venerdì 26 settembre 2008

Tra bene e male l'esempio dei martiri.

La quotidianità dell’esistenza ci invita ogni giorno a vivere le gioie e le difficoltà della vita conservando la nostra fede. La fede, infatti, è l’unica perla preziosa che dobbiamo conservare gelosamente riponendola nello scrigno del nostro cuore perché la nostra umanità possa giovarsi di essa per attraversare il deserto di questo nostro pellegrinaggio.
Tra le dune sempre uguali ogni tanto una tempesta potrebbe farci perdere l’orientamento, potrebbe deviare i nostri passi facendoci smarrire la giusta direzione. Quando sta per arrivare una tempesta, allora, dobbiamo forse cercare un riparo? Dobbiamo forse rifugiarci in una grotta fredda e buia dove possiamo rischiare la morte? Dobbiamo nasconderci nella nostra tenda povera e strappata col rischio di restare sommersi dalla sabbia? Dobbiamo trovare un’oasi verde dove stare bene facendo finta di nulla?
Mi chiedo, insomma, possiamo attendere inermi che la tempesta metta seriamente a rischio la nostra esistenza (cristiana)? Possiamo attendere senza far nulla che il vento del deserto sollevando la sabbia ci sommerga? Possiamo far finta di nulla?
La risposta è: non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo che la tempesta (portatrice di male e di sventura) ci disorienti e ci faccia sommergere dalla sabbia (il male).

Ogni cristiano, forte e saldo nella fede, è chiamato a spingere i suoi passi senza bendarsi completamente gli occhi davanti alla tempesta (al male).
Ogni cristiano, con la retta coscienza, è chiamato ad affrontare le difficoltà senza paura, costi quello che costi.
Ogni cristiano, consapevole della propria missione, è chiamato a dire con le parole, i fatti e l’esempio che il bene può vincere il male.

Il Signore, quindi, certamente non vuole che noi ci nascondiamo, non vuole che noi ci rifugiamo sotto un riparo tranquillo facendo finta di nulla.
Mi chiedo ancora: ci sono cristiani capaci di vivere la propria fede affrontando il male che conoscono? Ci sono cristiani che con parole, fatti e azioni sanno mostrare il Cristo all’uomo di oggi?
Ci sono cristiani che sanno essere e non apparire solamente come tali?
Ci sono cristiani che conoscendo fatti, persone e circostanze non restano alla finestra a guardare peccando clamorosamente di omissione?

Certo, ognuno potrà leggere in questa modesta e povera riflessione la propria esperienza; ognuno potrà trovare giustificazioni al proprio agire; ognuno potrà leggere e passare oltre come quel sacerdote e quel levita di cui parla Gesù in una delle parabole più belle che troviamo nei vangeli.
Mi auguro che ciò non avvenga, perché sarebbe terribile. Il segno che non siamo più capaci di proporre la verità, non siamo più capaci di vivere da cristiani, non siamo più capaci di essere martiri come i santi Cosma e Damiano di cui oggi la liturgia ci fa celebrare la festa.

Spero che io stesso abbia la forza di vivere quello che scrivo e spero che il Signore mi faccia incontrare cristiani capaci di farlo insieme.

Buona festa dei santi Cosma e Damiano a tutti e speriamo di vivere il martirio insieme per dimostrare la nostra fedeltà al Cristo, unico salvatore. Un martirio che sia il trionfo della fede e del bene contro il male che opprime l’uomo e le sue libertà; contro un male che spinge a fare altro male; contro un male che invade sempre di più tutti gli ambienti, anche quelli che possono apparire e/o mostrarsi come bene.

Nessun commento: