venerdì 8 agosto 2008

Pensieri d'agosto: "Aggrapparsi a Dio".



Ci sono momenti nella vita che delineano orizzonti incerti, circostanze che aprono la mente ai dubbi e alle perplessità, situazioni che non ti spieghi, eventi che non comprendi. E' in questi momenti che ti chiedi : Dio, dove sei? E' la domanda di sempre; è la domanda che ti assale quando lo scoraggiamento ti prende forte e ti chiedi: "Ma se Dio c'è, dov'è? Può mai Dio aver abbandonato l'uomo (suo figlio)? Può mai, Dio, aver abbandonato la Sua Chiesa? Può mai, Dio, permettere che accadano eventi tragici e tanto dolorosi per il cuore di un uomo? Può mai, Dio, volere il male?

Di fronte a tanti fatti della vita che segnano lo scorrere del tempo queste domande ti si fanno presenti e non sai rispondere. Non sai dire nulla e il pensiero vaga in un mare pieno di nebbia senza alcuna possibilità di un orientamento che indichi una meta. Tutto è incerto, tutto è tragicamante (per l'uomo) così oscuro e misterioso che due sono le strade: da un lato la disperazione nera e profonda che si apre su orizzonti ancora più tragici o l'affidarsi al "mistero" (quel piano sconosciuto di Dio per l'uomo). Fidarsi di Dio o scoprire la sua inesistenza, tragica inesistenza.

Fidarsi...fidarsi se non si vuol morire è una necessità. Una necessità ineludibile, una cosa che sostiene i nostri passi in un mondo che senza Dio si fa oscuro e tragico, assolutamente incomprensibile.

Fidarsi per affidarsi resta la soluzione più logica e conveniente; quella che più aiuta a rendere il percorso della vita sostenibile e ad alimentare la nostra interiorità che se è viva e forte non può non avere in sè il desiderio di Dio.

Desiderare è, quindi, già un riconoscere, un dire "si, Dio c'è". Mi conviene che ci sia. Senza Dio, infatti, l'uomo impazzisce e scende negli abissi del delirio.

Spesso però ti accorgi che Dio, che abbiamo imparato a chiamare Padre (come Gesù ci ha insegnato) è assente dalle nostre esistenze e anche chi dovrebbe per missione mostrare il Padre, di fatto, non ne da una chiara testimonianza. Il desiderio egoistico dell'uomo vuole superare i disegni di Dio e oppone resistenza e lavora per costruire modelli di comportamento che negano la presenza di Dio. Ciò, purtroppo, accade anche nella Chiesa (dove il grano e la zizzania crescono insieme) e, dove, quindi, spesso manca la chiara testimonianza della presenza di Dio. Come può l'uomo in cerca di Dio avere modelli guardando cosa accade tra la "gente di Chiesa"?

Ed è così che chi dovrebbe essere modello di umiltà, di amore, di mansuetudine e di docilità si fa strumento di particolarismo e segno di un settarismo che distingue e separa il mondo in buoni e cattivi a seconda del proprio tornaconto. C'è, quindi, chi si oppone ai disegni di Dio, rifiuta il soffio dello Spirito Santo e si costruisce un suo mondo mostrando un modello di comportamento che coinvolge anche altri in atteggiamenti di opposizione che rifiutano il progetto di Dio. Ma quale fede abbiamo? Quale Chiesa viviamo? Quale mondo stiamo costruendo?

Che fare? A quelli che abitano questo mondo potrebbe sembrare strano, ma qui l'unica risposta è mettere da parte i nostri progetti personali, le nostre ambizioni, i nostri desideri di grandezza, farsi docili allo Spirito Santo che agisce come, dove e quando vuole e poi, guardare in alto per invocare

"Padre Nostro...sia fatta la tua volontà...ma liberaci dal male".

Liberaci dal male non solo degli altri ma anche da quello che prende origine da noi e dai nostri stili di comportamento che gli altri osservano e scrutano.

1 commento:

luigi vidoni ha detto...

"Fidarsi ed affidarsi" dici bene, Vincenzo...
Io penso che solo chi è nell'amore sa fidarsi e quindi anche affidarsi, come Gesù, che sulla croce si affidò a Colui che lo aveva abbandonato. Aveva dichiarato beati coloro che non si sarebbero scandalizzati di lui. A noi, a me, non scandalizzarmi di quel "Crocifisso" che nella storia rivive quanto vissuto duemila anni fa!
Oggi ho scritto nel mio blog, in calce ad una riflessione su san Lorenzo: "Nella notte della cultura contemporanea e della società di oggi, in cui a fatica si riesce a trovare il "bandolo della matassa", sono di una attualità sorprendente le parole del diacono Lorenzo: "La mia notte non conosce tenebre; tutto risplende di luce".
L'amore illumina ogni oscurità!".
In amicizia,
Luigi