesa di Santa Candida. Questa sera la celebrazione sarà affidata a don lorenzo un sacerdote del Burkina Faso. Ieri don Joseph alle 15.00 è ritornato in continente.
un abbraccio a voi tutti

martedì 29 luglio 2008

Fotocronaca del soggiorno a ventotene 1.2008

Cari amici da domenica 27 luglio sono a ventotene insieme a mia moglie. Come già vi ho raccontato non ero mai stato a ventotene e vi dico subito che questa isola è semplicemente stupenda.

Vorrei raccontarla con le parole ma non mi bastano e allora scelgo di farlo con le immagini (naturalmente solo alcune delle centinaia che sto scattando).




Domenica 27 luglio 2008,
ore 10.00: la partenza da Formia .







L'arrivo a Ventorne verso le 12.00
Ho preparato altre immagini che inserirò appena possibile su un nuovo post.
un abbraccio di pace a tutti.

venerdì 25 luglio 2008

Dopo scauri vado a ventotene



Da qualche giorno si è conclusa la mia esperienza a Scauri. Il parroco don Simone è tornato dalla Gmg e ha ripreso il suo ministero nella parrocchia di Sant'Albina di Scauri.

Io sono tornato a casa e subito mi è stato chiesto se Radio Civita, l'emittente diocesana che seguo come mio ministero diaconale e di cui sono responsabile dei programmi poteva realizzare qualche trasmissione da Ventotene. Ho detto di si. Da ieri, infatti, sono in ferie e, quindi, posso organizzarmi per fare questo servizio. Vi assicuro che per me che amo la montagna è proprio un servizio. Nel tempo libero scatterò un po' di foto che inserirò nel blog al mio ritorno.

Partirò domenica mattina 27 luglio con il traghetto delle ore 10.00 e arriverò al porto di Ventotene attorno a mezzogiorno. Insieme a me verrà anche mia moglie e per almeno sette giorni provvederemo a trasmettere in diretta, da Ventotene, tutte le funzioni religiose della sera (liturgia oppure santa messa). Una bella opportunità per la parrocchia di Ventotene le cui funzioni potranno essere ascoltate da tutti i radioascoltatori di Radio Civita. L'emittente copre tutte le parrocchie dell'Arcidiocesi di Gaeta da Pastena-Lenola-Fondi-Monte San Biagio fino a Castelforte.

E così avrò l'occasione non solo di andare a Ventotene dove non sono mai stato ma anche di fare un'altra esperienza di servizio diaconale nella duplice veste di responsabile dei programmi della Radio diocesana e di diacono in servizio in una parrocchia diversa dalla mia che è San Giovanni Battista in Castelforte.

Il merito di questa bella idea è di don Antonio De Arcangelis che insieme a don Vincenzo Macera hanno la responsabilità parrocchiale della Parrocchia di Santa Candida V.M. in Ventotene.

A presto.

giovedì 17 luglio 2008

Sono a scauri

Dallo scorso 8 luglio e fino al 22 di questo mese sto svolgendo il mio ministero di diacono permanente presso la Parrocchia S. Albina di Scauri. Il parroco, don Simone Di Vito, è in Australia dove accompagna i giornalisti che sono al seguito del Papa per la GmG 2008.
Le celebrazioni sono curate da don Luigi Ruggiero, cappellano presso l'Ospedale Civile di Formia. E' una bella esperienza per vari motivi. Innanzitutto mi sta permettendo di conoscere una comunità bella e organizzata. Vedo tante persone che vengono in parrocchia e ognuna ha qualcosa da fare; ognuna ha un suo compito e mi sembrano felici di esserci. Altra bella cosa è che la celebrazione eucaristica è sempre partecipata e tutto avviene ordinamente. Io, non devo fare molto, mi limito alla presenza e ad assicurare alcuni servizi propri del diacono. Altra cosa significativa che ho notato è la presenza di più cori che animano le varie celebrazioni domenicali.
Don Luigi, Luigino per tutti, è sempre premuroso, attento, disponibile e animato da una forte carica personale. La mia collaborazione con lui è tranquilla e ordinata. Lui arriva sempre con un certo anticipo alla celebrazione ed è disponibile per le confesisoni e la direzione spirituale come è nelle abitudini di questa realtà parrocchiale. Don Simone, infatti, è sempre disponibile a seguire ciascuno dei membri della comunità e si vede. Quando è in parrocchia (cioè ordinariamente sempre) dalle 17.00 alle 18,45 è presente nell'ufficio parrocchiale al quale si accede direttamente dalla Chiesa per accogliere le persone. Si vede insomma che la comunità è curata e seguita.
Altra cosa: già in questo periodo si stanno raccogliendo le iscrizioni al catechismo e si vede che tutto è ben organizzato.
Una particolarità: ogni sera accolgo Guglielmo un "barbone" che, mi dicono e lui stesso me lo ha raccontato, era un importante chirurgo di Napoli poi caduto in depressione. Ora ha scelto di fare questa vita. Con lui mi intrattengo quasi ogni sera per un breve colloquio e spesso è lo stesso don Luigino a raccogliere qualcuna delle sue confidenze.
In questi giorni, inoltre, abbiamo ricevuto la visita di Padre Natalino, un mio carissimo amico, (amico anche di don Luigino). Padre Natalino è di scauri ed è da poco rintrato in diocesi dopo aver fatto varie esperienze ministeriali. Natalino è una persona simpatica e sempre con il sorriso anche se a volte le circostanze della vita ti indurrebbero ad altro tipo di comportamento. Con lui ho celebrato martedì sera e ha voluto che fossi io a fare una breve omelia. Spero di essermela cavata. Lui, naturalmente, ci scherza su e mi incita. Insomma una bella esperienza quella che sto vivendo a scauri. Spero che quando don simone tornerà (il 22 luglio) trovi tutto a posto e secondo i suoi desiderata. buona giornata.

martedì 10 giugno 2008

Un sito per i diaconi


Da un po' di tempo stò lavorando alla costruzione di un sito per i diaconi. Il lavoro è quasi al termine e presto sarà on line. Sarebbe anche interessante vedere se altri diaconi hanno desiderio e tempo per migliorarlo. E' un appello? SI E' UN APPELLO.

mercoledì 4 giugno 2008

E' stato un sacerdote mio carissimo amico a segnalarmi che su un sito internet era stato pubblicato un servizio sulle dichiarazioni che S.E. Mons. Luca Brandolini aveva rilasciato a proposito del diaconato permanente. Ve lo propongo qui di seguito perchè mi è sembrato di particolare interesse.

lunedì 02 giugno 2008
Il Vescovo Luca Brandolini ricorda a Picinisco il significato e l'importanza del diaconato
Questa mattina nella Chiesa matrice di San Lorenzo
Luca Brandolini con le Autorità presenti (F.to Sergio Andreatta)
Picinisco: Da: www.andreatta.it
"I miei occhi, le mie orecchie, le mie mani... ecco che cos'è un diacono. Là dove non arrivo io, perché non posso materialmente arrivare a tutto, lì arriva il mio diacono" dice con convinto e convincente fervore il Vescovo Brandolini.
Non era né vescovo né sacerdote ma soltanto un diacono che assisteva il vescovo nei suoi uffici e nelle funzioni liturgiche. Siamo nell'antica Roma imperiale di 1750 anni fa. Si ricorda, così, quest'anno il martirio del protodiacono Lorenzo, avvenuto a Roma nel 258 d.c. sotto l'imperatore Valeriano. L'evento si celebrerà con particolare solennità il 10 agosto prossimo in molte parti dell'Italia e del mondo. In provincia di Frosinone anche ad Amaseno (Diocesi di Frosinone), dove la tradizione vuole custodita un' ampolla con il sangue del santo che ad ogni ritorno di ricorrenza si comporta chimicamente (liquefazione) come quella di S.Gennaro a Napoli e a Picinisco (Diocesi di Sora) dove già nel XIII venne eretta un'importante chiesa matrice. E a Picinisco c'è questa anteprima di oggi. Davanti alle reliquie poste sull'altare e ad una statua lignea secentesca restaurata e che andrà in "peregrinatio" nelle case il Vescovo Luca Brandolini di Sora-Aquino-Pontecorvo, ricorda l'ufficio antico del diaconato. In tre passi neotestamentari (Filippesi 1:1; 1 Timoteo 3:8,12) i diaconi (dal greco, diákonos, "servitore") compaiono sempre in stretto collegamento con i vescovi. Nella Chiesa antica, il diacono era l'assistente del vescovo, responsabile soltanto davanti a lui, che l'aveva ordinato, dei servizi di carità che rendeva continuando a vivere nella sua famiglia e in società. "Il diaconato ebbe inizio quando sette uomini, tra cui il protomartire S.Stefano, furono ordinati dagli apostoli perché servissero alla "mensa del vescovo" (Atti degli Apostoli 6:1-7) e assicurassero assistenza alle vedove, agli orfani e ai poveri". Seguendo questa tradizione, il numero dei diaconi che assistevano un vescovo fu a lungo limitato simbolicamente a sette; a Roma i sette diaconi si occupavano delle proprietà della diocesi e finirono con l'esercitare anche un potere amministrativo notevole. Nel Medioevo, tuttavia, il diaconato perse questa funzione e questa preminenza, divenendo solo uno degli ordini maggiori, un gradino sulla via del sacerdozio. Recentemente, anche a seguito della crisi di vocazioni sacerdotali, la Chiesa cattolica ha inteso ripristinare parte della dignità di questo antico ufficio creando diaconi permanenti, che dedicano molto tempo all'aiuto del vescovo (sono ben 17 nella Diocesi di Sora) e dei ministri in una parrocchia ma che vivono, poi, e si guadagnano da vivere con il normale esercizio della loro professione.L'atto liturgico posto principalmente in relazione con il diacono, il più visibile, è la lettura del Vangelo durante la celebrazione dell'Eucaristia ma, in realtà, il diacono svolge oggi funzioni di sostegno molto importanti e meno visibili alla gente. "I miei occhi, le mie orecchie, le mie mani...(mentre pronuncia queste parole osservo le mani tremanti per il parckinson di questo straordinario presule), ecco che cos'è un diacono. Là dove non arrivo io perché non posso materialmente arrivarci, lì arriva il mio diacono" dice con convinto e convincente fervore il Vescovo Brandolini. In realtà la sua è una bellissima figura (detto da me che sono uno spirito laico, provengo da tutt'altra parte della Regione e sono oggi qui presente per caso), come trovo bellissima ancora una volta la sua omelia dalla parte dei poveri, degli emigranti, degli ammalati ( e qui ricorda il libro sulla storia degli "ospitali", l'ultimo e non ancora edito, scritto dal concelebrante mons. Dionigi Antonelli), di chi ha bisogno e di cui la Chiesa di oggi come dell'antichità deve tornare ad occuparsi con più forte e vibrante impegno. Sono tante le povertà di oggi che elenca, evocando con cuore la dignità degli immigranti, i tanti i bisogni di una spiritualità moderna. Un vescovo anziano, che compirà 75 anni la prossima notte di Natale, fragile e dalla parte dei deboli, dei fragili che nel giorno della Festa della Repubblica Italiana, in Chiesa, (quasi a voler chiedere scusa per una usurpazione del religioso sul civile almeno in questa circostanza) ricorda, amando ricordarle, le espressioni del Capo dello Stato italiano, Giorgio Napolitano, per il rispetto delle dignità di tutti, contro il "pericolo di una regressione civile". A non essere intolleranti verso gli altri, memori delle emigrazioni di tanti uomini e donne di questa Valle di Comino verso i paesi dell'estero. In conclusione il parroco, l'abate don Antonio Molle anche rettore del Santuario del Canneto, ha ricordato, così, di essere appena rientrato dalla Scozia, da Glasgow, insieme con il sindaco ing. Giancarlo Ferrera dove si erano portati per stringere ulteriori vincoli con la comunità degli affermati oriundi piciniscani e da dove è potuto tornare con una generosa borsa di solidarietà a favore delle molte opere della parrocchia. E davanti al Vescovo e a un'assemblea molto partecipata ha brillato oggi, nella curata esecuzione dei brani musicali del suo repertorio, la valente Corale di San Lorenzo. Sergio Andreatta

domenica 1 giugno 2008

pellegrini nel mondo


Siamo a giugno. Si apre davanti a noi lo spazio della bella stagione. E' un tempo propizio per realizzare piccoli o grandi progetti pensati per noi e gli altri. Vorrei condividere con voi un desiderio: anche ques'anno vorrei andare a Santiago di Compostela con mia moglie. Rifare il cammino o almeno un tratto.

Respirare l'atmosfera di questo sentiero mi ha permesso, lo scorso anno, di vivere un'esperienza straordinaria. Ci sono però situazioni particolari che quest'anno potrebbero impedirmi di realizzare questo desiderio.
Sono comunque disposto a fornire a chi vuole andare ogni utile informazione (naturalmente sulla base della mia esperienza).
Il cammino di Santiago oltre al fisico riesce a ridare vigore allo spirito creando un ponte che penetra nel più profondo del nostro cuore, dove vive il nostro amore unito a Dio.
Un abbraccio

venerdì 23 maggio 2008

Nuove ordinazioni a Messina - Lipari - S.Lucia del Mela



Il diacono Carmelo Ucchino della Arcidiocesi di Messina - Lipari - S. Lucia del Mela ci informa che domani 24 maggio 2008 Ecc. Rev.ma Mons.Calogero La Piana Arcivescovo dell'Arcidiocesi di Messina -Lipari - S. Lucia del Mela, per l'imposizione della mani e preghiera consacratoria, ordinerà diaconi: SalvatoreBonanno, Carmelo Casablanca, Francesco Majorana, LuigiManzoni, Nicola Raineri, Vittorio Rizzo.

Un grazie di cuore a Carmelo e un grande augurio ai nuovi diaconi che entrano nella fraternità diaconale per condividere le gioie di un ministero così bello e così necessario alla vita della Chiesa.

Un abbraccio al diac. Carmelo Ucchino

Per maggiori informazioni:

http://lnx.diaconimessina.it/index.php?option=com_content&task=view&id=40&Itemid=1

Riflessioni di un presbitero sul diaconato

Ogni tanto mi piace rirovagare in internet. In uno di questi miei giretti mi sono imbattuto nella lettera che desidero commentare insieme a voi. E' stata scritta da un sacerdote "anziano" (81 anni). Leggendola mi sono emozionato perchè vi ho intravisto il grande amore per la Chiesa e per il ..."domani". Un domani che credo non vedrò (anche se ho solo 46 anni) e che forse non ci sarà mai ma che invita a riflettere anche su come valorizzare il diaconato dei "viri probati" in questo tempo (che non significa necessariamente prevedere l'ordinazione presbiterale).
Vi auguro buona lettura e...meditazione.
Un abbraccio fraterno vincenzo


Lettera inviata al direttore della rivista “Jesus”
Ho letto con interesse e, credo costruttiva curiosità, il dossier relativo alla situazione italiana (e mondiale) del Clero, su Jesus 4 aprile 2004. Mi pare doverosa la ricerca avviata dalla CEI (ma mi piacerebbe che interessasse tutti preti italiani) e il commento ad essa, operato dalla rivista, nella speranza che non si fermi lì, ma segua l’esempio delle risposte alla lettera dell’On. Monaco ai Vescovi.Trovo, nella rivista, una diagnosi, abbastanza attenta sul problema, ma scarsa visione profetica sul domani: significativi sono i puntini di sospensione del titolo, prima della parola “domani” che è invece a mio giudizio, il vero problema e problema urgente.Azzardo con umiltà e trepidazione, ma anche con evangelica parresia, qualche pensiero, a volte sotto forma di interrogazione retorica, non tanto su “ieri e oggi”, quanto su “domani” e …soprattutto domani. Perché ritengo che le cose debbano essere previste, preparate per tempo, senza rimandarle, senza poco utili rimpianti, lentamente sperimentate, magari per luoghi singoli e, naturalmente, sempre fidando nell’azione misteriosa e imprevedibile dello Spirito Santo e nella preghiera, senza trascurare il dialogo tra le varie componenti della Chiesa e la ricerca storica e profetica.Ecco le riflessioni che espongo con ordine numerandole:1. sappiamo che l’età media attuale del clero italiano è di anni 59,5, che i preti stranieri in Italia stanno diminuendo con accelerazione, che è presumibile che fra vent’anni i preti in Italia saranno circa 25mila (contro i 33mila di oggi), che le vocazioni sacerdotali calano sempre più, che la maggior parte di esse sono vocazioni adulte, che buona parte dei seminari cosiddetti “minori” sono spariti (a Bologna, 4 seminaristi fino ai 15 anni contro gli oltre 200 degli anni trenta)Situazione a dir poco allarmante, salva la fede nello Spirito Santo.2. E’ vero o no, che senza l’Eucarestia non c’è la Chiesa? E’ vero o no, che l’Eucarestia non si celebra senza la presenza e presidenza del Vescovo o del Presbitero? Ne deriva di conseguenza che il mai sufficientemente auspicato e proposto coinvolgimento dei laici in tutti gli aspetti della vita ecclesiale non risolve il problema della scarsità del clero.3. E’ un falso problema l’eventuale soppressione tout-court del celibato ecclesiastico, che resta un carisma importante nella Chiesa. I giovani che si sentono disposti al servizio sacerdotale fin da una ragionevole giovinezza, possono e forse debbono essere invitati ad accettare la legge del celibato per tutta la vita.4. A proposito del celibato va precisato però che il famoso can. 33 del Concilio di Elvira, sec. IV, recita esattamente così: “si è d’accordo sul divieto completo che vale per i Vescovi, i Sacerdoti e i Diaconi, ossia per tutti i chierici che sono impegnati nel servizio dell’altare, che devono astenersi dalle loro mogli e non generare figli: chi ha fatto questo, deve essere escluso dallo stato clericale” (cfr: Card. Stickler, “Il celibato ecclesiastico”, Ed.Vat., pag. 14). Lo stesso qualificato autore, nella pagina seguente, scrive testualmente: “…molti, se non la maggior parte, dei Chierici maggiori della Chiesa spagnola di allora, erano viri probati, vale a dire uomini sposati prima della loro ordinazione a Diaconi, Sacerdoti, Vescovi. Essi però erano obbligati, dopo aver ricevuto l’Ordine Sacro, ad una completa rinuncia di ogni ulteriore uso del matrimonio, di osservare cioè completa continenza. “Continenza” non è “celibato”, il quale verrà imposto più tardi ai Chierici come legge ecclesiastica.5. Non mi impegno, perché non sono un esperto, nella questione se, nella nuova legge evangelica, esista incompatibilità tra l’uso del matrimonio e il servizio di presidenza eucaristica. Le norme sulla “purezza legale” dell’A.T. non rientreranno per caso in quelle che l’Apostolo Paolo dichiara decadute? E che dire degli sposi che si accostano all’Eucarestia nonostante l’uso del matrimonio? E’ importante certamente la tradizione celibataria della Chiesa romana ma, senza togliere il valore del carisma per chi la vuol vivere in pieno, non si può forse ipotizzare qualcosa di diverso, sotto l’impulso della Storia e del sensus fidelium per l’ammissione al presbiterato di “viri probati”? E non gioverebbe forse una eventuale nuova legislazione della Chiesa Cattolica alla soluzione del problema ecumenico con la Chiesa Ortodossa?6. Il problema vero è proprio la suddetta ipotesi: l’ammissione al presbiterato dei suddetti “viri probati”. Quali “viri” più “probati” delle centinaia di diaconi permanenti dopo il Concilio? Non si troverebbe tra loro chi accettasse di giungere al sacerdozio? Non è frutto dell’azione dello Spirito la riscoperta conciliare del diaconato permanente, nonostante la più o meno radicale opposizione di parte dei padri conciliari? Non si dica che un diacono permanente, di per sè, non possa ascendere ad un gradino ulteriore della scala dell’Ordine Sacro, quando per secoli lo stesso vescovo di Roma era scelto fra i diaconi romani. Con un breve tempo di preparazione (uno o due anni) un diacono permanente, dopo i tre anni della preparazione al diaconato, potrebbe completare la sua formazione spirituale e teologica.7. Inoltre, un diacono permanente, con una moglie saggia, già coinvolta nella scelta e nell’esercizio del diaconato, giunto alla fascia di età dei 45-55 anni, non avrebbe presumibilmente problemi di famiglia o di educazione dei figli, tali da impedirgli, come prete, di servire la Chiesa a tempo pieno (o quasi) e non solo in città, per l’eventuale scuola dei figli, ma anche fuori città, soprattutto oggi che la gente cerca di evadere dai centri troppo abitati, e non mancano i servizi e le comodità per una vita conveniente anche in campagna e montagna. Così, anche questi eventuali “viri probati-preti” potrebbero essere a disposizione dei Vescovi per le necessità della diocesi.8. Ma si possono lasciare vuote – mi chiedo – parrocchie magari piccole, chiese chiuse tutta la settimana, tranne un’ora domenicale per una Messa, a volte troppo veloce, senza ulteriore rapporto con la gente, coi malati, coi fanciulli? Domanda grave: le cosiddette “unità pastorali”, più o meno giuridicamente costituite, risolvono il problema in prospettiva futura o non sono piuttosto come “turare dei buchi”, al dire di don Maurilio Guasto a proposito dell’utilizzo dei preti stranieri? E i preti, più o meno giovani, come Don Claudio Pavesio per sua testimonianza, ai quali sono affidate due o tre parrocchie, con 5 messe da celebrare fra il sabato e la domenica, quanto potranno durare senza esaurirsi fisicamente o psicologicamente?9. Ci potrà essere domani, eventualmente, difficoltà di rapporti fra giovani preti celibatari e “viri probati-preti”! Preti di serie A e preti di serie B! Preti giovani, presunti affermati teologi o biblisti, e preti più anziani, meno preparati? Ma chi è mai preparato in tutto! Personalmente ho avuto sette vice-parroci, giovani, nella grande comunità bolognese che ho guidato per quarant’anni. C’è sempre stato e c’è tuttora fra noi un bellissimo rapporto fraterno. E’ questione di “testa”, di vera fraternità, carità e umiltà che non dovrebbero mai mancare in un cristiano, nonché in un prete.10. E una moglie saggia, anch’essa “mulier probata” (…e perché no, domani “diaconessa”), che non è un peso o una remora, ma un grande aiuto pastorale?
E’ tutta utopia? Può darsi. Lo Spirito Santo si può anche servire delle utopie e degli scarti fra i suoi servitori. Ha tanta fantasia lo Spirito Santo: così ho imparato dai miei Vescovi: Lercaro, Poma e Biffi.Ma bisogna prevedere, prepararsi, studiare le cose, credere nella riscoperta del diaconato permanente come esigenza storica della Chiesa, che ha sempre provveduto alle esigenze dei momenti, del “Kairos” (vedi i cosiddetti “sette diaconi” degli Atti degli Apostoli). Non serve soltanto piangere sul latte versato!Basta così: Dio mi perdoni l’ardire nello scrivere queste cose, soprattutto perché sono un prete vecchio (81 anni) e …quasi disoccupato.
Don Gastone De Maria