Qualche settimana fa mi sono permesso di interessare Luigi Accattoli, vaticanista del Corriere della Sera sulla realtà del diaconato chiedendogli di aiutare i diaconi a riaccedere il fuoco per una riflessione condivisa su questo ministero che il Vaticano II ha voluto ripristinare. Gli sono veramente grato per aver voluto raccogliere questo appello che sostiene in maniera forte ed autorevole questa esigenza di confronto. Grazie Luigi per l'attenzione.
Ho atteso qualche giorno prima di intervenire sul blog di Luigi ( http://www.luigiaccattoli.it/blog/ ). Volevo leggere reazioni e opinioni. Ora invito anche tutti i diaconi che lo desiderano a leggere i post inseriti nelle due news inserite da Luigi e che mi sembrano molto interessanti in quanto prospettano una realtà del diaconato viva e sentita. Ci mostrano un ministero sentito in maniera autentica nel popolo cristiano.
Il diaconato, quindi, può dire ancora molto e per farlo ha bisogno di riprendere un cammino vero capace di mostrare il suo ruolo profetico e di costruttore di fraternità nel nostro tessuto ecclesiale e sociale.
Sosteniamo il diaconato e aiutiamo la riflessione e il dibattito su questo ministero che aiuta i diaconi e tutta la Chiesa a camminare nella direzione voluta da Dio. Vorrei allora chiedere a voi tutti di esprimervi su questo ministero e sugli ambiti di servizio da privilegiare.
7 commenti:
non vorrei dire una corbelleria ma qualche anno fa credo si discutesse in germania anche sull'impiego dei diaconi nella preparazione dei fedeli al sacramento della penitenza che culminava con la sola confessione dei peccati con un sacerdote. Sembra fosse qualcosa di più di una direzione spirituale. E diaconi (ovviamente con una adeguata preparazione e attitudine) accompagnatori spirituali vi sembra fuori dal profilo che , dice il Papa non è unico? Io lo vedo come un servizio alle povertà del nostro tempo che sovente sono più di carattere spirituale che materiale....
Mario, diacono
Ho avuto modo di leggere i numerosi interventi riguardanti la risposta del Papa sui diaconi apparsi sul blog di Acattoli; interventi dei più disparati, ma vivaci (segno che l'argomento interessa, anche se le idee non sono sempre limpide). Potrebbe essere interessante raccoglierli e discorreci sopra...
Ritornando alla domanda del diacono Giuseppe Corona e alla relativa risposta di Benedetto XVI, mi sembra di poter desumere il desiderio da parte dei diaconi di inricazioni di alto respiro che alzino l'orizzonte dell'ordinarietà in cui ci si trova a operare, fatta spesso con dedizione e passione, ma forse non altrettanto gratificante. Forse l'ordinarietà della vita pastorale parrocchiale può far calare di tono, tarpare l'entusiasmo... e costatare che il proprio ministero perde di visibilità e incidenza, come fosse uno dei tanti servizi che si offre alla comunità (ma occorre essere proprio diaconi per fare quello che si fa?) e perdere di vista il fine e la bellezza della propria vocazione, quale "segno sacramentale" della diaconia di Cristo, affinché la comunità sia "diaconia in atto"; e quelli che guardano possano dire oggi quello che si diceva della prima comunità cristiana: "Guarda come si amano, e l'un per l'altro è pronto a morire" (Tertulliano).
Il Papa parla di varie applicazioni in cui può esplicitarsi il ministero diaconale... Mi ha colpito quell' "intronizzare nel mondo la parola di Dio, la Parola vivente, Cristo. Che sia realmente Lui a governare la nostra vita personale e la nostra vita nelle parrocchie". La Persona vivente del Signore Gesù dà senso al nostro operare, al nostro essere; ed in particolare al nostro essere per i poveri, per i bisognosi, nelle molteplici dimensioni della caritas, che in ultima istanza ci fa lavare i piedi sporchi degli uomini a noi affidati.
La domanda del diacono Giuseppe esprimeva un desiderio di qualcosa di particolare, un "obiettivo sognificativo" che facesse "crescere la coesione della fraternità diaconale" e desse "maggior visibilità". Mi dispiace però che l'intervento (forse perché preso alla sprovvista?) del card. Vicario sia risultato piuttosto generico.
Ciò mi convince della necessità ed urgenza di dare alla diaconia ordinata una spinta d'anima che la faccia volare sopra la mediocrità.
credo anch'io che per i diaocni e più ancora pet il diaconato esista un problema che si potrebeb sintetizzare con la parola "visibilità". E' una questione, credo, importante in quanto costituisce un aiuto al ministero e alla comunità per meglio assaporare il senso e il valore del servizio che il diacono è chiamato a fare nell'ambito delle comunità. Spesso, infatti, il diacono è poco "valorizzato" e poco "considerato". Credo amche e ho avuto modo di proporlo anche al Convegno Nazionale dei Diaconi di questa estata in Assisi che ci sia un gran bisogno di una riflessione sul senso di questo ministero da realizzare a livello di tutta la Chiesa italiana e, magari, universale. Chiedo troppo?
Non chiedi troppo! C’è veramente bisogno di una riflessione sul senso del ministero. Però conosciamo, salvo qualche eccezione, lo stato di “stasi” della chiesa italiana. Io sono convinto che al diaconato si possa attribuire il motto (modificato all’occorrenza) “Ministero nuovo per una Chiesa nuova”! Ognuno può trarre le conseguenze…
Bisogna uscire dalle ingessature “clericali”, e molti diaconi purtroppo ne sono coinvolti, loro malgrado.
La riflessione sul diaconato va di pari passo con una ecclesiologia che sia veramente di comunione, altrimenti ne risente anche la “visibilità” di questo ministero e la sua “valorizzazione”. Perché il NUOVO, se è tale, si vede! La riflessione deve portare a un cambiamento di mentalità, cosa non scontata… Ma è pur sempre vero “Vino nuovo in otri nuovi”!
Luigi
ieri sera ho partecipato all'incontro prima della Pasqua con il mio parroco e gli altri diaconi permanenti. Ebbene: ecco la notizia. Dopo Pasqua il parroco, avvisandoci preventivamente, ci inviterà a tenere l'omelia della domenica. E' una cosa bella e interessante in quanto ci consentirà di mettere in pratica il nostro ministero nell'ambito delle celebrazione. E' una concreta iniziativa che, credo, può aiutare il diacono ad incarnare il ministero della parola.
E' una bella notizia. Auguro di cuore che sia veramente non una "concessione", ma una valorizzazione del servizio diaconale... e che questi non si esaurisca in maggiori visibilità liturgiche, ma che la sua visibilità entri nel cuore della gente, anche attraverso la Parola annuciata e spiegata.
Personalmente cerco di non distogliere il mio sguardo da tutta la dimenisione diaconale del ministero, in modo che anche quando predico io non sia una "copia" del prete, ma sia sempre secondo il mio carisma...
Luigi
non credo in una concessione. credo piuttosto in un atto di "fiducia" e di sprono a far uscire il diaconato dalla sua attuale condizione. Concordo sul resto. Il diaconato deve poter e saper esercitare il suo ministero in toto.
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