mercoledì 12 giugno 2013

Vergognarsi dei propri peccati è virtù dell'umile che prepara al perdono di Dio

“Andare nelle tenebre significa essere soddisfatto di se stesso; essere  convinto di non aver necessità di salvezza. Quelle sono le tenebre! Quando uno  va avanti su questa strada proprio delle tenebre, non è facile tornare  indietro. Perciò Giovanni continua, perché forse questo modo di pensare lo ha
fatto riflettere: ‘Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e  la verità non è in noi’. Guardate ai vostri peccati, ai nostri peccati: tutti  siamo peccatori, tutti… Questo è il punto di partenza. Ma se confessiamo i  nostri peccati, Egli è fedele, è giusto tanto da perdonarci i peccati e
purificarci da ogni iniquità. E ci presenta – vero? - quel Signore tanto buono,  tanto fedele, tanto giusto che ci perdona”.

“Quando il Signore ci perdona fa giustizia” – prosegue il Papa – innanzitutto  a se stesso, “perché Lui è venuto per salvare e perdonarci”, accogliendoci con la tenerezza di un padre verso i figli: “il Signore è tenero verso quelli che lo temono, verso quelli che vanno da Lui” e con tenerezza “ci capisce sempre”, vuole donarci “quella pace che soltanto Lui dà”. “Questo – ha affermato - è
quello che succede nel Sacramento della Riconciliazione” anche se “tante volte pensiamo che andare a confessarci è come andare in tintoria” per pulire la sporcizia sui nostri vestiti:

“Ma Gesù nel confessionale non è una tintoria: è un incontro con Gesù, ma con questo Gesù che ci aspetta, ma ci aspetta come siamo. ‘Ma Signore, senti sono così…’, ma ci fa vergogna dire la verità: ‘Ho fatto questo, ho pensato questo’.
Ma la vergogna è una vera virtù cristiana e anche umana…la capacità di vergognarsi: io non so se in italiano si dice così, ma nella nostra terra a quelli che non possono vergognarsi gli dicono ‘sin vergüenza’: questo è ‘un senza vergogna’, perché non ha la capacità di vergognarsi e vergognarsi è una virtù dell’umile, di quell’uomo e di quella donna che è umile”.

Occorre avere fiducia – prosegue il Papa – perché quando pecchiamo abbiamo un difensore presso il Padre: “Gesù Cristo, il giusto”. E Lui “ci sostiene davanti al Padre” e ci difende di fronte alle nostre debolezze. Ma è necessario mettersi di fronte al Signore “con la nostra verità di peccatori”, “con
fiducia, anche con gioia, senza truccarci… Non dobbiamo mai truccarci davanti a Dio!”. E la vergogna è una virtù: “benedetta vergogna”. “Questa è la virtù che Gesù chiede a noi: l’umiltà e la mitezza”:

“Umiltà e mitezza sono come la cornice di una vita cristiana. Un cristiano va sempre così, nell’umiltà e nella mitezza. E Gesù ci aspetta per perdonarci.
Possiamo fargli una domanda: allora andare a confessarsi non è andare a una seduta di tortura? No! E’ andare a lodare Dio, perché io peccatore sono stato salvato da Lui. E Lui mi aspetta per bastonarmi? No, con tenerezza per perdonarmi. E se domani faccio lo stesso? Vai un’altra volta, e vai e vai e vai…. Lui sempre ci aspetta. Questa tenerezza del Signore, questa umiltà, questa mitezza…”.

Questa fiducia “ci dà respiro”. “Il Signore – conclude il Papa - ci dia questa grazia, questo coraggio di andare sempre da Lui con la verità, perché la verità è luce e non con la tenebra delle mezze verità o delle bugie davanti a Dio. Che ci dia questa grazia! E così sia”.

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