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mercoledì 12 giugno 2013

Una Chiesa ricca è una Chiesa che invecchia: il Vangelo si annuncia con gratuità


Il Vangelo va annunciato con semplicità e gratuità: è quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha inoltre ribadito che, nella Chiesa, la testimonianza della povertà ci salva dal diventare dei meri organizzatori di opere. Ed ha avvertito che quando vogliamo fare una “Chiesa ricca”, la Chiesa “invecchia”, “non ha vita”. Alla Messa – concelebrata, tra gli altri, dall’arcivescovo Gerhard Ludwig Müller – hanno preso parte i sacerdoti e collaboratori della Congregazione per la Dottrina della Fede.

“Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture”. Papa Francesco ha svolto la sua omelia partendo dall’esortazione rivolta da Gesù agli Apostoli inviati ad annunciare il Regno di Dio. Un annuncio, ha detto, che il Signore “vuole che si faccia con semplicità”. Quella semplicità “che lascia posto al potere della Parola di Dio”, perché se gli Apostoli non avessero avuto “fiducia nella Parola di Dio”, “forse avrebbero fatto un’altra cosa”. Papa Francesco ha dunque indicato la “parola-chiave” delle consegne date da Gesù: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Tutto è grazia, ha soggiunto, e “quando noi vogliamo fare in una modalità dove la grazia” viene “un po’ lasciata da parte, il Vangelo non ha efficacia”:

“La predicazione evangelica nasce dalla gratuità, dallo stupore della salvezza che viene e quello che io ho ricevuto gratuitamente, devo darlo gratuitamente. E dall’inizio erano così, questi. San Pietro non aveva un conto in banca, e quando ha dovuto pagare le tasse il Signore lo ha mandato al mare a pescare un pesce e trovare la moneta dentro al pesce, per pagare. Filippo, quando ha trovato il ministro dell’economia della regina Candace, non ha pensato: ‘Ah, bene, facciamo un’organizzazione per sostenere il Vangelo…’ No! Non ha fatto un ‘negozio’ con lui: ha annunziato, ha battezzato e se n’è andato”.

Il Regno di Dio, ha proseguito, “è un dono gratuito”. Ed ha rilevato che, sin dalle origini della comunità cristiana, questo atteggiamento è stato soggetto a tentazione. C’è, ha detto, “la tentazione di cercare forza" altrove che nella gratuità, mentre la “nostra forza è la gratuità del Vangelo”. Ancora, ha rilevato che “sempre, nella Chiesa, c’è stata questa tentazione". E questo crea “un po’ una confusione”, ha avvertito, giacché così “l’annuncio sembra proselitismo, e per quella strada non si va”. Il Signore, ha aggiunto, “ci ha invitato ad annunciare, non a fare proseliti”. Citando Benedetto XVI, ha così sottolineato che “la Chiesa cresce non per proselitismo, ma per attrazione”. E questa attrazione, ha proseguito, viene dalla testimonianza di “quelli che dalla gratuità annunziano la gratuità della salvezza”:

“Tutto è grazia. Tutto. E quali sono i segni di quando un apostolo vive questa gratuità? Ce ne sono tanti, ma ne sottolineo due soltanto: primo, la povertà. L’annunzio del Vangelo deve andare per la strada della povertà. La testimonianza di questa povertà: non ho ricchezze, la mia ricchezza è soltanto il dono che ho ricevuto, Dio. Questa gratuità: questa è la nostra ricchezza! E questa povertà ci salva dal diventare organizzatori, imprenditori… Si devono portare avanti le opere della Chiesa, e alcune sono un po’ complesse; ma con cuore di povertà, non con cuore di investimento o di un imprenditore, no?”

“La Chiesa – ha aggiunto - non è una ong: è un’altra cosa, più importante, e nasce da questa gratuità. Ricevuta e annunziata”. La povertà, ha quindi ribadito, “è uno dei segni di questa gratuità”. L’altro segno, ha aggiunto Papa Francesco, “è la capacità di lode: quando un apostolo non vive questa gratuità, perde la capacità di lodare il Signore”. Lodare il Signore, infatti, “è essenzialmente gratuito, è un’orazione gratuita: non chiediamo, soltanto lodiamo”:

“Questi due sono i segni del fatto che un apostolo vive questa gratuità: la povertà e la capacità di lodare il Signore. E quando troviamo apostoli che vogliono fare una Chiesa ricca e una Chiesa senza la gratuità della lode, la Chiesa invecchia, la Chiesa diventa una ong, la Chiesa non ha vita. Chiediamo oggi al Signore la grazia di riconoscere questa gratuità: ‘Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date’. Riconoscere questa gratuità, quel dono di Dio. E anche noi andare avanti nella predicazione evangelica con questa gratuità”.

mercoledì 27 marzo 2013

Fanno pena parrocchie chiuse, bisogna uscire...

 Anche questa mattina nella sua prima udienza generale Papa Francesco mi ha commosso. Ascoltare il suo dire semplice, quotidiano e tanto "vero" ci accarezza il cuore e ci dona quella tenerezza che è capace di farci rinascere. Tra le cose che ha detto questa mattina desidero sottolinearne una: "Fa pena" vedere "tante parrocchie chiuse, bisogna uscire, bisogna andare incontro agli altri per portare la luce e la gioia della nostra fede. Bisogna uscire sempre con l'amore e la tenerezza di Dio".  
Ma non basta. Papa Francesco ha anche sottolineato come la "la casa di Gesù è la gente"  e ha esortato ad ''uscire da noi e andare verso le periferie dell'esistenza. Vivere la Settimana santa andando incontro agli altri, a chi ha più bisogno di aiuto''.
In questo modo sta scrivendo l'enciclica della "povera gente", di chi ogni giorno suda, fatica, si sporca le mani con il lavoro, soffre, spera e vive. Il messaggio di Papa Francesco è chiaro: il Vangelo è vita. L'evagelizzazione passa attraverso la vita quotidiana. Il resto direbbe qualcuno sono "chiacchiere e distintivi".
Gesù ha attraversato la terra di Galilea incontrando le persone, parlando alla gente, mostrando con l'esempio cosa è l'amore. Il resto può avere senso se nella persona che annuncia c'è questo "prius" che "vita quotidiana" con i suoi affanni, i suoi dubbi, i suoi perchè.
Con le parole possiamo fare grandi discorsi, toccare vette di alta teologia (che restano comunque cose importanti e necessaroie) ma se la vita non è toccata dall'amore tutte le parole sono costruzioni sapienti che non toccano il cuore.
Anche noi diaconi che siamo chiamati in maniera specifica al servizio siamo fortemente interpellati da Papa Francesco. La nostra testimonianza per essere credibile ha bisogno di gesti, di azioni, di opere, di vita concreta vissuta tra quanti hanno bisogni materiali e spirituali e "gridano aiuto".
"Nella sua missione terrena - ha osservato papa Bergoglio - Gesù ha percorso le strade della Terra santa, ha chiamato 12 persone semplici perchè condividessero il suo cammino e la sua missione, ha parlato a tutti senza distinzione, ai grandi e agli umili, al giovane ricco e alla povera vedova, ha portato la misericordia di Dio, ha guarito, compreso, dato speranza". Gesù, ha commentato, non vive questo in "modo passivo", ma si consegna con fiducia a Dio". Questo per il cristiano significa che "questa è anche la mia, la tua, la nostra strada" e così vivere la settimana santa è "imparare ad uscire da noi stessi per andare incontro agli altri, per andare verso le periferie dell'esistenza, per primi verso i nostri fratelli e sorelle, soprattutto i più lontani quelli che sono dimenticati, quelli che hanno più bisogno di comprensione e aiuto". La logica della croce, ha spiegato, "non è prima di tutto quella del dolore e della morte, ma quella dell'amore  e del dono di sè che porta la vita" e "entrare nella logica del Vangelo significa uscire da noi stessi, da un modo di vivere la fede stanco e abitudinario, dai propri schemi che finiscono per chiuderci".
"Spesso - ha osservato il Papa - ci accontentiamo di qualche preghiera, di qualche messa domenicale, di qualche gesto di carità, ma non abbiamo questo coraggio di uscire, siamo un pò come san Pietro, che non appena Gesù parla di dono di sè" scappa.
 

giovedì 20 settembre 2012

Fiducia in Dio...(ma quale Dio?).

Il Dio della Bibbia (Salmo 21) non si addormenta e non prende sonno, è come ombra che sempre ci copre, ci protegge, veglia su di noi; è l'Onnipotente, e, "se salgo in cielo, là tu sei; se scendo negli inferi, eccoti ..." (Salmo 139, 1-12) ; è, anzi, colui che "da a tutti la vita e il respiro e ogni cosa" (At 17,25).
Ed è pure Padre, Figlio e Spirito Santo, che, dopo aver "parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi", nella pienezza dei tempi "ha parlato a noi per mezzo del Figlio" (Eb 1, 1-2) e, oggi, continua a parlare sia tramite le Scritture, sia tramite gli avvenimenti e si segni dei tempi.
Più in particolare: è Padre onnipotente, che "crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo" (DV 3/874); Amore sapiente, che "governa a meraviglia l'universo" (Sap 8,1); Provvidenza, che opera perchè tutto "concorra al bene di coloro che lo amano" (Rm 8,28); "l'Alfa e l'Omega, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente!" (Ap 1, 8) e tutti "viviamo, ci muoviamo, ed esistiamo" in lui (At 17,28).
......


sabato 19 febbraio 2011

I diaconi e il loro impegno


Un mio amico prete con il quale conversavo in merito al diaconato e ai diaconi, tra le altre cose mi ha detto. "Fate qualcosa di visibile, qualcosa che vi qualifichi, qualcosa che faccia vedere che siete persone di valore....".

Ci ho pensato un attimo, poi gli ho detto che ai diaconi basta essere persone di relazione capaci di guidare la propria famglia in un tempo e in un contesto nel quale già questo mi sembra una buona testimonianza. ll resto viene da se e non ha bisogno del clamore delle cronache giornalistiche e nemmeno del riconoscimento pubblico sia dentro che fuori la Chesa. Poi il confronto è proseguito su altro ...

Questa mattina, poi sulla mia cittadina, Castelforte, c'era uno splendido sole e la primavera ha iniziato a mostrarsi. Allora sono sceso nel piccolo giardino sotto casa e ho iniziato a vangare il terreno per prepararlo ad accogliere il piccolo orto che da qualche anno cerco di coltivare con mia moglie. Ebbene mi sono tornate in mente le parole del mio carissimo amico prete e mentre riflettevo mi è tornata in mente la Prima lettera a Timoteo dove si parla dei diaconi.
Nel pomeriggio dopo aver fatto visita ad un amico che ha perso la moglie due mesi fa, ho preso tra le mani la Bibbia e sono andato a prendere la lettera a Timoteo per ritrovare il passo dedicato ai diaconi e rileggerlo:

1TM 3, 8-13 "Allo stesso modo (dei vescovi) i diaconi siano persone degne e sincere nel parlare, moderati nell'uso del vino e non avidi di guadagni disonesti, e conservino il mistero della fede in una coscienza pura. Perciò siano prima sottoposti a una prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio. Allo stesso modo le donne siano persone degne, non maldicenti, sobrie, fedeli in tutto. I diaconi siano mariti di una sola donna e capaci di guidare bene i figli e le proprie famiglie. Coloro infatti che avranno esercitato bene il loro ministero, si acquisteranno un grado degno di onore e un grande coraggio nella fede in Cristo Gesù".

Insomma è nella vita quotidiana con la propria famiglia (moglie e figli) che il diacono prima di tutto gioca la sua carta vincente, poi il ministero è una conseguenza logica nella quale non sono chiamati a fare cose grandi ma ad esprimere umilmente la fede nel Dio Padre che è sempre misericordioso e del quale siano chiamati a fidarci e al quale dobbiamo affidarci.

Lo Spirito Santo scrive anche attraverso le strade storte degli uomini. E allora di cosa dobbiamo aver paura? Facciano ciò che credono opportuno a noi spetta il solo compito di saper guidare la famiglia e di esercitare bene il ministero affidato. (Wei mica poco...).

venerdì 21 gennaio 2011

Moralità, giustizia e legalità


"La Chiesa spinge ed invita tutti, soprattutto coloro che hanno responsabilità pubblica di ogni genere e in qualunque settore amministrativo, politico e giudiziario, ad assumere l'impegno di una più robusta moralità, di un senso di giustizia e di legalità".
Sono queste alcune parole espresse dal Segretario di Stato del Vaticano Card. Tarcisio Bertone nella giornata di ieri e che invitano TUTTI ad una profonda riflessione.
La crisi morale che accompagna una crisi economica e, direi sociale, rappresenta, in questa fase storica, un tratto distintivo che si riflette in maniera forte e profonda sul vissuto concreto di tutti noi.
Mi sono chiesto, come diacono, cosa fare. Il diacono è, tra l'altro, ministro della carità, chiamato a servire, soprattutto i poveri e le povertà. Nella categoria delle povertà non ci sono, evidentemente, solo quelle materiali ma anche quelle morali. Ecco allora che l'appello del Cardinal Bertone ci riguarda tutti a tutti i livelli. Ciascuno è, quindi, chiamato a fare la sua parte nella propria realtà di vita cercando di evidenziare, con la propria testimonianza, quei valori che danno senso alla vita. Inoltre è vero che non siamo chiamati a condannare ma non possiamo far finta di niente o peggio ancora, come mi è capitato di sentire, giustificare certi tipi di atteggiamenti. Ciò è ancora più grave quando questo tipo di comportamenti viene posto in essere da persone al centro dell'attenzione. Il loro stile di vita potrebbe essere preso come modello. In questi casi è chiaro che occorre maggior senso di responsabilità da esprimere attraverso comportamenti adeguati. Tali comportamenti non escludono l'uscita dalla scena pubblica e se ne esistono i presupposti la necessità di esprimere una difesa al fine di chiarire i fatti.

lunedì 5 ottobre 2009

Un Papa "nero"


Un Papa "nero" é solo una ipotesi e già è rimbalzata tra i vari media solleticando attenzioni. Mi chiedo ma cosa c'è di strano? Credo veramente nulla ma il clamore che la frase del cardinal Turkson sta destando da un lato non mi stupisce dall'altra mi conferma quale è la realtà della nostra situazione socio-culturale.

Turkson è ghanese come del Ghana è anche Kofi Annan già segretario generale dell'Onu; di origine africana, viene sottolineato, è ancbe Obama...

Io proverei a ragionare soprattutto in termini di Spirito Santo. Mi sembra più appropriata questa chiave di lettura che qualche altra ma "il mondo" ci prova sempre a dire (e a scrivere) la propria "versione" nella coscienza degli uomini.

Mi piace anche ricordare che la riconsegna del diaconato alla Chiesa nel corso del Concilio Vaticano II ha avuto tra le sue ragioni anche un certo legame con l'evangelizzazione dell'Africa. Tutto ciò per dire che dobbiamo essere aperti a ogni indicazione dello Spirito, la Chiesa e la sua sempre più ampia mondializzazione forse può aiutare veramente un ritorno alle orgini che, nella Tradizione, favorisca la diffusione del Vangelo a tutti gli uomini.

Bello, però, questo inizio del Sinodo dell'Africa...

lunedì 3 agosto 2009

Convegno nazionale dei diaconi


E' iniziato oggi il XXII Convegno Nazionale dei Diaconi che quest'anno si tiene San Giovanni Rotondo. Io insieme ad altri diaconi della Arcidiocesi di Gaeta vi parteciperemo il 5 e il 6 agosto. Sarà un momento importante di contatto con uno spaccato dei diaconi che almeno una volta anno cerca di riflettere su aspetti importanti del minustero. Quest'anno la Comunità del diaconato in Italia presieduta da Enzo Petrolino lo ha dedicato alla seguente tematica: Diaconato e stati di vita: dal discernimento alla formazione.
Si tratta di due aspetti (discernimento e formazione) sui quali una riflessione comune può aiutare a trovare strade capaci di essere percorse con maggiore sicurezza. Merita, inoltre, di essere sottolineato che su queste stesse tematiche si è riunita, lo scorso novembre, la Commissione Clero e vita consacrata della Cei (allargata ai delegati diocesani e a qualche diacono) alla quale ho avuto la fortuna di partecipare.
Invito tutti i diaconi che si affacciano su questo blog a pregare perchè questo Convegno sia fruttuoso e produca un confronto che faccia nascere nella Chiesa una sempre maggiore consapevolezza del ministero diaconale e quindi dell'importanza sia del discernimento che della formazione. Su questi due aspetti si gioca tanto della storia del diaconato.

domenica 12 aprile 2009

Dalla croce spoglia al Cristo risorto




_La croce è spoglia. Il crocifisso non c'è più, è risorto. E' questa la grande notizia che abbiamo appreso all'alba di questa giornata che ha cambiato la storia del mondo. L'uomo che avevamo inchiodato al legno della croce e poi rinchiuso nel sepolcro non è più dove lo avevamo deposto ma vive con il suo Spirito nei nostri cuori.


Incredibile per l'uomo che della ragione ha fatto il suo unico credo; una fantasia della nostra mente che pur di avere una consolazione in questa valle di lacrime ha creato questo mito; un modo come un altro per dare una risposta alla nostra sete di verità.


E' proprio così? Oppure è vero l'esatto contrario e cioè che proprio quell'uomo chiamato Gesù e che abbiamo imparato conoscere come il Figlio di Dio è veramente risorto. Una parte del pensiero del nostro tempo ritiene che il cristianesimo sia tutta una costruzione teologica e che la storia concreta è andata diversamente. Noi crediamo, invece, che la verità sia quella della nostra Fede. Una fede che, come ben sappiamo, è dono di Dio, verità profonda e intima, certezza assoluta e luce ai nostri passi.

In questo giorno della Pasqua cristiana la mia preghiera forte e intensa è che il dono della fede possa veramente raggiungere tutti i cuori degli uomini sostenendo i passi di ciascuno. Auguri


lunedì 16 febbraio 2009

Il dolore e la sofferenza


« Le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria che deve rivelarsi in noi » (Romani, 1,18).
Oggi vorrei parlare del dolore e delle sofferenza. Per me si tratta di presenze "misteriose" che ci attraversano e ci toccano in maniera profonda non solo nel corpo ma anche nello spirito. Cercare un senso a questo mi è veramente difficile. Siamo di fronte al grande problema del male. Perchè Dio lo permette? Perchè proprio a noi? Perchè proprio a me? Sono domande ricorrenti nell'uomo, credo, di ogni condizione ma che ciascuno vive in se stesso con una tensione e una sofferenza che è lacerante.
La Sacra Scrittura ci offre il Libro di Giobbe che passa da una vita agiata e ricca ad una vita piena di dolori e di sofferenze della più varia natura. Accetta, si ribella, continua a sperare e ad avere fede e solo alla fine, duramente provato, trova una ricompensa. Ma quanti di noi sono o sarebbero capaci di tanto? A volte ti viene voglia di gettare la spugna e lo faresti veramente. Ti viene voglia di fuggire in un altro posto. Un posto lontano dove non conosci nesssuno e nessuno di conosce. Credo che sia una tentazione comune. Ma servirebbe? Il dubbio ci arrovella la mente e non ci consente di ragionare. Credo che sono questi i momenti nei quali abbiamo tanto bisogno del Signore e di gridare: "Dove sei?. Non mi abbandonare. Ho bisogno di te, perchè solo tu mi puoi salvare prima nello spirito e poi, (se vuoi) anche nel corpo". Il brano del vangelo di Marco che abbiamo letto in Chiesa ieri mattina, VI domenica del tempo ordinario, ci racconta proprio la storia del lebbroso che è guarito nel fisico. Ma prima di questa guarigione è stato accolto da Gersù nonostante che la società lo avesse "emarginato" a causa della sual malattia.
Piccola invocazione:
"Signore preservaci dal dolore e dalla disperazione. Fatti abbracciare attraverso un amico che sappia riconoscere il mio dolore e la mia sofferenza e sappia e voglia aiutarmi. Ognuno ne ha tanto bisogno. Signore aiutami a non perdere la fede".
E' una invocazione, questa, che non possiamo mai cessare di dire e che dobbiamo essere sostenuti a ripetere incessantemente.

venerdì 19 dicembre 2008

Cambio parrocchia e inizio un nuovo ministero


Rendo Grazie al mio Vescovo Mons. Fabio Bernardo D'Onorio che mi consente di obbedire alla volontà del Padre che si è fatto presente attraverso il Suo discernimento. E' una gioia profonda dire "eccomi" ed è quello che è accaduto a me e a tutti i diaconi della Chiesa che è in Gaeta.
Nelle scorse settimane, infatti, il nostro Arcivescovo, dopo aver provveduto ad un primo avvicendamento dei sacerdoti diocesani (circa 10 presbiteri hanno saputo dire il loro "eccomi" al Vescovo) è ora la volta dei diaconi. A 20 diaconi su 26, l'Arcivescovo ha chiesto un servizio in un'altra parrocchia e tutti hanno risposto "eccomi". E' veramente una gioia avere la possibilità di accogliere la volontà della Chiesa e fare ciò che la Chiesa chiede di fare. I diaconi all'unisono hanno colto questa straordinaria opportunità e la stanno vivendo con uno spirito di profonda comunione ecclesiale. Un esempio di disponibilità e di "obbedienza" che attesta il grande amore per la Chiesa che i diaconi esprimono nella concretezza del quotidiano.
Il progetto dell'Arcivescovo Mons. D'Onorio è stato ufficializzato nei giorni scorsi dopo una condivisione prima con i diaconi e poi con i parroci di provenienza e di destinazione. Successivamente la comunicazione ha raggiunto il Consiglio dei Presbiteri e i Consultori. Al fine di dare maggiore solennità all'evento che è un fatto nuovo per la Chiesa diocesana di Gaeta, l'Arcivescovo ha voluto che il mandato fosse pubblico e conferito all'interno di una solenne celebrazione eucaristica nel giorno di Santo Stefano, diacono e martire, alle ore 11.00 nella Chiesa di San Nilo in Gaeta.
Pur essendo stato chiamato, come tutti i confratelli a lasciare la parrocchia di orgine, nella quale sono cresciuto e nella quale ho svolto il mio primo anno e mezzo di ministero diaconale assaporo la gioia di un'attenzione e di una premura che sostiene il diaconato e i diaconi nel loro servizio alla Chiesa e ne rendo grazie a Dio.

giovedì 20 novembre 2008

Concluso il Seminario sui diaconi tenutosi a Ciampino

Si è concluso ieri il Seminario organizzato dalla Commissione Episcopale per il Clero e la Vita Consacrata su "Il diaconato permanente nella Chiesa italiana oggi" che aveva per tema: "Criteri di discernimento e itinerari di formazione". Il seminario è il primo che la CEI, dopo otto anni, promuove sul diaconato e ha rappresentato un vero e proprio evento.
I tre giorni (dal 17 al 19 novembre 2008) hanno permesso di fare un fotografia sulla situazione del diaconato in Italia. Già questo un risultato di grande pregio. A questo, però, si aggiungono altri risultati di grande importanza che aprono luci di speranza sul futuro. Questa attenzione dei Vescovi sui diaconi è bello e sostiene il servizio che i diaconi ogni giorno pongono in essere come risposta alla "vocazione" ricevuta. Tutto ciò premesso sul sito http://www.ildiaconato.it/ nell'area "Dibattito Diaconato" è stata aperta una sezione dedicata al seminario nella quale sono già state inserite una cronaca sintetica sul convegno e tre interviste realizzate nel corso dei lavori.

venerdì 7 novembre 2008

Che fare se il diacono è relegato a funzioni marginali?

A proposito dell'esercizio del ministero del diacono, mons. Vincenzo Apicella in quella sua relazione datata 1999 afferma: "Vale la pena riportare a questo punto quanto è affermato dal Direttorio pontificio di recente emanazione "Spetta soltanto ai vescovi, i quali reggono ed hanno cura delle chiese particolari, conferire ad ognuno dei diaconi l'ufficio ecclesiastico a norma del diritto.., è di grandissima importanza che i diaconi possano svolgere il loro ministero in pienezza, nella predicazione, nella liturgia e nella carità, e non vengano relegati ad impegni marginali, a funzioni meramente suppletive, o a impegni che possono essere ordinariamente compiuti dai fedeli non ordinati. Solo così i diaconi permanenti appariranno nella loro vera identità di ministri di Cristo e non come laici particolarmente impegnati nella vita della Chiesa. Per il bene del diacono stesso e perché non ci si abbandoni all'improvvisazione, è necessario che l'ordinazione si accompagni ad una chiara investitura di responsabilità pastorale (n.40)".

Appare di grande interesse questa sottolineatura che Mons. Apicella fa circa il fatto che i diaconi "non vengano relegati ad impegni marginali, a funzioni meramente suppletive, o a impegni che possano essere ordinariamente compiuti dai fedeli non ordinati". Mi chiedo se ciò avviene cosa fare? Come comportarsi? E Voi cosa fareste di fronte a queste situazioni?

sabato 1 novembre 2008

Una Chiesa senza diacono è un corpo menomato

"Una chiesa locale, leggi diocesi e parrocchia (S. C. 41 -42), senza diacono è un corpo menomato e amputato, privo di un elemento costitutivo della sua stessa struttura". Lo scrive l'attuale Vescovo di Velletri - Segni, Mons. Vincenzo Apicella nel 1999 quando ricopriva l'incarico di Vescovo ausiliare di Roma in una riflessione elaborata sulla situazione del Diaconato permanente nella Diocesi di Roma e che ha per titolo: "RAPPORTO TRA PRESBITERI E DIACONI PERMANENTI". Questo scritto che si può leggere per intero nell'area "Dibattito diaconato" di questo blog l'ho riletto in questi giorni e mi piacerebbe farne dono a tutti i presbiteri che hanno la fortuna di avere nelle proprie parrocchie la presenza di un diacono.
Si tratta di una riflessione dalla quale trarrò nei prossimi giorni altri spunti per inserire nuovi post. Ci sono, infatti, una serie di considerazioni che mi sono molto piaciute e che vorrei divenissero patrimonio sempre più condiviso da parte dei presbiteri.

sabato 25 ottobre 2008

Mario Elpini e la sua tesi sul diaconato



Mario Elpini, diacono permanente dell'Arcidiocesi di Gaeta ha conseguto il Diploma il Scienze Religiose presso l'Istituto di Scienze Religioso "Mons. Lorenzo GARGIULO” discutendo la tesi "CHIAMATI A SERVIRE", dissertazione sull’Ordine Sacro, in particolare il Diaconato Permanente. Relatore il Prof. Erasmo Matarazzo.
Per libera disposizione di Mario la tesi è pubblicata su questo blog nell'area dibattito diaconato, (http://documentidiaconi.blogspot.it/) e sul sito http://www.ildiaconato.it/
Mario Elpini è nato e vive ad Ausonia (FR) dove presta il servizio diaconale nelle tre parrocchie di San Michele Arcangelo, Santa Maria del Piano e Santi Bartolomeo Apostolo e Antonio da Padova.
Mario è sposato di Catherine e ha quattro figli: Manuela, Gianluca, Francesca e Maria Letizia. A Lui giungano i migliori auguri miei e di tutta la famiglia.

giovedì 16 ottobre 2008

In memoria di Giovanni Paolo II

Esattamente trenta anni fa, il 16 ottobre 1978, il Cardinale Wojtyla diveniva Giovanni Paolo II. Vorrei, oggi, farne memoria riproponendo qualche stralcio del suo discorso durante il giubileo dei diaconi permanenti nel febbraio 2000, tenuto nell'aula Paolo VI alla presenza della venerata reliquia del diacono martire S. Lorenzo. Questo discorso è anche l'ultimo, importante, intervento del magistero sul diaconato permanente.


“Carissimi diaconi! ... Siate attivi apostoli della nuova Evangelizzazione portate tutti a Cristo! Si dilati, grazie anche al vostro impegno, il suo Regnò nella vostra famiglia, nel vostro ambiente di lavoro, nella parrocchia, nella Diocesi, nel mondo intero!
La missione, almeno quanto ad intenzione e passione, deve urgere nel cuore dei sacri ministri e sospingerli fino al dono totale di sé. Non arrestatevi davanti a nulla, proseguite nella fedeltà a Cristo, seguendo l'esempio del diacono Lorenzo, la cui venerata ed insigne reliquia avete voluta qui, per questa occasione. Anche ai nostri tempi non mancano persone che Dio chiama al martirio cruento; molto più numerosi, però, sono i credenti sottoposti al ”martirio“ dell'incomprensione. Non si turbi il vostro animo per le difficoltà ma, al contrario, cresca nella fiducia in Gesù che ha redento gli uomini mediante il martirio della Croce
Cari diaconi inoltriamoci nel nuovo millennio insieme a tutta la Chiesa, che spinge i suoi figli a purificarsi, nel pentimento da errori, infedeltà, incoerenze, ritardi. I primi ad offrire l'esempio non potrebbero non essere i ministri ordinati: Vescovi, Presbiteri, Diaconi. Questa purificazione, questo pentimento sono da intendersi soprattutto in riferimento a ciascuno di noi personalmente. Vengono interpellate in primo luogo le nostre coscienze di sacri ministri operanti in questo tempo.
Cari Diaconi alcuni di voi sono forse affaticati per gli impegni gravosi, per la frustrazione a seguito di iniziative apostoliche non riuscite, per l'incomprensione di molti. Non perdetevi di coraggio! Abbandonatevi fra le braccia del Cristo: Egli vi ristorerà. Sia questo il vostro Giubileo: un pellegrinaggio di conversione a Gesù.”

giovedì 9 ottobre 2008

Perche i diaconi non siano "Chierichettoni"


Una prima riflessione circa il servizio dei diaconi nelle parrocchie arriva dal diacono Ermanno Ballestracci di Pontassieve (FI). Il diacono Ermanno interviene a proposito del dibattito aperto su "Settimana" (periodico delle dehoniane) da don Giovanni Giovini e che ha il significativo titolo: "Li vogliono "chierichettoni" o diaconi davvero?".
"Parto da una provocazione -scrive il diacono Ermanno Ballestracci-: quando, in particolare tra il clero, sanno e riflettono sulla vocazione diaconale, che conosce, rispetto a tutte le altre vocazioni, una consistente crescita nella chiesa? Non dovrebbe essere l'ora e il motivo -si chiede- di una responsabile e seria riflessione per tutti i credenti, ad ogni livello che, mentre le vocazioni sacerdotali e religiose sono in calo costante, così non accade per le vocazioni diaconali?
Alcuni dati: dal 2000 al 2005 in America la crescita è stata del 18%, in Europa del 24%, in Oceania del 27%, in Asia del 10%, in Africa del 36%.
I diaconi permanenti nel mondo sono circa 33.000, in Italia poco più di 3000.
Gli Stati Uniti sono la nazione che conta il maggior numero di diaconi, circa 13 mila, presenti sia nella vita sociale che in quella ecclesiale: ambito interculturale, famiglia, ecumenismo e giustizia sociale... Tutti campi dell'apostolato riconducibili all'originaria misisone di servizio del diacono.
Tutto questo è certamente opera dello Spirito Santo che, attraverso l'autorevole insegnamento del concilio Vaticano II, ha voluto fosse ripristinato questo ministero di servizio, ma...quanti nella chiesa, soprattutto i parroci, che sono più "di frontiera" nell'evangelizzazione, accolgono il diacono come dono di Cristo servo nella pastorale ordinaria?
Purtroppo la realtà evidenzia che essi faticano ad accogliere questo ministero ordinato. Le cause possono essere molteplici, a partire dalla formazione che i futuri presbiteri ricevono nei seminari, ma non si può continuare a non prendere in seria considerazione questo ministero, perchè lo Spirito soffia dove vuole. Non tenerlo nella dovuta attenzione è un peccato.
Ciò è messo ben in evidenza dall'intervento di don Giovanni Giavini quando si chiede: "Li vogliono chierichettoni o diaconi davvero?". Don Giovanni evidenzia lo specifico del diaconato nel servizio alla responsabilità pastorale e nella collaborazione ufficiale al ministero della guida pastorale dove dovrebbe essere investito stabilmente nel settore della famiglia, del quartiere, degli anziani, nella Caritas..., ambiti intuibili nelle parole di San Paolo nella sua prima lettera a Timoteo.
Con piena convinzione per i miei 25 anni di esperienza di servizio, mi sento di affermare che, senza una qualche diretta "responsabilità" pastorale, pur in comunione con quella del parroco, è difficile far uscire i diaconi dall'essere "chierichettoni". Concordo pienamente con don Giovanni quando vede il rischio di nullificare questo ministero e i riscontri sono generalmente positivi. La conclusione di don Giovanni Giavini è anche la mia: "Allora avrà senso anche il suo apparire nelle liturgie".
Le parole "Non abbiate paura" spesso pronunciate dai vertici della chiesa, le rivolgerei in particolare ai preti, affinchè accolgano i diaconi come dono del Signore alla sua chiesa.
Sono grato a don Giovanni Giavini e a quanti, come lui, hanno compreso e credono in questo ministero"

Fin qui le parole del confratello diacono Ermanno Ballestracci di Pontassieve (FI) che ho voluto riportare per intero e che appaiono molto condivisibili. Dico questo nonostante che, in questo mio primo anno di ministero diaconale, ho concretamente avuto la possibilità di svolgere un servizio di responsabilità per la Chiesa diocesana avendo ricevuto, prima da S.E. Mons. Pier Luigi MAZZONI (ora Arcivescovo emerito di Gaeta) e ora confermato da S.E. Mons. Fabio Bernardo D'Onorio la responsabilità della Radio diocesana. La Radio, infatti, è un significativo strumento di comunicazione che ha un importante impatto anche pastorale. Ciò mi ha messo di fronte a delle responsabilità che sto cercando, con l'aiuto dello Spirito Santo, di onorare per il bene della Chiesa. Quindi se a livello diocesano l'attenzione al diaconato è buona, non altrettanto, mi sembra, accade nelle parrocchie dove, le constatazioni del confratello diacono Ermanno sono, purtroppo, condivisibili.

lunedì 6 ottobre 2008

Ho incontrato Klaus, diacono tedesco

Oggi pubblico il racconto di questo incontro. Forse è un po' lungo ma considerata l'importanza che ha per me approfitto della vostra pazienza e lo inserisco per intero.



(Nella Foto da destra il diacono Olindo, il diacono Klaus, il diacono Mario e io).



Lo accompagna Olindo Mariani, diacono della Diocesi di Latina. Lui, Klaus Roginger, 47 anni compiuti proprio oggi 9 ottobre 2008, è un diacono tedesco della Diocesi di Colonia in Germania che da qualche giorno è arrivato in Italia con la moglie Hildegund e i suoi due figli Mathea di 14 anni e Magnus di 15 anni. Con Klaus ci conosciamo tramite mail avendo lui scovato in internet prima il mio blog (http://diaconi.blogspot.com/) e poi il sito dedicato ai diaconi permanenti (http://www.ildiaconato.it/) che da qualche tempo ho lanciato nella rete e che curo personalmente con l’ambizioso obiettivo di realizzare un punto d’incontro virtuale per tutti i diaconi d’Italia.
Klaus è stato ordinato diacono il 15 novembre 1997 e presta il suo servizio ministeriale in cinque parrocchie di due cittadine distanti circa 40 chilometri da Colonia. Proprio quella Diocesi di Colonia che il 28 aprile 1968 vide l’ordinazione dei primi cinque diaconi della storia contemporanea. Proprio quella diocesi affidata a S.E. Mons. J. Frings che nel 1962, durante i lavori del Concilio si era dichiarato contrario alla restaurazione del diaconato. Ebbene Klaus, propriene proprio da quella diocesi e in questi giorni è ospite di Olindo a Terracina con la sua famiglia per una vacanza e non appena ha maturato l’idea di venire da queste parti ha pensato che fosse il momento giusto per incontrarci. Una bella iniziativa in quanto ci consente di aprire le nostre reciproche conoscenze con uno sguardo al diaconato su una dimensione europea.


Ci incontriamo sulla superstrada Formia/Cassino sabato 4 ottobre alle 10.00 per andare insieme a fare una visita all’Abbazia di Montecassino. Insieme a noi c’è la sua famiglia al completo, c’è il diacono Olindo Mariani e, invitato all’ultimo momento, il diacono Mario Elpini di Ausonia, la cui sorella per qualche anno ha abitato in un paesino proprio della diocesi di Colonia.
L’incontro è un abbraccio di simpatia reciproca fra tutti. Un momento bello di fraternità diaconale che abbiamo cercato e voluto e che ora riusciamo a concretizzare.
Questa occasione di incontro è molto importante in quanto ci consente di conoscere da vicino la realtà del diaconato tedesco dove il movimento per il ripristono di questo ministero aveva preso le mosse già all’indomani dell’ultimo conflitto mondiale. Furono proprio alcuni sacerdoti e laici tedeschi a lanciare questa ipotesi prima del Concilio Vaticano II. Ricordiamo fra tutti il gesuita O. Pies, i laici j. Hornef e H. Kramer e il sacerdote W. Schamoni. Tra questi già nel 1951 fu Kramer a fondare la prima Comunità del Diaconato a Friburgo. Poi, nel 1954 ne nacque un'altra a Monaco con il fattivo appoggio dell’Arcivescovo J. Dopfner e del teologo K. Rahner.
Tutto ciò per dire quanto sia stata rilevante per la storia del diaconato il movimento originato in Germania e quanto, ancora oggi, per molti versi, la realtà tedesca offre motivo di riflessione per l’evoluzione e le prospettive del diaconato così come tratteggiate dalla Commissione Teologica Internazionale in un noto documento del 2003. Proprio questo documento, infatti, riconosce un forte sviluppo del diaconato nei paesi industrializzati del Nord, tra i quali la Germania.
Ecco allora il grande interesse ad entrare in contatto con il mondo tedesco che, occasionalmente, l’amico diacono Klaus permette di realizzare come primo approccio per una conoscenza più ampia e necessaria.
Klaus, che presta il suo servizio ministeriale in cinque parrocchie, è un diacono a “tempo pieno”. “Dopo l’ordinazione –ci racconta- ho lasciato il mio lavoro di insegnante e sono stato inviato, come diacono permanente, in alcune parrocchie dove collaboro con il parroco. Questo mio primo servizio l’ho svolto per otto anni. Poi –prosegue- nel 2005 mi è stato chiesto di trasferirmi in un altro luogo. In particolare, insieme alla mia famiglia vivo nella canonica della parrocchia di St. Elisabeth nella cittadina di Neuss. Collaboro con il parroco che cura altre quattro parrocchie. Il mio servizio si svolge in tre di queste parrocchie. Oltre a St. Elisabeth dove vivo, sono impegnato anche nelle parrocchie di St. Hubertus e St Martinus tutte e tre nel Comune di Neuss e contano complessivamente 8.000 abitanti. Ma, come dicevo, il mio parroco ha anche altre due parrocchie: una sempre nel Comune di Neuss, St Stephanus e una nel Comune di Korschenbroich-Glehn, intitolata a St. Pankratius. Con il parroco collaborano anche due cappellani e due laici che hanno studiato teologia. In totale la popolazione delle cinque parrocchie ammonta a circa 14.000 abitanti di cui almeno la metà è cattolica”.
Nel mentre Klaus mi racconta queste cose ci avviciniamo all’Abbazia di Montecassino. Siamo ai piedi della montagna e abbiamo già avuto modo di osservarla nella sua imponenza.
Klaus è attento al paesaggio e con curiosità getta lo sguardo alla storica Abbazia. Io gli spiego che il nostro Arcivescovo S.E. Mons. Fabio Bernardo D’Onorio è stato, fino allo scorso anno l’Abate e che ora il Santo Padre ha voluto donarlo alla Chiesa Gaetana. Lui annuisce e mi chiede notizie sulla storia di Montecassino. Nel mentre ci inerpichiamo sulla montagna provo a delineare alcune tappe della lunga e gloriosa storia del Monastero Benedettino culla e faro della cultura europea. Klaus appare veramente contento e meravigliato. Solo alla fine fornisco qualche breve cenno alla tragedia della seconda guerra mondiale e alla straordinaria opera di ricostruzione che è stata compiuta in questi decenni.
Ma eccoci all’ingresso del grande complesso architettonico che compone l’Abbazia. Ogni volta che si sale quassù, un brivido di emozione mi assale al solo pensiero della storia che ha attraversato queste spesse mura di pietra. Nel frattempo arriva un acquazzone che ci impedisce di scendere dall’automobile. E’ l’occasione per riprendere il colloquio sulla realtà del diaconato in Germania e ascoltare la sua esperienza.
Klaus racconta che nelle tre parrocchie dove lui presta il suo servizio amministra i battesimi, (quasi tutti celebrati fuori dalla messa), presiede al rito funebre nei giorni del giovedì e del venerdì e spesso ha celebrato anche i matrimoni. “E’ un servizio molto accettato dalla gente –dice Klaus- qui nessuno si meraviglia che sia un diacono ad impartire questi sacramenti e una volta al mese ho il compito di tenere le omelie in tre parrocchie. Anche questa –aggiunge- una bella esperienza che la gente apprezza. Tutto ciò è il frutto di una azione pastorale che la Chiesa porta avanti con convinzione”.
Intanto la pioggia è terminata e ci avviamo all’entrata. Il cancello è aperto e tutto il gruppo composto dalla famiglia di Klaus, da me e dagli amici Olindo e Mario ci avviamo verso l’entrata e il primo chiostro dell’Abbazia. Klaus è colpito dall’imponenza e dalla semplice bellezza di questo luogo così ricco di storia, di cultura e di arte. Per tutta la mattinata facciamo la nostra visita nel corso della quale non manca una capatina al negozio dei souvenir e all’antica erboristeria.
Verso le 12.30 siamo in macchina sulla strada del ritorno e cogliamo questa opportunità per riprendere il discorso sul servizio che svolge nelle parrocchie dove è stato inviato. “Oltre a curare la gestione delle tre parrocchie, guido le catechesi per le famiglie e quella per la 1° comunione che dura un semestre. Inoltre il venerdì porto la comunione agli ammalati. Tutto ciò, comunque, -prosegue Klaus- è in piena collaborazione con il parroco don Michael Tewes che ha 44 anni e che condivide la realtà del diaconato sostenendola e promuovendola con determinazione”.
Nel frattempo giungiamo presso la mia abitazione a Castelforte dove ho l’occasione di presentarli mia moglie Franca e i figli Domenico e Lucia. Per il pranzo ci raggiunge anche don Cristoforo Adriano, il parroco di San Giovanni Battista in Castelforte, e don Gustavo un sacerdote del Congo che è qui per aiutare nelle celebrazione. Nel corso del pranzo prosegue la conversazione e nel tardo pomeriggio Klaus e la famiglia accompagnato da Olindo (diacono di Priverno) ci lasciano per far ritorno a Terracina.


Ci rivedremo il giorno seguente presso l’Abbazia di Casamari dove abbiamo partecipato insieme (la sua famiglia, la mia e quella di Olindo) ai Vespri della domenica cantati dai monaci cistercensi. Anche questo un incontro arricchente. Ci lasciamo con la promessa che lui una volta in Germania mi invierà una relazione più dettagliata della sua esperienza diaconale e daremo un seguito e un futuro a questa bella amicizia che ci unisce nella fraternità diaconale.

mercoledì 1 ottobre 2008

I diaconi per i diaconi. Crescere insieme.



Il sito http://www.ildiaconato.it/ sta crescendo. In questi giorni sono stati inseriti altri contributi da parte dei diaconi (vedi link Liturgia - Come comportarsi in Chiesa a cura del diacono Pasquale Esposito). Inoltre è stata inserita una omelia del Vescovo di Reggio Emilia S.E. Mons. Adriano Caprioli dal titolo "Il coraggio di credere" che, tra l'altro, mette a fuoco l'esigenza di credere nel diaconato. Inoltre viene data notizia del seminario che la CEI sta dedicando al diaconato e che si terrà dal 17 al 19 novembre 2008 che ha per tema "Criteri di discernimenti e itinerari di formazione".

La collaborazione è aperta al contributo di tutti i diaconi ma anche di altri che desiderano sostenere l'esigenza di una maggiore conoscenza e approfondimento teologico del diaconato.

mercoledì 4 giugno 2008

E' stato un sacerdote mio carissimo amico a segnalarmi che su un sito internet era stato pubblicato un servizio sulle dichiarazioni che S.E. Mons. Luca Brandolini aveva rilasciato a proposito del diaconato permanente. Ve lo propongo qui di seguito perchè mi è sembrato di particolare interesse.

lunedì 02 giugno 2008
Il Vescovo Luca Brandolini ricorda a Picinisco il significato e l'importanza del diaconato
Questa mattina nella Chiesa matrice di San Lorenzo
Luca Brandolini con le Autorità presenti (F.to Sergio Andreatta)
Picinisco: Da: www.andreatta.it
"I miei occhi, le mie orecchie, le mie mani... ecco che cos'è un diacono. Là dove non arrivo io, perché non posso materialmente arrivare a tutto, lì arriva il mio diacono" dice con convinto e convincente fervore il Vescovo Brandolini.
Non era né vescovo né sacerdote ma soltanto un diacono che assisteva il vescovo nei suoi uffici e nelle funzioni liturgiche. Siamo nell'antica Roma imperiale di 1750 anni fa. Si ricorda, così, quest'anno il martirio del protodiacono Lorenzo, avvenuto a Roma nel 258 d.c. sotto l'imperatore Valeriano. L'evento si celebrerà con particolare solennità il 10 agosto prossimo in molte parti dell'Italia e del mondo. In provincia di Frosinone anche ad Amaseno (Diocesi di Frosinone), dove la tradizione vuole custodita un' ampolla con il sangue del santo che ad ogni ritorno di ricorrenza si comporta chimicamente (liquefazione) come quella di S.Gennaro a Napoli e a Picinisco (Diocesi di Sora) dove già nel XIII venne eretta un'importante chiesa matrice. E a Picinisco c'è questa anteprima di oggi. Davanti alle reliquie poste sull'altare e ad una statua lignea secentesca restaurata e che andrà in "peregrinatio" nelle case il Vescovo Luca Brandolini di Sora-Aquino-Pontecorvo, ricorda l'ufficio antico del diaconato. In tre passi neotestamentari (Filippesi 1:1; 1 Timoteo 3:8,12) i diaconi (dal greco, diákonos, "servitore") compaiono sempre in stretto collegamento con i vescovi. Nella Chiesa antica, il diacono era l'assistente del vescovo, responsabile soltanto davanti a lui, che l'aveva ordinato, dei servizi di carità che rendeva continuando a vivere nella sua famiglia e in società. "Il diaconato ebbe inizio quando sette uomini, tra cui il protomartire S.Stefano, furono ordinati dagli apostoli perché servissero alla "mensa del vescovo" (Atti degli Apostoli 6:1-7) e assicurassero assistenza alle vedove, agli orfani e ai poveri". Seguendo questa tradizione, il numero dei diaconi che assistevano un vescovo fu a lungo limitato simbolicamente a sette; a Roma i sette diaconi si occupavano delle proprietà della diocesi e finirono con l'esercitare anche un potere amministrativo notevole. Nel Medioevo, tuttavia, il diaconato perse questa funzione e questa preminenza, divenendo solo uno degli ordini maggiori, un gradino sulla via del sacerdozio. Recentemente, anche a seguito della crisi di vocazioni sacerdotali, la Chiesa cattolica ha inteso ripristinare parte della dignità di questo antico ufficio creando diaconi permanenti, che dedicano molto tempo all'aiuto del vescovo (sono ben 17 nella Diocesi di Sora) e dei ministri in una parrocchia ma che vivono, poi, e si guadagnano da vivere con il normale esercizio della loro professione.L'atto liturgico posto principalmente in relazione con il diacono, il più visibile, è la lettura del Vangelo durante la celebrazione dell'Eucaristia ma, in realtà, il diacono svolge oggi funzioni di sostegno molto importanti e meno visibili alla gente. "I miei occhi, le mie orecchie, le mie mani...(mentre pronuncia queste parole osservo le mani tremanti per il parckinson di questo straordinario presule), ecco che cos'è un diacono. Là dove non arrivo io perché non posso materialmente arrivarci, lì arriva il mio diacono" dice con convinto e convincente fervore il Vescovo Brandolini. In realtà la sua è una bellissima figura (detto da me che sono uno spirito laico, provengo da tutt'altra parte della Regione e sono oggi qui presente per caso), come trovo bellissima ancora una volta la sua omelia dalla parte dei poveri, degli emigranti, degli ammalati ( e qui ricorda il libro sulla storia degli "ospitali", l'ultimo e non ancora edito, scritto dal concelebrante mons. Dionigi Antonelli), di chi ha bisogno e di cui la Chiesa di oggi come dell'antichità deve tornare ad occuparsi con più forte e vibrante impegno. Sono tante le povertà di oggi che elenca, evocando con cuore la dignità degli immigranti, i tanti i bisogni di una spiritualità moderna. Un vescovo anziano, che compirà 75 anni la prossima notte di Natale, fragile e dalla parte dei deboli, dei fragili che nel giorno della Festa della Repubblica Italiana, in Chiesa, (quasi a voler chiedere scusa per una usurpazione del religioso sul civile almeno in questa circostanza) ricorda, amando ricordarle, le espressioni del Capo dello Stato italiano, Giorgio Napolitano, per il rispetto delle dignità di tutti, contro il "pericolo di una regressione civile". A non essere intolleranti verso gli altri, memori delle emigrazioni di tanti uomini e donne di questa Valle di Comino verso i paesi dell'estero. In conclusione il parroco, l'abate don Antonio Molle anche rettore del Santuario del Canneto, ha ricordato, così, di essere appena rientrato dalla Scozia, da Glasgow, insieme con il sindaco ing. Giancarlo Ferrera dove si erano portati per stringere ulteriori vincoli con la comunità degli affermati oriundi piciniscani e da dove è potuto tornare con una generosa borsa di solidarietà a favore delle molte opere della parrocchia. E davanti al Vescovo e a un'assemblea molto partecipata ha brillato oggi, nella curata esecuzione dei brani musicali del suo repertorio, la valente Corale di San Lorenzo. Sergio Andreatta

venerdì 23 maggio 2008

Riflessioni di un presbitero sul diaconato

Ogni tanto mi piace rirovagare in internet. In uno di questi miei giretti mi sono imbattuto nella lettera che desidero commentare insieme a voi. E' stata scritta da un sacerdote "anziano" (81 anni). Leggendola mi sono emozionato perchè vi ho intravisto il grande amore per la Chiesa e per il ..."domani". Un domani che credo non vedrò (anche se ho solo 46 anni) e che forse non ci sarà mai ma che invita a riflettere anche su come valorizzare il diaconato dei "viri probati" in questo tempo (che non significa necessariamente prevedere l'ordinazione presbiterale).
Vi auguro buona lettura e...meditazione.
Un abbraccio fraterno vincenzo


Lettera inviata al direttore della rivista “Jesus”
Ho letto con interesse e, credo costruttiva curiosità, il dossier relativo alla situazione italiana (e mondiale) del Clero, su Jesus 4 aprile 2004. Mi pare doverosa la ricerca avviata dalla CEI (ma mi piacerebbe che interessasse tutti preti italiani) e il commento ad essa, operato dalla rivista, nella speranza che non si fermi lì, ma segua l’esempio delle risposte alla lettera dell’On. Monaco ai Vescovi.Trovo, nella rivista, una diagnosi, abbastanza attenta sul problema, ma scarsa visione profetica sul domani: significativi sono i puntini di sospensione del titolo, prima della parola “domani” che è invece a mio giudizio, il vero problema e problema urgente.Azzardo con umiltà e trepidazione, ma anche con evangelica parresia, qualche pensiero, a volte sotto forma di interrogazione retorica, non tanto su “ieri e oggi”, quanto su “domani” e …soprattutto domani. Perché ritengo che le cose debbano essere previste, preparate per tempo, senza rimandarle, senza poco utili rimpianti, lentamente sperimentate, magari per luoghi singoli e, naturalmente, sempre fidando nell’azione misteriosa e imprevedibile dello Spirito Santo e nella preghiera, senza trascurare il dialogo tra le varie componenti della Chiesa e la ricerca storica e profetica.Ecco le riflessioni che espongo con ordine numerandole:1. sappiamo che l’età media attuale del clero italiano è di anni 59,5, che i preti stranieri in Italia stanno diminuendo con accelerazione, che è presumibile che fra vent’anni i preti in Italia saranno circa 25mila (contro i 33mila di oggi), che le vocazioni sacerdotali calano sempre più, che la maggior parte di esse sono vocazioni adulte, che buona parte dei seminari cosiddetti “minori” sono spariti (a Bologna, 4 seminaristi fino ai 15 anni contro gli oltre 200 degli anni trenta)Situazione a dir poco allarmante, salva la fede nello Spirito Santo.2. E’ vero o no, che senza l’Eucarestia non c’è la Chiesa? E’ vero o no, che l’Eucarestia non si celebra senza la presenza e presidenza del Vescovo o del Presbitero? Ne deriva di conseguenza che il mai sufficientemente auspicato e proposto coinvolgimento dei laici in tutti gli aspetti della vita ecclesiale non risolve il problema della scarsità del clero.3. E’ un falso problema l’eventuale soppressione tout-court del celibato ecclesiastico, che resta un carisma importante nella Chiesa. I giovani che si sentono disposti al servizio sacerdotale fin da una ragionevole giovinezza, possono e forse debbono essere invitati ad accettare la legge del celibato per tutta la vita.4. A proposito del celibato va precisato però che il famoso can. 33 del Concilio di Elvira, sec. IV, recita esattamente così: “si è d’accordo sul divieto completo che vale per i Vescovi, i Sacerdoti e i Diaconi, ossia per tutti i chierici che sono impegnati nel servizio dell’altare, che devono astenersi dalle loro mogli e non generare figli: chi ha fatto questo, deve essere escluso dallo stato clericale” (cfr: Card. Stickler, “Il celibato ecclesiastico”, Ed.Vat., pag. 14). Lo stesso qualificato autore, nella pagina seguente, scrive testualmente: “…molti, se non la maggior parte, dei Chierici maggiori della Chiesa spagnola di allora, erano viri probati, vale a dire uomini sposati prima della loro ordinazione a Diaconi, Sacerdoti, Vescovi. Essi però erano obbligati, dopo aver ricevuto l’Ordine Sacro, ad una completa rinuncia di ogni ulteriore uso del matrimonio, di osservare cioè completa continenza. “Continenza” non è “celibato”, il quale verrà imposto più tardi ai Chierici come legge ecclesiastica.5. Non mi impegno, perché non sono un esperto, nella questione se, nella nuova legge evangelica, esista incompatibilità tra l’uso del matrimonio e il servizio di presidenza eucaristica. Le norme sulla “purezza legale” dell’A.T. non rientreranno per caso in quelle che l’Apostolo Paolo dichiara decadute? E che dire degli sposi che si accostano all’Eucarestia nonostante l’uso del matrimonio? E’ importante certamente la tradizione celibataria della Chiesa romana ma, senza togliere il valore del carisma per chi la vuol vivere in pieno, non si può forse ipotizzare qualcosa di diverso, sotto l’impulso della Storia e del sensus fidelium per l’ammissione al presbiterato di “viri probati”? E non gioverebbe forse una eventuale nuova legislazione della Chiesa Cattolica alla soluzione del problema ecumenico con la Chiesa Ortodossa?6. Il problema vero è proprio la suddetta ipotesi: l’ammissione al presbiterato dei suddetti “viri probati”. Quali “viri” più “probati” delle centinaia di diaconi permanenti dopo il Concilio? Non si troverebbe tra loro chi accettasse di giungere al sacerdozio? Non è frutto dell’azione dello Spirito la riscoperta conciliare del diaconato permanente, nonostante la più o meno radicale opposizione di parte dei padri conciliari? Non si dica che un diacono permanente, di per sè, non possa ascendere ad un gradino ulteriore della scala dell’Ordine Sacro, quando per secoli lo stesso vescovo di Roma era scelto fra i diaconi romani. Con un breve tempo di preparazione (uno o due anni) un diacono permanente, dopo i tre anni della preparazione al diaconato, potrebbe completare la sua formazione spirituale e teologica.7. Inoltre, un diacono permanente, con una moglie saggia, già coinvolta nella scelta e nell’esercizio del diaconato, giunto alla fascia di età dei 45-55 anni, non avrebbe presumibilmente problemi di famiglia o di educazione dei figli, tali da impedirgli, come prete, di servire la Chiesa a tempo pieno (o quasi) e non solo in città, per l’eventuale scuola dei figli, ma anche fuori città, soprattutto oggi che la gente cerca di evadere dai centri troppo abitati, e non mancano i servizi e le comodità per una vita conveniente anche in campagna e montagna. Così, anche questi eventuali “viri probati-preti” potrebbero essere a disposizione dei Vescovi per le necessità della diocesi.8. Ma si possono lasciare vuote – mi chiedo – parrocchie magari piccole, chiese chiuse tutta la settimana, tranne un’ora domenicale per una Messa, a volte troppo veloce, senza ulteriore rapporto con la gente, coi malati, coi fanciulli? Domanda grave: le cosiddette “unità pastorali”, più o meno giuridicamente costituite, risolvono il problema in prospettiva futura o non sono piuttosto come “turare dei buchi”, al dire di don Maurilio Guasto a proposito dell’utilizzo dei preti stranieri? E i preti, più o meno giovani, come Don Claudio Pavesio per sua testimonianza, ai quali sono affidate due o tre parrocchie, con 5 messe da celebrare fra il sabato e la domenica, quanto potranno durare senza esaurirsi fisicamente o psicologicamente?9. Ci potrà essere domani, eventualmente, difficoltà di rapporti fra giovani preti celibatari e “viri probati-preti”! Preti di serie A e preti di serie B! Preti giovani, presunti affermati teologi o biblisti, e preti più anziani, meno preparati? Ma chi è mai preparato in tutto! Personalmente ho avuto sette vice-parroci, giovani, nella grande comunità bolognese che ho guidato per quarant’anni. C’è sempre stato e c’è tuttora fra noi un bellissimo rapporto fraterno. E’ questione di “testa”, di vera fraternità, carità e umiltà che non dovrebbero mai mancare in un cristiano, nonché in un prete.10. E una moglie saggia, anch’essa “mulier probata” (…e perché no, domani “diaconessa”), che non è un peso o una remora, ma un grande aiuto pastorale?
E’ tutta utopia? Può darsi. Lo Spirito Santo si può anche servire delle utopie e degli scarti fra i suoi servitori. Ha tanta fantasia lo Spirito Santo: così ho imparato dai miei Vescovi: Lercaro, Poma e Biffi.Ma bisogna prevedere, prepararsi, studiare le cose, credere nella riscoperta del diaconato permanente come esigenza storica della Chiesa, che ha sempre provveduto alle esigenze dei momenti, del “Kairos” (vedi i cosiddetti “sette diaconi” degli Atti degli Apostoli). Non serve soltanto piangere sul latte versato!Basta così: Dio mi perdoni l’ardire nello scrivere queste cose, soprattutto perché sono un prete vecchio (81 anni) e …quasi disoccupato.
Don Gastone De Maria