tag:blogger.com,1999:blog-1149894459746542585.post1688385293301960808..comments2022-04-07T16:06:14.290+02:00Comments on Pensieri e parole...: La forza del prete, l'aiuto dei laicivincenzohttp://www.blogger.com/profile/13423541951748156060noreply@blogger.comBlogger5125tag:blogger.com,1999:blog-1149894459746542585.post-45510757443908356952008-05-11T21:09:00.000+02:002008-05-11T21:09:00.000+02:00Caro Luigi,grazie per il tuo contributo che mi con...Caro Luigi,<BR/>grazie per il tuo contributo che mi consente di chiarire ancora meglio. Non si tratta di una divisione di compiti ma della esaltazione del ministero del presbitero "uomo della speranza" e della concreta possibilità di assicurarle a Lui e, quindi, alla comunità di "godere" di un accompagnamento spirituale che solo Lui può assicurare. E' solo questo il senso del mio dire e del mio pensare. L'unità, infatti, si costruisce attorno all'Eucarestia e ad una spiritualità che la comunità vive concretamente.<BR/>un abbraccio<BR/>vincenzovincenzohttps://www.blogger.com/profile/13423541951748156060noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1149894459746542585.post-23083121798833882122008-05-11T19:11:00.000+02:002008-05-11T19:11:00.000+02:00Caro Vincenzo, nella tua lettera hai affrontato un...Caro Vincenzo, nella tua lettera hai affrontato una situazione ecclesiale molto attuale e che ci tocca da vicino. Si potrebbe essere tentati di liquidarlo con poche parole, col rischio così di banalizzare il problema… Lo sappiamo, è un dibattito aperto e di non facile immediata soluzione, perché coinvolge persone, rapporti, mentalità, visioni concrete di chiesa, situazioni consolidate e dure a morire…<BR/>La situazione attuale è frutto, penso, della crisi in atto nella nostra società e quindi anche nella nostra realtà di chiesa.<BR/>"Il sacerdote è l'uomo della speranza", lo sarà sempre, anche se "oberato di lavoro", se in lui non si spegne la coscienza di essere "strumento di Cristo" e punto di riferimento delle persone affidate alla sua cura pastorale.<BR/>Questa "speranza", che alle volte alla resa dei conti appare utopica, è offuscata dal nostro modo concreto di impostare la pastorale parrocchiale.<BR/>Tu ne fai un'analisi abbastanza poco consolante, ma veritiera…<BR/>Penso però che non si debba generalizzare. Dipende anche dalla cultura locale, più marcata in certe zone geografiche, in altre meno.<BR/>In molte si sta attuando esperienze di partecipazione alla conduzione della parrocchia che sono veramente profetiche.<BR/>Personalmente ritengo che al di là della spartizione di compiti (alla quale sento una certa allergia, perché è sempre una visione di "potere" molto lontana da una visione diaconale della pastorale), manchi nelle nostre comunità una coscienza comunitaria, comunionale di chiesa. L'ecclesiologia di comunione di cui si parla tanto è una realtà non teorica, ma esistenziale, vitale. Basti pensare ad una famiglia (che, essendo chiesa domestica, è paradigma della compagine ecclesiale più vasta): lo sappiamo, la comunione si costruisce ogni giorno nel dialogo, nell'ascolto, nel sacrificio, nella rinuncia, nello scambio gioioso dei doni di ciascuno… Se questo stile di vita non si concretizza nella vita della parrocchia (e questo comporta una conversione a tutti i livelli!), è "perdita di tempo" tutto il nostro lavoro pastorale.<BR/>Per esempio (e qui potrei portare l'esperienza personale) la presenza del diacono nel consiglio pastorale parrocchiale è significativa, perché egli può in concreto "essere l'anima" di quella diaconia che si esprime in forma comunitaria nel consiglio pastorale.<BR/>Manca la coscienza "profetica" di ciò che Dio chiede oggi alle chiese.<BR/>Prima del fare, viene l'essere… e qui casca l'asino!<BR/><BR/>Con sincera amicizia,<BR/>Luigiluigi vidonihttps://www.blogger.com/profile/03067672270167318087noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1149894459746542585.post-16872738016423393442008-05-10T07:55:00.000+02:002008-05-10T07:55:00.000+02:00Caro Padre Natalino,il nostro tempo è pieno di tes...Caro Padre Natalino,<BR/>il nostro tempo è pieno di testimonianze positive ma, purtroppo, non mancano i segni di contraddizione. Voglio sperare che la responsabilità diventi sempre più patrimonio condiviso tra parroci e comunità.<BR/>un abbraccio <BR/>vincenzovincenzohttps://www.blogger.com/profile/13423541951748156060noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1149894459746542585.post-84551702790373034412008-05-09T16:36:00.000+02:002008-05-09T16:36:00.000+02:00Carissimo Vincenzo, condivido appieno quanto scrit...Carissimo Vincenzo, condivido appieno quanto scritto sull'articolo. La tua opera di divulgazione di questi argomenti è estremamente importante: ci fa riflettere su problematica molto importanti per il futuro della nostra Chiesa. <BR/>P. NatalinoAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1149894459746542585.post-85176705150562982442008-05-07T12:24:00.000+02:002008-05-07T12:24:00.000+02:00Quando circa 9 anni fa il parroco venne nominato "...Quando circa 9 anni fa il parroco venne nominato "capo" della mia parrocchia, una delle prime cose che fece fu proprio quella di 'spartire' compiti che non richiedevano l'Ordine nel grado di presbitero. Adesso in parrocchia per ogni compito c'è un responsabile che lo gestisce e lo cura. <BR/>Certo che la collaborazione col parroco deve esserci, perché in ultima analisi il responsabile rimane sempre lui. Però se c'è un rapporto di fiducia reciproca le cose funzionano molto bene. Da una parte i laici (e eventuali diaconi presenti in parrocchia) si sentono valorizzati e corresponsabili, e dall'altra i presbiteri hanno più tempo per fare ciò che solo loro possono fare.<BR/><BR/>Pace e benedizione<BR/>Julo d.julo d.https://www.blogger.com/profile/03429397529083550369noreply@blogger.com