lunedì 1 giugno 2009

La pioggia, il tempo e ...la Chiesa



Scende la pioggia...sembra autunno. Mi ero quasi abituato al caldo ed ora, improvvisamente ecco la pioggia e un leggero fresco che ci consiglia di indossare anche un giubetto.

Strano tempo. Dicono che le stagioni sono cambiate che non è più come una volta e che la responsabilità è nostra (inquinamento). Ma non è tanto dell'inquinamento atmosferico che vorrei parlare, quanto di quello "morale". Ne ha parlato il Papa ieri affermando che l'inquinamento morale offusca i cuori e le menti. Quieste parole di Papa Benedetto XVI sono giunte ieri, giorno di Pentecoste, giorno nel quale facciamo memoria della discesa dello Spirito Santo. La riflessione del Santo Padre ci aiuta a ripensare la nostra vita e la vita in questo mondo. Come l'aria salubre è necessaria alla nostra vita biologica così lo Spirito Santo è fondamentale nella nostra vita spirituale. Ma l'inquinamento morale offusca la vista dello Spirito Santo e la nostra coscienza si trova smarrita in un tempo nel quale il bombardamento di proposte di vario genere ci impedisce di gustare il profumo dello Spirito di Dio.

Alla base di questo inquinamento della vita spirituale ci sono le immagini che «spettacolarizzano il piacere, la violenza o il disprezzo per l'uomo e la donna». Ma il Santo Padre ha gettato il suo sguardo anche nella Chiesa di oggi. Forse, dice, la Chiesa oggi è troppo «affannata» in varie attività e dimentica della necessità della concordia e della preghiera.

Concordia e preghiera due grandi questioni aperte che attendono una risposta. Anche i diaconi possono contribuire a migliorare la concordia e a stimolare la preghiera. Che ne pensate?

2 commenti:

luigi vidoni ha detto...

Riporto questa frase del Papa: "La concordia dei discepoli è la condizione perché venga lo Spirito Santo; e presupposto della concordia è la preghiera".
Cosa possono fare i diaconi? Personalmente (ce lo siamo detto tante volte) sono convinto che se i diaconi sono "se stessi" in seno alla comunità (cioè "anima" di quella diaconìa che fa viva la vita di una comunità ecclesiale e parrocchiale, perché vivono e fanno vivere di quella carità che porta all'unità, animata e sostenuta dalla Parola e da un profondo rapporto con Dio), allora non è una utopia purificare quell'aria che ammorba la vita di relazione che ci circonda. È un lavoro che, se se si vuole che non sia sterile, non deve essere fatto da soli, ma in comunione: è il "corpo" che vive, perché è chiesa.

Anonimo ha detto...

Perche non:)