
Il "tempio", quindi, è fatto di incontri, di amicizie e di storie; è fatto di cose immateriali e bisognevoli di una continua e costante attenzione; è fatto di un equilibrio sempre precario e di un costante dialogo con l'eterno. Tutto ciò se da un lato ci immerge nella storia del nostro tempo, dall'altro, ce la fa attraversare con la probabile incomprensione dei "più". Il nostro agire, perciò, sarà quasi certamente poco condiviso, poco idoneo al consenso facile, assolutamente fuori dallo scontato. Un agire, quindi, che attira il giudizio negativo e/o indifferente di questo mondo che facilmente svilupperà sentimenti di invidia (se non odio); di ordinari tradimenti messi in campo da chi meno ci aspettiamo. Che fare? Gesù ci dice di andare avanti, di non preoccuparci e di non preparare nulla prima. Facile a dirsi ma certamente complesso da realizzare. Ci sono, infatti, eventi improvvisi, attimi di smarrimento e di delusione, di solitudine e, finanche, di disperazione. Spesso tutto questo può capitarci anche nella famiglia diaconale, dove viviamo esperienze controverse e assaporiamo l'amaro dell'incomprensione. Come diaconi poi, queste esperienze ci sono familiari anche nel servizio: poco stimato, poco compreso, per molti inutile, per tanti "un apparire", per alcuni un impiccio e un intralcio. Che fare? "Con la vostra perseveranza -conclude il Signore Gesù nel Vangelo odierno- salverete le vostre anime". E, al versetto precedente: "Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà". Impariamo a fidarci e preghiamo perchè il Signore ci conceda la forza di realizzare questa sua parola nel quotidiano della nostra esistenza. Pace e bene.
1 commento:
Nietzsche diceva che non si è mai capiti, ma solo lodati o biasimati. Forse ti aveva letto :-)
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