domenica 28 settembre 2008

Piccolo pensiero



I diaconi sono gli unici che hanno la concreta possibilità di ricevere tutti e sette i sacramenti. Insomma sono gli unici che possono ricevere tutti e sette i segni di Grazia che il Signore elargisce. Sant'Agostino poi, definisce i sacramenti: "segni esterni e visibili di una grazia interiore e spirituale". E' una bella scoperta per me soprattutto perchè nata nel contesto di una festa di cresima nel mentre, in un gruppetto, si parlava con la mamma del giovane che aveva ricevuto il sacramento della confermazione. Riflettendo insieme proprio questa mamma ha voluto sottolineare questa circostanza. Coraggio diaconi, anche questo è un "segno" dell'Amore del Padre per tutti noi.

venerdì 26 settembre 2008

Tra bene e male l'esempio dei martiri.

La quotidianità dell’esistenza ci invita ogni giorno a vivere le gioie e le difficoltà della vita conservando la nostra fede. La fede, infatti, è l’unica perla preziosa che dobbiamo conservare gelosamente riponendola nello scrigno del nostro cuore perché la nostra umanità possa giovarsi di essa per attraversare il deserto di questo nostro pellegrinaggio.
Tra le dune sempre uguali ogni tanto una tempesta potrebbe farci perdere l’orientamento, potrebbe deviare i nostri passi facendoci smarrire la giusta direzione. Quando sta per arrivare una tempesta, allora, dobbiamo forse cercare un riparo? Dobbiamo forse rifugiarci in una grotta fredda e buia dove possiamo rischiare la morte? Dobbiamo nasconderci nella nostra tenda povera e strappata col rischio di restare sommersi dalla sabbia? Dobbiamo trovare un’oasi verde dove stare bene facendo finta di nulla?
Mi chiedo, insomma, possiamo attendere inermi che la tempesta metta seriamente a rischio la nostra esistenza (cristiana)? Possiamo attendere senza far nulla che il vento del deserto sollevando la sabbia ci sommerga? Possiamo far finta di nulla?
La risposta è: non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo che la tempesta (portatrice di male e di sventura) ci disorienti e ci faccia sommergere dalla sabbia (il male).

Ogni cristiano, forte e saldo nella fede, è chiamato a spingere i suoi passi senza bendarsi completamente gli occhi davanti alla tempesta (al male).
Ogni cristiano, con la retta coscienza, è chiamato ad affrontare le difficoltà senza paura, costi quello che costi.
Ogni cristiano, consapevole della propria missione, è chiamato a dire con le parole, i fatti e l’esempio che il bene può vincere il male.

Il Signore, quindi, certamente non vuole che noi ci nascondiamo, non vuole che noi ci rifugiamo sotto un riparo tranquillo facendo finta di nulla.
Mi chiedo ancora: ci sono cristiani capaci di vivere la propria fede affrontando il male che conoscono? Ci sono cristiani che con parole, fatti e azioni sanno mostrare il Cristo all’uomo di oggi?
Ci sono cristiani che sanno essere e non apparire solamente come tali?
Ci sono cristiani che conoscendo fatti, persone e circostanze non restano alla finestra a guardare peccando clamorosamente di omissione?

Certo, ognuno potrà leggere in questa modesta e povera riflessione la propria esperienza; ognuno potrà trovare giustificazioni al proprio agire; ognuno potrà leggere e passare oltre come quel sacerdote e quel levita di cui parla Gesù in una delle parabole più belle che troviamo nei vangeli.
Mi auguro che ciò non avvenga, perché sarebbe terribile. Il segno che non siamo più capaci di proporre la verità, non siamo più capaci di vivere da cristiani, non siamo più capaci di essere martiri come i santi Cosma e Damiano di cui oggi la liturgia ci fa celebrare la festa.

Spero che io stesso abbia la forza di vivere quello che scrivo e spero che il Signore mi faccia incontrare cristiani capaci di farlo insieme.

Buona festa dei santi Cosma e Damiano a tutti e speriamo di vivere il martirio insieme per dimostrare la nostra fedeltà al Cristo, unico salvatore. Un martirio che sia il trionfo della fede e del bene contro il male che opprime l’uomo e le sue libertà; contro un male che spinge a fare altro male; contro un male che invade sempre di più tutti gli ambienti, anche quelli che possono apparire e/o mostrarsi come bene.

mercoledì 24 settembre 2008

Il fratello perfetto


Il vangelo di domenica prossima 28 settembre 2008, Matteo 21, 28-32, mi piace moltissimo perchè mette in luce una realtà spesso velata da comportamenti e azioni dell'uomo. I due figli della parabole che Gesù racconta ricevono entrambi lo stesso invito, quello di andare a lavorare nella vigna. Il primo risponde di non averne voglia ma poi, pentito ci va. Il secondo risponde che sarebbe andato ma, poi, non ci va. E' un po' come accade in tante situazioni della nostra quotidianità dove il "fratello" perfetto manca. Anche nella vita quotidiana, infatti, c'è chi si mostra favorevole ma poi in realtà si comporta in maniera contraria e chi, pur manifestando una sua contrarietà si "converte" (cioè cambia vita) e fa ciò che gli è chiesto. Il Signore, ci avverte Gesù, starà attento alla concretezza delle nostre azioni.

"E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

L'invito di Gesù è ancora una volta quello di cambiare la nostra vita. Se ci riteniamo "giusti" siamo invitati a far seguire alle belle parole i fatti; se non ci riteniamo "giusti" a convertirci. Nessuno è perfetto ma possiamo fare qualcosa per avvicinarci alla perfezione. Guai ad illudersi di essere bravi, buoni, sapienti, eccellenti, depositari della verità rivelata. Prostitute e pubblicani (pentiti e convertiti) ci passeranno avanti e allora sarà pianto e stridore di denti.

domenica 21 settembre 2008

Li vogliono "chierichettoni" o diaconi davvero?



Sul sito http://www.ildiaconato.it/ da oggi è stata aggiunto un link dedicato al dibattito sul diaconato. La sezione vuole accogliere opinioni e riflessioni sullo specifico del diaconato. Il primo contributo è di don Giovanni Giavini, di Milano che di recente sul periodico della dehoniane "Settimana" ha pubblicato un proprio contributo al riguardo. Il sacerdote si chiede "Li vogliono "chierichettoni" o diaconi davvero?". La domanda potrebbe apparire retorica ma in effetti non è così. Chi conosce qualche diacono e/o conosce la realtà del diaconato in Italia si fa la stessa domanda. Più ancora questa domanda se la fanno i diaconi. Don Giovanni Giavini prova a rispondere e scrive a chiare note che a lui sembra che lo specifico del diaconato va ricercato nel servizio alla responsabilità pastorale, alla collaborazione ufficiale al ministero della guida pastorale delle comunità, al ministero della "presidenza". "Il diacono -scrive don Giovanni Giavini- dovrebbe essere investito -in modo ufficiale e per sè stabilmente- di una responsabilità nella guida di una chiesa, di una diocesi, di una parrocchia o di un quartiere o di un settore della vita ecclesiale da individuare a secondo delle situazioni, con libertà e senso della realtà. Senza qualche "responsabilità" pastorale di tale tipo pur subordinata a quella dei pastori, -insiste don Giovanni Giavini- non vedo via d'uscita alla ricerca di un suo specifico. Anzi vedo il rischio di nullificare quel ministero".

Il servizio completo è pubblicato sul sito http://www.ildiaconato.it/

domenica 14 settembre 2008

don francesco è parroco di san biagio v.m. di Marina di Minturno

Da oggi 14 settembre 2008, don Francesco Guglietta è il nuovo parroco di San Biagio Vescovo e Martire a Marina di Minturno (Comune di Minturno). Sono appena tornato dalla celebrazione presieduta da S. E. Mons. Fabio Bernardo D'Onorio alla quale hanno preso parte anche diversi sacerdoti e diaconi.
Anche don Francesco ha il suo diacono. Si chiama Rodolfo e già da diversi anni svolge il suo ministero in questa parrocchia.
Il rito è stato suggestivo e solenne. Impeccabile il servizio liturgico curato dal cerimoniere don Antonio Centola e da alcuni seminaristi. Il Vescovo, da Pastore, è stato attento e premuroso verso i fedeli assicurando la sua filiale protezione e benedizione. Mi hanno emozionato le parole di saluto di don Francesco che in questi giorni ha fatto visita al cimitero di Minturno dove sono sepolte le spoglie dei precedenti parroci: don Silvio e don Luigi. Don Francesco ha poi presentato le due chiavi di lettura con le quali interpreterà il suo ministero in San Biagio. Primo, il segno di Gesù Cristo; secondo, l'amicizia. "Voglio diventare vostro amico" ha ripetuto a più riprese "e lo voglio essere -ha proseguito- per i giovani, gli adulti, i nonni, le famiglie ecc... Un'altra attenzione sarà quella verso i poveri...". Anche a questo ingresso sono andato non da solo. Oltre a Franca c'erano anche Domenico e Lucia. A don Francesco e alla sua nuova comunità desideriamo augurare ogni bene.

don Natalino è parroco di san michele in Campodimele

In questa immagine scattata questa mattina potete vedere don Natalino Di Rienzo e il suo diacono Rocco Zannella. Una bella coppia, non c'è che dire.
Da oggi, 14 settembre 2008, don Natalino è il nuovo parroco di San Michele Arcangelo in Campodimele. Il paesino conta circa 6-700 abitanti ma è molto bello e la sua notorietà ha travalicato i confini nazionali. Infatti, tutti lo conoscono come il paese della longevità e, spesso, è finito sui quotidiani, sulle riviste e in tv.
Da oggi, dicevo, don Natalino è il parroco dell'unica parrocchia di questo paese che è anche classificato tra i "borghi" più belli d'Italia.
A don Natalino, che conosco da tanti anni, i miei più sinceri ed affettuosi auguri. A me si unisce tutta la mia famiglia Franca, Domenico e Lucia. Gli vogliamo un gran bene. E' un presbitero che, in umiltà, sa farsi prossimo di tutti quanti incontra sulla strada e, per dirla tutta, è un presbitero con la "P" maiscola. A questo punto don Natalino con il suo sorriso simpatico e accattivante direbbe: "Non so se mi spiego".

Stamattina alle 11.00 non potevo mancare a questo appuntamento con la storia della parrocchia di San Michele in Campodimele e della vita di don Natalino. Anche lui non è mai mancato, da quando lo conosco, alle cose importanti della vita della mia famiglia. Di questo lo ringrazio. Lo ringrazio per la sua vicinanza e la sua attenzione. Di questi tempi non è facile trovare presbiteri come lui. Ma grazie a Dio ci sono e, credo, che ce ne siano tanti altri.
A Campodimele, che dista dal mio paesino circa un'ora di macchina, sono andato con Franca. Con noi c'era anche don Luigi (il cappellano dell'Ospedale di Formia). (Sapete anche Lui -don Luigi- è un grande). La celebrazione è stata presieduta dal nostro Arcivescovo S.E. Mons. Fabio Bernando D'Onorio che sta dando un impulso nuovo alla nostra Chiesa. Prego perchè il Signore continui a guidare le sue decisioni. Don Natalino prende il posto del cugino, anche lui presbitero. Si chiama don Francesco e questa sera alle 18.30, don Francesco farà il suo ingresso come parroco nella parrocchia di San Biagio Vescovo e Martire di Marina di Minturno. Sarò presente anche a questo appuntamento e spero di scattare qualche foto per raccontarvi come è andata. Ancora una cosa. Belle e scoppiettanti le parole che don Natalino ha detto alla fine della celebrazioni. Molto toccante l'affidamemto del suo ministero in questa parrocchia al papà (defunto) e al cugino Germano (scomparso poco più di un mese fa a causa di una grave malattia).
Buon ministero don Natalino e Forza .....(come dici sempre tu).

giovedì 11 settembre 2008

Maria Addolorata e l'esaltazione della croce



Nel mia comunità in questi giorni stiamo vivendo la novena in preparazione della Festa di Maria SS Addolorata. E' un momento di particolare unità e di profonda devozione che trova la sua espressione nella pietà popolare verso la statua della Vergine Maria venerata come Addolorata.

Il culto della Addolorata, a Castelforte, nella parrocchia di San Giovanni Battista è relativamente recente ed è legata alla fede popolare nell'intervento della Madonna in occasione del colera del 1837.

Alla festa religiosa si lega anche una festa civile che coinvolge le popolazioni del circondario. Tradizione, fede, devozione si intrecciano e, come in tanti altri posti d'Italia, segnano la storia di tutto un territorio. E' la nostra Italia dove il sacro e il profano si intrecciano e offrono la possibilità di gustare, nella diversità, il sapore di feste alle quali ciascuno dà il senso che è più vicino alla propria sensibilità

Non sò se ciò sia proprio giusto e se ciò risponde o meno allo spirito cristiano delle festa che si intende onorare. Credo che una maggiore e sempre più netta distinzione tra festa civile e festa religiosa, forse, possa giovare ad un autentico recupero della fede. Ma sono solo poveri pensieri di un diacono di paese.

lunedì 1 settembre 2008

La fede un dono da chiedere insieme


"In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Domenica prossima 7 settembre, nella nostre Chiese leggeremo questo passo del Vangelo di Matteo al capitolo 18. Siamo così di fronte ad una "promessa" di Gesù e come tutte le Sue promesse anche questa è vera.
Quando mi capita di leggerla immediatamente mi si apre il cuore e la speranza si fa presente e palpabile. Sapere che Gesù stesso ci assicura la Sua presenza e la possibilità di averlo in mezzo a noi è una certezza che mette il fuoco nel nostro cuore. E' una certezza che anima il nostro dire e il nostro fare. E' una certezza che infonde in noi una carica "divina" donandoci una forza che non è la nostra ma che si unisce alla nostra debolezza (tutta umana) per sostenere il nostro cammino. Sapere che Gesù è in mezzo a noi quando noi siamo insieme ci invita a riunirci in gruppo, anche piccoli gruppi, per invocarlo e per domandare a Lui ciò che noi non possiamo fare.
Ecco, ognuno di noi, porta con se desideri e aspirazioni, sogni e progetti. Ognuno chiede al Signore qualcosa che gli sta a cuore. Leggendo queste parole del Vangelo siamo certi che il Signore ci verrà incontro e ci donerà ciò che, insieme ad altri, chiederemo. In questo momento penso alla conversione di tante persone che conosco ed è questo che vorrei chiedere insieme a Voi al Signore. Se è vero, come è vero, che la fede è un dono, vorrei chiedere al Signore di donare la fede a tutti quanti non ce l'hanno. Fra questi penso a qualcuno in particolare e così chiedo anche a voi di fare. E allora, facciamo questa cosa insieme. Ognuno di noi, in questa settimana, ovunque si trovi penserà ad una persona cara alla quale vuole far dono della fede e pensando intensamente a questa persona pregherà, invocando il dono della fede. Lo faremo tutti insieme e lo faremo ancora più intensamente in alcuni momenti della giornata. In particolare possiamo farlo al mattino verso le 7.00 al momento di recitare le lodi e la sera al momento dei vespri che recitermo verso le 18.00. Sarà il nostro modo, del tutto particolare, di stare insieme e di essere d'accordo su qualcosa da chiedere al Signore. Lo faremo insieme e sarà bello sapere che ovunque noi siamo, anche se molto distanti, la preghiera ci unisce e una comune richiesta ci affratella e ci consente di presentarci innanzi al Signore portando nelle mani un desiderio d'amore comune verso i nostri fratelli.

Se anche tu che leggi vuoi unirti a questa richiesta al Signore ti invito a condividere questa tua volontà inserendo qui un commento. Insieme costituiremo una piccola comunità di preghiera che in amicizia e fraternità si unisce per domandare al Signore il dono della fede per i nostri cari.

Osa chiedere, fallo insieme agli altri e il Signore starà in mezzo a noi per farci questa concessione.

un abbraccio. vincenzo (diacono)