I magi, queste figure così singolari di cui ci parla il Vangelo sono, per me, il simbolo di chi ha compiuto un viaggio lungo e pieno di insidie. Un viaggio che può essere paragonato a quello di ogni uomo (maschio e femmina) sulla terra. Questo viaggio è il nostro viaggio. Anche noi, infatti, siamo chiamati e guidati dalla stella che ci indica il cammino dobbiamo cercare di portare i nostri passi all'incontro con il Signore. Anche noi siamo chiamati a portare al Signore Gesù dei doni (i frutti della nostra vita) presentandoci a Lui che ci attende nella sua casa povera ma piena di calore e di misericordia. Il Signore Gesù ci attende, attende anche noi e desidera i nostri doni per accoglierli nella sua infinita bontà. Il Signore lo troviamo negli angoli più sperduti della terra, dove le comodità e gli agi ai quali in tanti siamo abituati mancano. Lo troviamo ai bordi delle strade luccicanti e accanto alle vetrine illuminate a festa. Lui si traveste da "povero barbone", assume le sembianze di chi vive alla giornata e si contenta di quello che raccoglie. Lo troviamo nelle baraccopoli delle metropoli o nei villaggi più sperduti. Gesù è fra questo popolo che è il più numeroso della terra e che, diciamolo pure, vive in questo modo per garantire a noi tutti di vivere come viviamo. Vorrei continuare ancora su questo tono ma mi fermo per evitare di turbare oltremodo i nostri cuori che adagiati sull'ovatta sospirano a fatica dopo gli abbondanti pasti che abbiamo consumato. Possiamo fare qualcosa come diaconi? Possiamo credere che qualcosa di nuovo può veramente nascere?
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