Sequela, comunione, condivisione, attraverso queste tre parole Papa Francesco
declina la sua omelia, improntata al Vangelo di Luca sul miracolo della
moltiplicazione dei pani e dei pesci. Il Papa ci parla della folla, della
moltitudine che segue Gesù, per dirci che ascoltarlo significa fare della nostra
vita un dono. Stasera, indica il Papa, “noi siamo la folla del Vangelo, anche
noi cerchiamo di seguire Gesù per ascoltarlo, per entrare in comunione con Lui
nell’Eucaristia, per accompagnarlo e perché ci accompagni”. Quella folla, di cui
ci racconta Luca, ascolta Gesù perché “parla e agisce in modo nuovo”, con
verità, con l’autorità di chi “è rivelazione del Volto di un Dio che è amore”.
"Chiediamoci: come seguo io Gesù? Gesù parla in silenzio nel Mistero
dell’Eucaristia e ogni volta ci ricorda che seguirlo vuol dire uscire da noi
stessi e fare della nostra vita non un nostro possesso, ma un dono a Lui e agli
altri".
Agli apostoli Gesù chiede di sfamare quella folla, che per
seguirlo si trova all’aperto, lontana dai centri abitati all’imbrunire. Per i
suoi discepoli, nonostante la necessità della moltitudine, la soluzione, ci
spiega il Papa, è tutt’altra: ognuno pensi a se stesso, congedare la folla. Di
qui l’appello ai fedeli:
"Quante volte noi cristiani abbiamo questa
tentazione! Non ci facciamo carico delle necessità degli altri, congedandoli con
un pietoso: “Che Dio ti aiuti. O con un non tanto pietoso: “Felice sorte… e se
non ti vedo più…”
Ciò che invece Gesù propone agli
Apostoli è altro, e li sorprende: chiede loro di dare da mangiare, nonostante i
soli cinque pani e due pesci. E così avviene. E’ un momento di profonda
comunione, questo di cui parla Papa Francesco: “Questa sera – ci dice – anche
noi siamo attorno alla mensa del Signore, alla mensa del Sacrificio eucaristico,
in cui Egli ci dona ancora una volta il suo corpo, rende presente l’unico
sacrificio della Croce”.
"E’ nell’ascoltare la sua Parola, nel
nutrirci del suo Corpo e del suo Sangue, che Egli ci fa passare dall’essere
moltitudine all’essere comunità, dall’anonimato alla comunione.".
“L’Eucaristia, prosegue, è il Sacramento della comunione, che ci fa
uscire dall’individualismo per vivere insieme la sequela, la fede in Lui”.
"Allora dovremmo chiederci tutti davanti al Signore: come vivo io
l’Eucaristia? La vivo in modo anonimo o come momento di vera comunione con il
Signore, ma anche con tutti fratelli e sorelle che condividono questa stessa
mensa? Come sono le nostre celebrazioni eucaristiche"?
Terzo e ultimo
elemento: da dove nasce la moltiplicazione dei pani? Il Papa ci aiuta a
individuare la risposta “nell’invito di Gesù ai discepoli «Voi stessi date…»,
“dare”, condividere”.
"E questo ci dice che nella Chiesa, ma anche
nella società, una parola chiave di cui non dobbiamo avere paura è
“solidarietà”, saper mettere, cioè, a disposizione di Dio quello che abbiamo, le
nostre umili capacità, perché solo nella condivisione, nel dono, la nostra vita
sarà feconda, porterà frutto. Solidarietà: una parola malvista dallo spirito
mondano!"
In conclusione, Papa Francesco ci dice come ancora una
volta, stasera, “il Signore distribuisce per noi il pane che è il suo Corpo, Lui
si fa dono”. “E anche noi sperimentiamo la “solidarietà di Dio” con l’uomo, una
solidarietà che mai si esaurisce, una solidarietà che non finisce di stupirci:
Dio si fa vicino a noi, nel sacrificio della Croce si abbassa entrando nel buio
della morte per darci la sua vita, che vince il male, l’egoismo, e la morte.
"Nell’Eucaristia il Signore ci fa percorrere la sua strada, quella
del servizio, della condivisione, del dono, e quel poco che abbiamo, quel poco
che siamo, se condiviso, diventa ricchezza, perché la potenza di Dio, che è
quella dell’amore, scende nella nostra povertà per
trasformarla."
Papa Francesco si congeda dunque dai fedeli,
affidandoci un importante compito, quello di chiederci tutti se grazie
all’adorazione di Cristo presente nell’Eucaristia, ci lasciamo trasformare da
lui, se consentiamo al Signore che si è donato a noi, di guidarci per farci
uscire dai nostri piccoli recinti e per non farci avere paura di donare, di
condividere, di amare Lui e gli altri.
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