martedì 22 settembre 2009

La prolusione di Bagnasco: tutta da leggere.


Mi sembra molto opportuno, nel contesto del nostro tempo, richiamare l'attenzione di tutti su una più approfondita conoscenza del dibattito in corso in questo momento nella Chiesa. Il clima che stiamo vivendo, infatti, è molto particolare sia per la vita ecclesiale che per quella sociale e politica.
Il Card. Bagnasco, infatti, affronta tutti i temi più attuali di questo tempo indicando strade e sentieri da percorrere.
Qui propongo solo i primi righi del suo discorso ma è possibile leggere o scaricare il testo completo sul sito http://www.ildiaconato.it/:

"Venerati e amati Confratelli,
per crucem ad lucem: questa incontrovertibile e consolante regola della vita cristiana ha segnato con inopinata evidenza pubblica gli esordi del nuovo anno pastorale: è ancora vivo in noi infatti un passaggio amaro che, in quanto ingiustamente diretto ad una persona impegnata a dar voce pubblica alla nostra comunità, ha finito per colpire un po’ tutti noi: la gravità dell’attacco non può non essere ancora una volta stigmatizzata, come segno di un allarmante degrado di quel buon vivere civile che tanto desideriamo e a cui tutti dobbiamo tendere. La telefonata che il Santo Padre ha avuto la bontà di farmi, per raccogliere notizie e valutazioni sulla situazione contingente, e le parole di grande benevolenza che egli ha riservato al nostro impegno, ci hanno non poco confortato. Seguendo la sapienza della Croce, liberi da interpretazioni estranee alla logica della Chiesa e nel rispetto delle persone, tutto acquista una prospettiva diversa, e le tribolazioni – che pur non cerchiamo – diventano il germe misterioso di salvezza e di bene già in questa vita e poi per l’eternità. Questa consapevolezza, che è fonte di consolazione, non va però equivocata: la Chiesa è in questo Paese una presenza costantemente leale e costruttiva che non può essere coartata né intimidita solo perché compie il proprio dovere: «Quando i cristiani sono veramente "lievito", "luce" e "sale" della terra, diventano anche loro (…) "segno di contraddizione"» (Benedetto XVI, Omelia nella Basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina, 7 aprile 2008). La coerenza tra la fede e la vita è tensione che attraversa e invera il cristianesimo, ed è in un certo qual senso la misura della sua sincerità: su questo davvero non possiamo accettare confusione, tanto meno se condotta con intenti strumentali o per perseguire obiettivi che nulla hanno a che fare con un rinnovamento complessivo della società in cui viviamo. Non ci manca peraltro la fiducia che, «facendo la nostra piccola parte, nella fedeltà alla vocazione che ciascuno ha ricevuto, contribuiremo a rendere diritte le vie del Signore e a salutare l’alba del suo Regno» (Benedetto XVI, Discorso sul monte Nebo, 9 maggio 2009). In questo orizzonte di fede, la Chiesa respira sempre – in qualunque circostanza – l’aria luminosa, serena e corroborante della Pasqua".

mercoledì 2 settembre 2009

Parroci, diaconi (e mogli)



Le icone che mostrano Gesu che lava i piedi ai propri discepoli sono sempre immagini potenti e che indicano la via che il diacono e` chiamato a percorrere. Ancora una volta vorrei proporla come sfondo del rapporto tra parroci e diaconi. Un rapporto complesso e articolato; un dialogo a volte difficile, a volte inesistente, a volte proficuo e denso di grandi prospettive.
Il rapporto, quindi, tra parroco e diacono e` importante e su questo, credo, che bisogna far crescere il livello della riflessione.
Al riguardo mi piace segnalare uno stralcio di post che il mio amico diacono Luigi Vidoni ha inserito lo scorso 30 agosto sul suo blog. Lo riporto qui di seguito e ringrazio Luigi per il suo prezioso servizio
"(…)A volte il rapporto tra parroci e diaconi (e le mogli) è faticoso, spesso a causa di pretese o di indifferenza. Come aiutare i parroci ad avere fiducia nei loro diaconi e nella disponibilità al servizio di questi e a valorizzare anche le "coppie diaconali" in quanto tali e le loro famiglie?Le difficoltà sono per molti dovute al fatto che i preti non sono abituati a prendere decisioni condividendole con gli altri, sentono come esclusivamente propria la responsabilità della comunità e spesso vedono il diacono come mero esecutore o collaboratore qualificato invece che come corresponsabile e come fratello nell'ordine sacro. Questo è in gran parte dovuto alla formazione seminariale del parroco, che quindi va ricalibrata perché il prete impari non a fare tutto da solo, ma a condividere i pesi e le responsabilità - anche per moltiplicare la gioia - con altri. I sacerdoti potranno cambiare la loro mentalità solo se potranno sperimentare nel loro processo formativo e poi nella loro vita in parrocchia forme di vera fraternità. La ricerca di prossimità col parroco e di dialogo costruttivo da parte della coppia diaconale rende il prete più sensibile alla famiglia e al servizio del diacono. Il rapporto è per alcuni già improntato a condivisione, ascolto e fiducia reciproca e c'è chi già sperimenta una comunione fraterna col parroco."