venerdì 23 maggio 2008

Riflessioni di un presbitero sul diaconato

Ogni tanto mi piace rirovagare in internet. In uno di questi miei giretti mi sono imbattuto nella lettera che desidero commentare insieme a voi. E' stata scritta da un sacerdote "anziano" (81 anni). Leggendola mi sono emozionato perchè vi ho intravisto il grande amore per la Chiesa e per il ..."domani". Un domani che credo non vedrò (anche se ho solo 46 anni) e che forse non ci sarà mai ma che invita a riflettere anche su come valorizzare il diaconato dei "viri probati" in questo tempo (che non significa necessariamente prevedere l'ordinazione presbiterale).
Vi auguro buona lettura e...meditazione.
Un abbraccio fraterno vincenzo


Lettera inviata al direttore della rivista “Jesus”
Ho letto con interesse e, credo costruttiva curiosità, il dossier relativo alla situazione italiana (e mondiale) del Clero, su Jesus 4 aprile 2004. Mi pare doverosa la ricerca avviata dalla CEI (ma mi piacerebbe che interessasse tutti preti italiani) e il commento ad essa, operato dalla rivista, nella speranza che non si fermi lì, ma segua l’esempio delle risposte alla lettera dell’On. Monaco ai Vescovi.Trovo, nella rivista, una diagnosi, abbastanza attenta sul problema, ma scarsa visione profetica sul domani: significativi sono i puntini di sospensione del titolo, prima della parola “domani” che è invece a mio giudizio, il vero problema e problema urgente.Azzardo con umiltà e trepidazione, ma anche con evangelica parresia, qualche pensiero, a volte sotto forma di interrogazione retorica, non tanto su “ieri e oggi”, quanto su “domani” e …soprattutto domani. Perché ritengo che le cose debbano essere previste, preparate per tempo, senza rimandarle, senza poco utili rimpianti, lentamente sperimentate, magari per luoghi singoli e, naturalmente, sempre fidando nell’azione misteriosa e imprevedibile dello Spirito Santo e nella preghiera, senza trascurare il dialogo tra le varie componenti della Chiesa e la ricerca storica e profetica.Ecco le riflessioni che espongo con ordine numerandole:1. sappiamo che l’età media attuale del clero italiano è di anni 59,5, che i preti stranieri in Italia stanno diminuendo con accelerazione, che è presumibile che fra vent’anni i preti in Italia saranno circa 25mila (contro i 33mila di oggi), che le vocazioni sacerdotali calano sempre più, che la maggior parte di esse sono vocazioni adulte, che buona parte dei seminari cosiddetti “minori” sono spariti (a Bologna, 4 seminaristi fino ai 15 anni contro gli oltre 200 degli anni trenta)Situazione a dir poco allarmante, salva la fede nello Spirito Santo.2. E’ vero o no, che senza l’Eucarestia non c’è la Chiesa? E’ vero o no, che l’Eucarestia non si celebra senza la presenza e presidenza del Vescovo o del Presbitero? Ne deriva di conseguenza che il mai sufficientemente auspicato e proposto coinvolgimento dei laici in tutti gli aspetti della vita ecclesiale non risolve il problema della scarsità del clero.3. E’ un falso problema l’eventuale soppressione tout-court del celibato ecclesiastico, che resta un carisma importante nella Chiesa. I giovani che si sentono disposti al servizio sacerdotale fin da una ragionevole giovinezza, possono e forse debbono essere invitati ad accettare la legge del celibato per tutta la vita.4. A proposito del celibato va precisato però che il famoso can. 33 del Concilio di Elvira, sec. IV, recita esattamente così: “si è d’accordo sul divieto completo che vale per i Vescovi, i Sacerdoti e i Diaconi, ossia per tutti i chierici che sono impegnati nel servizio dell’altare, che devono astenersi dalle loro mogli e non generare figli: chi ha fatto questo, deve essere escluso dallo stato clericale” (cfr: Card. Stickler, “Il celibato ecclesiastico”, Ed.Vat., pag. 14). Lo stesso qualificato autore, nella pagina seguente, scrive testualmente: “…molti, se non la maggior parte, dei Chierici maggiori della Chiesa spagnola di allora, erano viri probati, vale a dire uomini sposati prima della loro ordinazione a Diaconi, Sacerdoti, Vescovi. Essi però erano obbligati, dopo aver ricevuto l’Ordine Sacro, ad una completa rinuncia di ogni ulteriore uso del matrimonio, di osservare cioè completa continenza. “Continenza” non è “celibato”, il quale verrà imposto più tardi ai Chierici come legge ecclesiastica.5. Non mi impegno, perché non sono un esperto, nella questione se, nella nuova legge evangelica, esista incompatibilità tra l’uso del matrimonio e il servizio di presidenza eucaristica. Le norme sulla “purezza legale” dell’A.T. non rientreranno per caso in quelle che l’Apostolo Paolo dichiara decadute? E che dire degli sposi che si accostano all’Eucarestia nonostante l’uso del matrimonio? E’ importante certamente la tradizione celibataria della Chiesa romana ma, senza togliere il valore del carisma per chi la vuol vivere in pieno, non si può forse ipotizzare qualcosa di diverso, sotto l’impulso della Storia e del sensus fidelium per l’ammissione al presbiterato di “viri probati”? E non gioverebbe forse una eventuale nuova legislazione della Chiesa Cattolica alla soluzione del problema ecumenico con la Chiesa Ortodossa?6. Il problema vero è proprio la suddetta ipotesi: l’ammissione al presbiterato dei suddetti “viri probati”. Quali “viri” più “probati” delle centinaia di diaconi permanenti dopo il Concilio? Non si troverebbe tra loro chi accettasse di giungere al sacerdozio? Non è frutto dell’azione dello Spirito la riscoperta conciliare del diaconato permanente, nonostante la più o meno radicale opposizione di parte dei padri conciliari? Non si dica che un diacono permanente, di per sè, non possa ascendere ad un gradino ulteriore della scala dell’Ordine Sacro, quando per secoli lo stesso vescovo di Roma era scelto fra i diaconi romani. Con un breve tempo di preparazione (uno o due anni) un diacono permanente, dopo i tre anni della preparazione al diaconato, potrebbe completare la sua formazione spirituale e teologica.7. Inoltre, un diacono permanente, con una moglie saggia, già coinvolta nella scelta e nell’esercizio del diaconato, giunto alla fascia di età dei 45-55 anni, non avrebbe presumibilmente problemi di famiglia o di educazione dei figli, tali da impedirgli, come prete, di servire la Chiesa a tempo pieno (o quasi) e non solo in città, per l’eventuale scuola dei figli, ma anche fuori città, soprattutto oggi che la gente cerca di evadere dai centri troppo abitati, e non mancano i servizi e le comodità per una vita conveniente anche in campagna e montagna. Così, anche questi eventuali “viri probati-preti” potrebbero essere a disposizione dei Vescovi per le necessità della diocesi.8. Ma si possono lasciare vuote – mi chiedo – parrocchie magari piccole, chiese chiuse tutta la settimana, tranne un’ora domenicale per una Messa, a volte troppo veloce, senza ulteriore rapporto con la gente, coi malati, coi fanciulli? Domanda grave: le cosiddette “unità pastorali”, più o meno giuridicamente costituite, risolvono il problema in prospettiva futura o non sono piuttosto come “turare dei buchi”, al dire di don Maurilio Guasto a proposito dell’utilizzo dei preti stranieri? E i preti, più o meno giovani, come Don Claudio Pavesio per sua testimonianza, ai quali sono affidate due o tre parrocchie, con 5 messe da celebrare fra il sabato e la domenica, quanto potranno durare senza esaurirsi fisicamente o psicologicamente?9. Ci potrà essere domani, eventualmente, difficoltà di rapporti fra giovani preti celibatari e “viri probati-preti”! Preti di serie A e preti di serie B! Preti giovani, presunti affermati teologi o biblisti, e preti più anziani, meno preparati? Ma chi è mai preparato in tutto! Personalmente ho avuto sette vice-parroci, giovani, nella grande comunità bolognese che ho guidato per quarant’anni. C’è sempre stato e c’è tuttora fra noi un bellissimo rapporto fraterno. E’ questione di “testa”, di vera fraternità, carità e umiltà che non dovrebbero mai mancare in un cristiano, nonché in un prete.10. E una moglie saggia, anch’essa “mulier probata” (…e perché no, domani “diaconessa”), che non è un peso o una remora, ma un grande aiuto pastorale?
E’ tutta utopia? Può darsi. Lo Spirito Santo si può anche servire delle utopie e degli scarti fra i suoi servitori. Ha tanta fantasia lo Spirito Santo: così ho imparato dai miei Vescovi: Lercaro, Poma e Biffi.Ma bisogna prevedere, prepararsi, studiare le cose, credere nella riscoperta del diaconato permanente come esigenza storica della Chiesa, che ha sempre provveduto alle esigenze dei momenti, del “Kairos” (vedi i cosiddetti “sette diaconi” degli Atti degli Apostoli). Non serve soltanto piangere sul latte versato!Basta così: Dio mi perdoni l’ardire nello scrivere queste cose, soprattutto perché sono un prete vecchio (81 anni) e …quasi disoccupato.
Don Gastone De Maria

1 commento:

luigi vidoni ha detto...

Utopiche e nel contempo profetiche le riflessioni di quersto 81.enne presbitero. Il tempo ce lo dirà, non il nostro, penso. Non mi trovo per niente " a disagio" con la figura di questi "viri probati" anche nel presbiterato, anzi. Mi dispiace però che la figura del diacono venga messa in relazione solamente con la scarsisità dei preti; e questo penso non faccia onore alla "fantasia dello Spirito Santo". La strada per una comprensione più piena del diaconato è ancora lunga.
Con amicizia,
Luigi