“Andare nelle tenebre significa essere soddisfatto di se stesso; essere
convinto di non aver necessità di salvezza. Quelle sono le tenebre! Quando uno
va avanti su questa strada proprio delle tenebre, non è facile tornare
indietro. Perciò Giovanni continua, perché forse questo modo di pensare lo ha
fatto riflettere: ‘Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e
la verità non è in noi’. Guardate ai vostri peccati, ai nostri peccati: tutti
siamo peccatori, tutti… Questo è il punto di partenza. Ma se confessiamo i
nostri peccati, Egli è fedele, è giusto tanto da perdonarci i peccati e
purificarci da ogni iniquità. E ci presenta – vero? - quel Signore tanto buono,
tanto fedele, tanto giusto che ci perdona”.
“Quando il Signore ci perdona fa giustizia” – prosegue il Papa – innanzitutto
a se stesso, “perché Lui è venuto per salvare e perdonarci”, accogliendoci con
la tenerezza di un padre verso i figli: “il Signore è tenero verso quelli che
lo temono, verso quelli che vanno da Lui” e con tenerezza “ci capisce sempre”,
vuole donarci “quella pace che soltanto Lui dà”. “Questo – ha affermato - è
quello che succede nel Sacramento della Riconciliazione” anche se “tante volte
pensiamo che andare a confessarci è come andare in tintoria” per pulire la
sporcizia sui nostri vestiti:
“Ma Gesù nel confessionale non è una tintoria: è un incontro con Gesù, ma con
questo Gesù che ci aspetta, ma ci aspetta come siamo. ‘Ma Signore, senti sono
così…’, ma ci fa vergogna dire la verità: ‘Ho fatto questo, ho pensato questo’.
Ma la vergogna è una vera virtù cristiana e anche umana…la capacità di
vergognarsi: io non so se in italiano si dice così, ma nella nostra terra a
quelli che non possono vergognarsi gli dicono ‘sin vergüenza’: questo è ‘un
senza vergogna’, perché non ha la capacità di vergognarsi e vergognarsi è una
virtù dell’umile, di quell’uomo e di quella donna che è umile”.
Occorre avere fiducia – prosegue il Papa – perché quando pecchiamo abbiamo un
difensore presso il Padre: “Gesù Cristo, il giusto”. E Lui “ci sostiene davanti
al Padre” e ci difende di fronte alle nostre debolezze. Ma è necessario
mettersi di fronte al Signore “con la nostra verità di peccatori”, “con
fiducia, anche con gioia, senza truccarci… Non dobbiamo mai truccarci davanti a
Dio!”. E la vergogna è una virtù: “benedetta vergogna”. “Questa è la virtù che
Gesù chiede a noi: l’umiltà e la mitezza”:
“Umiltà e mitezza sono come la cornice di una vita cristiana. Un cristiano va
sempre così, nell’umiltà e nella mitezza. E Gesù ci aspetta per perdonarci.
Possiamo fargli una domanda: allora andare a confessarsi non è andare a una
seduta di tortura? No! E’ andare a lodare Dio, perché io peccatore sono stato
salvato da Lui. E Lui mi aspetta per bastonarmi? No, con tenerezza per
perdonarmi. E se domani faccio lo stesso? Vai un’altra volta, e vai e vai e
vai…. Lui sempre ci aspetta. Questa tenerezza del Signore, questa umiltà,
questa mitezza…”.
Questa fiducia “ci dà respiro”. “Il Signore – conclude il Papa - ci dia questa
grazia, questo coraggio di andare sempre da Lui con la verità, perché la verità
è luce e non con la tenebra delle mezze verità o delle bugie davanti a Dio. Che
ci dia questa grazia! E così sia”.
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