Venerdì, 14 settembre entra in vigore il Motu proprio con il quale il Santo Padre ha voluto reintrodurre la messa in latino tra le possibilità di celebrazione. Il rito di fatto non era stato mai abolito e il Motu proprio di Benedetto XVI lo chiarisce. Ma cosa cambia? Secondo Mons. Rino Fisichella che ha rilasciato una intervista a Giuseppe De Carli sul qutidiano "Il Tempo" di oggi 12 settembre, "rispetto alla prassi precedente ci sono alcune novità. Prima era il vescovo che dava ai sacerdoti la possibilità, in alcune chiese particolari, di celebrare secondo il rito di San Pio V, che non è mai stato abrogato. Ora un gruppo di fedeli che avesse il desiderio di pregare con quel rito lo può chiedere direttamente al parroco che deve accogliere volentieri tale richiesta". Nella stessa intervista Mons. Fsichella chiarisce anche che "Non c'è alcun passo indietro rispetto al Concilio; anzi può essere considerato un ulteriore passo in avanti....". Tre i motivi, sempre secondo Mons. Fisichella che hanno indotto il Papa ad emanare il Motu proprio: " La grande passione per la liturgia e per il suo senso più profondo, un segnale particolare di attenzione a quanti nei decenni scorsi volevano pregare col rito tridentino; una mano tesa verso le comunità che si richiamano a monsignor Lefevre.
4 commenti:
la frasi che riposti di mons. fisichella "un gruppo di fedeli che desidera..." non rispecchiano proprio la norma che parla di un gruppo stabile: coetus fidelium traditioni liturgicae antecedenti adhaerentium continenter exsistens
il riferimento chiaro sembra sia ad un gruppo già esistente che aderisca alla tradizione liturgica precedente... non che semplicemente "desideri"...
il discusso intervento della curia di milano va proprio in questo senso, che, mi sembra, quello più corretto...
poi privatamente ogni prete può celebrare col messale del 1962 (ad avercelo - e io ce l'ho!!! - ma non basta solo quello)
raffaella, cristiano sono già prenotati per la mia prima messa more antiquo... ti aggiungi anche tu?
certo che questo del motu proprio è proprio una bella ... questione. comunque se posso verrò certamente alla celebrazione che hai in animo di fare. Al riguardo comunque ci sono anche alcune dichiarazioni e/o commenti di mons. Luca Brandolini e poi di Mons Plotti. e poi...come tu saprai c'è un forte dibattito che vede un confronto fra "favorevoli" e "contrari". Un po' la cosa mi disorienta. Confido nel Signore non per l'uniformità ma per l'unità.
Non so. Non sono contrario all'uso del latino: si celebra in tante lingue e dialetti, perché no in latino?
Quello che mi lascia perplesso è l'uso del messale di Pio V e rivisto da Giovanni XXIII. Non vorrei che per riavvicinare alcuni si finisca per perderne molti.
Ma questo comunque è un falso problema. Il problema a mio avviso principale è il senso che vogliamo dare alla liturgia. Se deve essere lode al Signore (come dovrebbe essere anche tutta la vita del cristiano) allora il rito deve essere al servizio di questo fine. Ma se un rito non comunica più questo allora si deve cambiare il rito. Secondo me è questo l'unico modo di essere realmente fedeli alla tradizione.
Pace e benedizione
Julo d.
PS se vai su http://ilvolodegliuccelli.blogspot.com/ puoi trovare nel post del 12/9 alcune riflessioni in tema. (questo ps puoi anche non pubblicarlo)
carissimo Julo,
grazie per il tuo contributo e grazie anche per aver segnalato il tuo sito che ho cercato di visitare stamane. E' una piccola miniera di buone notizie e una ricchezza anche per tutti i diaconi che possono attingere a piene mani. Te ne sono grato e con il tuo permesso (già accordato immagino) lo inserisco tra i siti segnalati nel mio blog. Invito anche gli amici di questo blog a visitarlo.
fraterni saluti
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