giovedì 31 dicembre 2009

Ringraziamo il Signore con il canto del Te Deum



Siamo giunti all'ultimo giorno dell'anno 2009. E' tempo di bilanci. Ognuno getta lo sguardo indietro, rilegge fatti e avvenimenti, rivede volti ed esamina situazioni.

Anche la Chiesa celebra e ringrazia cantando il Te Deum. Autore di questo canto per antica tradizione è ritenuto essere San Cipriano di Cartagine anche se, una leggenda dell'VIII secolo accredita l'ipotesi che sia stato composto da Sant'Ambrogio e Sant'Agostino il giorno di battesimo di quest'ultimo nel 386 a Milano. Oggi gli specialisti attribuiscono la redazione finale a Niceta, vescovo di Remesiana (oggi Bela Palanka alla fine del IV secolo). Ma questa sera questo antico canto di ringraziamento risuonerà in tutte le Chiese del mondo.

Volendo condividerlo con voi tutti vi propongo di ascoltarlo in questo suggestivo video http://www.youtube.com/watch?v=hbFZrLw0DJo&feature=related

Ecco il testo in italiano

Noi ti lodiamo, Dio,
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre,
tutta la terra ti adora.
A te cantano gli angeli
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo
il Signore Dio dell'universo.
I cieli e la terra
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli
e la candida schiera dei martiri;
le voci dei profeti si uniscono nella lode;
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio
e lo Spirito Santo Paraclito.
O Cristo, re della gloria,
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre
per la salvezza dell'uomo.
Vincitore della morte,
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre.
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.
Soccorri i tuoi figli, Signore,
che hai redento col tuo Sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria
nell'assemblea dei santi.
Salva il tuo popolo, Signore,
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo,
lodiamo il tuo nome per sempre.
Degnati oggi, Signore,
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia:
in te abbiamo sperato.
Pietà di noi, Signore,
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza,
non saremo confusi in eterno.

martedì 22 dicembre 2009

25 dicembre - Santo Natale del Signore



Per un Natale più vero

Potrebbe sembrare strano che a Natale, giorno nel quale la cristianità celebra la venuta sulla terra del Figlio di Dio ci sia qualcuno che, per ricordare questo giorno, propone la parabola del “buon Samaritano”.
A pensarci bene, però, la cosa non è poi tanto strana. Infatti, la venuta del Figlio di Dio a me, fa venire in mente la ragione di questa venuta che è la salvezza dell'uomo.
Una salvezza che riguarda tutto l'uomo “spirito e corpo”. Non riuscirei a comprendere una salvezza solo dell'anima senza una purificazione e una salvezza anche del corpo. Ecco allora che la parabola del “buon Samaritano” mi rende chiaro anche il ruolo dell'Uomo vero di ogni tempo che si fa prossimo di tutti non solo e non tanto con le parole ma anche con le opere.
I miei auguri giungano anche a Te accompagnati da questa parabola che ci richiama tutti al senso vero della venuta di Gesù.

Luca 10, 31,37
«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Và e anche tu fà lo stesso».

venerdì 18 dicembre 2009

4° Domenica di Avvento - Anno C



"Santificati per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo".

Solo lo Spirito Santo può farci percepire pienamente questa realtà. Il Vangelo di questa domenica che ci descrive la visita di Maria alla cugina Elisabetta ci permettere di cogliere come lo Spirito Santo abbia consentito alla stessa Elisabetta di esclamare a gran voce:

" Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

E anche noi in questa domenica vogliamo, dobbiamo e possiamo dirlo con forza. Questa verità ci riempie il cuore e ci aiuta camminare lungo le strade storte di questo mondo cercando di guardare in avanti per chiedere di gioie ed esultare per il Dio che viene.

domenica 13 dicembre 2009

3° Domenica di Avvento - Anno C

"Che cosa dobbiamo fare?"

E' una bella domanda che chissà quante volte abbiamo rivolto al Signore.

Abbiamo anche atteso una risposta e, spesso, un po' per distrazione un po' per sfiducia non siamo riusciti a sentire la voce di Dio.

L'evangelista Luca ci invita all'onestà e a non abusare della nostra posizione. Tutto però, in questa domenica, si inquadra all'interno del tema della gioia. Una gioia che non è star bene, non è avere tutto ciò che desideriamo ma è, appunto, il percepire la presenza di Dio attorno a noi e in noi.

Si tratta di una presenza di cui abbiamo fame e che desideriamo più di ogni altra cosa. Se è così chiediamo al Signore di poter ascoltare la sua presenza e la sua voce. Rivolgiamo al Signore questa supplica con la speranza forte che Lui, Padre buono e misericordioso, esaudirà la nostra richiesta e si farà percepire e ascoltare nel profondo del nostro cuore.

Chiediamo, quindi, al Signore il "dono della gioia"; chiediamo al Signore "cosa dobbiamo fare"; chiediamolo soprattutto quando i problemi di questa vita ci stringono alla gola e il respiro si fa affannoso.

A forza di chiedere avremo una risposta da Lui più che da quanti ci vivono accanto e che consideriamo o abbiamo considerato più di quello che in realtà sono.

Solo il Signore, infatti, può sfamare la nostra sete di Lui!!!


P.S. In questo giorno ricordo anche la Santa Lucia e la sua fulgida testimonianza di fede. Il nome di Lucia, infatti, è portato dalla mia mamma e da mia figlia e, quindi, c'è un particolare legame che mi unisce a questa martire cristiana.

giovedì 3 dicembre 2009

2° Domenica di Avvento - Anno C


"...Preparate la via del Signore..."
Oggi vorrei soffermarvi solo su questa indicazione suggerita dal Vangelo di Luca che ci accompagna anche in questa seconda domenica di Avvento.
Cosa significa per me preparare la via del Signore? Cosa posso fare concretamente?
Direi che in ogni attività concreta nella quale noi prepariamo qualcosa in occasione di una festa (si di un festa perchè ciò che aspettiamo è la festa nella quale accogliamo il Nostro Signore Gesù) pensiamo a chi verrà, a cosa più gli piace, a cosa più desidera da noi.
Credo che sia questo il sistema migliore per prepararci all'incontro con il Signore che viene e la cui venuta è un motivo di grande consolazione. I cristiani...noi cristiani sappiamo bene che la venuta del Signore è un grande momento di festa e per questa occasione siamo chiamati a preparare la nostra casa nella maniera migliore per accoglierlo.
Questo tempo, quindi, è un tempo di attesa del Dio che viene, del Signore Padre di ogni Grazia e di ogni Misericordia, di ogni nostra vera gioia.
Questo tempo di attesa, perciò nonostante le sofferenze del momento presente che ci turbano e ci gettano nell'angoscia è anche un tempo nel quale possiamo intravedere una nuova luce nell'orizzonte. Possiamo sperare che quella stessa luce illumini il cuore e la mente di ogni uomo e di ogni donna e che soprattutto ci siano uomini e donne che sappiamo "veramente" condividere i dolori e le sofferenze degli amici e dei fratelli.
Preparare la via del Signore, quindi, è vivere nel quotidiano facendosi prossimo di chi sappiamo nel bisogno facendo sentire la nostra presenza prima di tutto con la preghiera ma anche con la presenza di una mano che sa accarezzare le ferite. Se non sapremo fare questo gesto concreto (magari diciamo di non abbiamo tempo), credo proprio che vana è la nostra fede. Le opere, infatti, sono la misura concreta della nostra fede. Spero e prego che il Signore sappia donare a ciascuno di noi quella luce che illumini il nostro quotidiano aprendo i nostri occhi sulle sofferenze e sul dolore dell'uomo che ci vive accanto, dell'uomo concreto. Le prediche lasciamole stare, le belle parole fatte di intenzioni (per gli altri) non dimostrano la nostra fede. La nostra fede ha bisogno di opere concrete di fatti, insomma.
Buon cammino di Avvento a tutti.