“Se chiederete qualcosa al Padre nel mio nome, Egli ve la darà”. “C’è qualcosa
di nuovo, qui – spiega il Pontefice - qualcosa che cambia: è una novità nella
preghiera. Il Padre ci darà tutto, ma sempre nel nome di Gesù”. Il Signore
ascende al Padre, entra “nel Santuario del cielo”, apre le porte e le lascia
aperte perché “Lui stesso è la porta” e “intercede per noi”, “fino alla fine
del mondo”, come un sacerdote:
“Lui prega per noi davanti al Padre. A me è sempre piaciuto, questo. Gesù,
nella sua resurrezione, ha avuto un corpo bellissimo: le piaghe della
flagellazione, delle spine, sono sparite, tutte. I lividi dei colpi, sono
spariti. Ma Lui ha voluto avere sempre le piaghe, e le piaghe sono precisamente
la sua preghiera di intercessione al Padre: ‘Ma … guarda … questo Ti chiede nel
nome mio, guarda!’. Questa è la novità che Gesù ci dice. Ci dice questa novità:
avere fiducia nella sua passione, avere fiducia nella sua vittoria sulla morte,
avere fiducia nelle sue piaghe. Lui è il sacerdote e questo è il sacrificio: le
sue piaghe. E questo ci da fiducia, eh?, ci da il coraggio di pregare”.
Tante volte ci annoiamo nella preghiera – osserva il Papa, che aggiunge: la
preghiera non è chiedere questo o quello, ma è “l’intercessione di Gesù, che
davanti al Padre gli fa vedere le sue piaghe”:
“La preghiera verso il Padre in nome di Gesù ci fa uscire da noi stessi; la
preghiera che ci annoia è sempre dentro noi stessi, come un pensiero che va e
viene. Ma la vera preghiera è uscire da noi stessi verso il Padre in nome di
Gesù, è un esodo da noi stessi”.
Ma come “possiamo riconoscere le piaghe di Gesù in cielo?” – si chiede il Papa
– “Dov’è la scuola dove si impara a conoscere le piaghe di Gesù, queste piaghe
sacerdotali, di intercessione? C’è un altro esodo da noi stessi verso le piaghe
dei nostri fratelli: dei nostri fratelli e delle nostre sorelle bisognosi”:
“Se noi non riusciamo ad uscire da noi stessi verso il fratello bisognoso,
verso il malato, l’ignorante, il povero, lo sfruttato, se noi non riusciamo a
fare questa uscita da noi stessi verso quelle piaghe, non impareremo mai la
libertà che ci porta nell’altra uscita da noi stessi, verso le piaghe di Gesù.
Ci sono due uscite da noi stessi: una verso le piaghe di Gesù, l’altra verso le
piaghe dei nostri fratelli e sorelle. E questa è la strada che Gesù vuole nella
nostra preghiera”.
“Questo è il nuovo modo di pregare: – conclude il Papa - con la fiducia, il
coraggio che ci dà sapere che Gesù è davanti al Padre facendogli vedere le sue
piaghe, ma anche con l’umiltà di quelli che vanno a conoscere, a trovare le
piaghe di Gesù nei suoi fratelli bisognosi” che “portano ancora la Croce e
ancora non hanno vinto, come ha vinto Gesù”.
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