mercoledì 24 ottobre 2012

Pregare, pregare ancora, pregare sempre

Pregare è una dimensione connaturale all'uomo. Ogni uomo è potenzialmente uomo di preghiera nel senso che se riesce ad aprirsi all'ascolto, la voce dell'infinito è capace di penetrare nel suo cuore e toccare le corde delle emozioni. Se abbiamo avuto la gioia di incontrare uomini aperti all'ascolto della Parola di Dio, infatti, subito ci accorgiamo che da loro proviene un senso di pace, di quietudine e, quindi, di grande armonia. La preghiera apre i sensi più intimi della persona al dialogo e assicura ad essa una vita in sintonia con l'universo.
Anche la sofferenza e la morte si fanno più dolci e meno oppressive e tutte le cose intorno si colorano di Dio. L'uomo di preghiera, infatti, è capace di scorgere l'orma invisibile di Dio tra le pieghe degli eventi quotidiani e accogliere i fatti come inseriti in un disegno provvidenziale pensato e voluto dal Padre.
Certe cose che ci accadono, infatti, non ci piacciono affatto, altre ci fanno soffrire, di alcune non ci diamo ragione. Anche queste sono volute da Dio? No di certo. Molto spesso queste sono il frutto di scelte sbagliate fatte a livello personale o prodotte dalla società, oppure sono la conseguenze della cattiveria e del male che, purtroppo, il maligno, principe di questo mondo, semina qua e là per tormentare le nostre esistenze. E le malattie? Non è certo Dio che vuole il nostro male (il libro di Giobbe insegna). E perchè allora le permette? E' uno dei grandi misteri al quale non abbiamo risposta. Ecco, quindi, la grande necessità di pregare, di pregare ancora, di pregare sempre.
Nella preghiera le nostre vanità svaniscono; il nostro orgoglio si rannicchia in un cantuccio; la nostra voglia di affermazione si affievolisce e la vita possiede la pace, la gioia vera ed è capace, per davvero, di diffondere l'amore.
Quello di cui, allora, abbiamo veramente bisogno è di "Pregare, pregare ancora, pregare sempre".
 

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