lunedì 28 gennaio 2008

Firma la petizione di vita trentina per la liberazione di di don Sandro de Petris


Dal 28 ottobre 2007 don Sandro De Pretis, prete trentino, è in carcere a Gibuti, sulla base di accuse palesemente infondate che variano dalla pedofilia alla corruzione di minori. Dietro queste accuse una campagna diffamatoria che ha radici altrove.
Per la liberazione di don Sandro, insieme alla comunità di Trento e di Gibuti, chiediamo anche il tuo sostegno.

sabato 26 gennaio 2008

Gesù inizia la missione


III Domenica del Tempo Ordinario. Matteo 4,12.23.
Gesù chiama. Gesù sceglie i suoi primi quattro apostoli e lo fa sulle rive del "mare di Galilea". Ecco allora Simone e suo fratello Andrea e poi, Giacomo e Giovanni. "Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono". Subito: non hanno tentennato un attimo. Lasciarono: hanno abbandonato la barca, il lavoro e la famiglia. Seguirono: poi lo hanno seguito.
Il tempo della scelta è "immediato": "subito". L'azione è un lasciare qualcosa (lavoro e affetti della famiglia di questo mondo) per fare posto ad altro: a Gesù. Altra azione: seguirono.
Cosa aveva di così attraente questo uomo chiamato Gesù. Questo è per me un mistero. Ma è proprio in questo lasciare e seguire che si cela il piano di Dio per l'uomo. Credo che ognuno di noi è chamato a lasciare qualcosa e qualcuno per seguirlo. E' un lasciare che ci fa inoltrare in qualcosa di diverso. Qualcosa che non conosciamo ma che "seguiamo" e al quale ci affidiamo. Gesù è questo "qualcosa" che è meritevole di affidamento. Fidarsi di Lui è ciò che ci chiede di fare. Un fidarsi che sembra non avere garanzie di certezza. E' un fidarsi che è un credere nelle sue parole: ecco allora l'atto di fede. Questo vale per ogni cristiano e, quindi, anche per noi diaconi chiamati a fidarci di Gesù nel nostro ministero per fare ciò che ci indicherà.

martedì 22 gennaio 2008

San Vincenzo, diacono e martire: che bella ricorrenza!!!


Oggi è San Vincenzo di Saragozza, Diacono i martire. Io che porto il suo nome sono felice di condividere con voi questa gioia. San Vincenzo, infatti, aveva il dono della fede e di saper accogliere la sofferenza. Due grandi cose che ogni diacono (e ogni cristiano) devono saper testimoniare. Vi segnalo anche il link del sito Santi e Beati che racconta qualcosa della sua storia. e mi piace anche sottolineare al riguardo un bel pensiero di S. Agostino che, su San Vincenzo, ha scritto belle pagine.
Da una delle omelie che Sant’Agostino ogni anno, il 22 gennaio, dedicava al martire Vincenzo ricaviamo questo pensiero: “il diacono Vincenzo….. aveva coraggio nel parlare, aveva forza nel soffrire. Nessuno presuma di se stesso quando parla. Nessuno confidi nelle sue forze quando sopporta una tentazione, perché, per parlare bene, la sapienza viene da Dio e, per sopportare i mali, da lui viene la fortezza”.

martedì 15 gennaio 2008

Diaconia in questo tempo


Qualche giorno fa a Formia ho incontrato don Ciotti. E' arrivato su invito del Servizio per la Pastorale Giovanile, del Servizio Giovani di Azione Cattolica e del Servizio per la Pastorale Sociale e del Lavoro dell'Arcidiocesi di Gaeta. Ha partecipato alla serata conclusiva del percorso di Educazione alla Solidarietà che ha visto, tra gli altri, la partecipazione anche di Alex Zanotelli.
L'intervento di don Ciotti è stato denso di messaggi importanti ne voglio sottolineare solo uno: la richiesta di avere meno solidarietà e più diritti e giustizia. Una richiesta che fa riflettere e lascia un po' sconcertati. Ecco allora che in questi giorni sono anche andato interrogandomi sul mio servizio e su come, interpreto il mio "ruolo" nel quotidiano. E' un invito che vorrei estendere anche ai lettori di questo blog e ai diaconi più di tutti. Come viviamo il nostro diaconato alla luce del grido "MENO SOLIDARIETA' - PIU' GIUSTIZIA E PIU' DIRITTI".
Cosa possiamo fare concretamente nel nostro specifico?
Oggi viviamo veramente tempi difficili: il consumismo, la violenza, la diversità culturale che fa la distanza, la mancanza di lavoro e di prospettive, famiglie che non arrivano alla terza settiamana. Che fare? Credo che come diaconi siamo chiamati a domandarcelo veramente nel profondo. Sono interrogativi che non possiamo evitare altrimenti rischiamo di non vivere come dovremmo la nostra chiamata.

Ho incontrato don Ciotti

lunedì 7 gennaio 2008

La funzione del diacono



Sul numero 147 della Rivista "il diacononato in Italia", periodico bimestrale a cura dell Comunità del diaconato in Italia è stato pubblicato un contributo di Bart j. Koet dal titolo: "Diaconi: tappa di una carriera?".

Lo scritto di Bart è molto interessante in quanto analizza il libro di Gibaut dedicato alla ricostrizione del diaconato e contemporameamente sollecita una più ampia riflessione sul ministeri dei diaconi, sulla loro funzione, sui compiti evidenziando che si tratta di una figura a se stante e autonoma nell'ambito dell'organizzazione della Chiesa. Dalla ricostruzione storica, suffragata, da una serie articolata e ampia di documenti risulterebbe che la figura del diacono ha una propria connotazione distinta da quella del presbitero. Lo stesso Gibaut cita diaconi eletti papi, di diaconi cardinali, l'ultimo dei quali il cardinal Teodolfo Mertel vissuto fino al 1899 non era presbitero e si recava a messa accompagnato dal suo segretario. Perfino il Cardinale Giacomo Antonelli (1808-1876) segretario di stato di Pio IX è un esempio di Cardinale diacono non presbitero. "IL tentativo di Gibaut di offrire un contributo alla restaurazione del diaconato-scrive Bart j. Koet- è stato, a mio avviso, efficace". Poi si chiede "Quale era, a quel tempo, il proprium del diaconato?...il diacono era per molti aspetti l'uomo di fiducia del vescovo, tanto che nei primi secoli egli poteva anche diventare il primo nella sua successione". L'invito allora è: "Cercare di nuovo le radici può fare ispirazione al rinnovamento di un diaconato che ritrova il diretto legame con le sue fonti". Una bella sfida da accogliere e rilanciare per dare corpo e visibilità ad un dibattito forte su una questione che ritengo importante per il futuro della Chiesa.

giovedì 3 gennaio 2008

Arrivano i Magi

I magi, queste figure così singolari di cui ci parla il Vangelo sono, per me, il simbolo di chi ha compiuto un viaggio lungo e pieno di insidie. Un viaggio che può essere paragonato a quello di ogni uomo (maschio e femmina) sulla terra. Questo viaggio è il nostro viaggio. Anche noi, infatti, siamo chiamati e guidati dalla stella che ci indica il cammino dobbiamo cercare di portare i nostri passi all'incontro con il Signore. Anche noi siamo chiamati a portare al Signore Gesù dei doni (i frutti della nostra vita) presentandoci a Lui che ci attende nella sua casa povera ma piena di calore e di misericordia. Il Signore Gesù ci attende, attende anche noi e desidera i nostri doni per accoglierli nella sua infinita bontà. Il Signore lo troviamo negli angoli più sperduti della terra, dove le comodità e gli agi ai quali in tanti siamo abituati mancano. Lo troviamo ai bordi delle strade luccicanti e accanto alle vetrine illuminate a festa. Lui si traveste da "povero barbone", assume le sembianze di chi vive alla giornata e si contenta di quello che raccoglie. Lo troviamo nelle baraccopoli delle metropoli o nei villaggi più sperduti. Gesù è fra questo popolo che è il più numeroso della terra e che, diciamolo pure, vive in questo modo per garantire a noi tutti di vivere come viviamo. Vorrei continuare ancora su questo tono ma mi fermo per evitare di turbare oltremodo i nostri cuori che adagiati sull'ovatta sospirano a fatica dopo gli abbondanti pasti che abbiamo consumato. Possiamo fare qualcosa come diaconi? Possiamo credere che qualcosa di nuovo può veramente nascere?

martedì 1 gennaio 2008

Buon 2008 a tutti.



Lo scorrere del tempo è inesorabile e uguale per tutti. Ciò che fa la differenza è, invece, la qualità con la quale lo facciamo scorrere. Il Kairos dicenta, perciò una discriminante che fa la differenza e che ci impegna personalmente. Il mio augurio a tutti voi amici del blog è che il futuro sia qualitativamente migliore e che sia sempre più una lode al Signore. Una delle armi più potenti e più volte evocata dal Santo Padre è quella della speranza. Per questo, ciascuno di noi, memore del proprio passato sappia essere più capace di guidare la propria canoa con la speranza nel cuore dirigendo la propria rotta verso la "felicità". Buona strada.